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 2025  giugno 28 Sabato calendario

L’Oxfam accusa: mentre cresce la povertà i più ricchi accumulano miliardi

Da una parte il valore dei patrimoni netti dell’1% più ricco al mondo che in 10 anni è aumentato, in termini reali, di oltre 33.900 miliardi. Dall’altra, la più alta percentuale mai monitorata di popolazione che vive sotto la soglia di povertà di 8,30 dollari al giorno. Sono questi due poli diametralmente opposti le estremità dell’asse attorno al quale ruota la società contemporanea. Basti pensare che l’ammontare aggiuntivo accumulato dai super ricchi supera di 22 volte le risorse necessarie per porre fine alla povertà, riportando tutti sopra quella soglia. A rivelarlo è una nuova analisi di Oxfam, pubblicata ieri in vista della Quarta Conferenza internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo, che si svolgerà a Siviglia a partire dal 30 giugno e vedrà la partecipazione di oltre 190 Paesi. «I rappresentanti dei Paesi di tutto il mondo si incontreranno a Siviglia in un momento drammatico per l’umanità. Sullo sfondo ci sono i tagli draconiani agli aiuti pubblici allo sviluppo, l’aggravarsi della crisi del debito, l’espandersi dei conflitti con il moltiplicarsi delle crisi umanitarie, una guerra commerciale senza precedenti e il multilateralismo sotto scacco, perché profondamente avversato dall’amministrazione Trump», ha commentato Francesco Petrelli, portavoce e policy advisor di Oxfam Italia su finanza per lo sviluppo. L’analisi rileva, poi, che la ricchezza di tremila miliardari è cresciuta di 6,5 trilioni di dollari in termini reali in un decennio e rappresenta oggi l’equivalente del 14,6% del Pil globale. La concentrazione della ricchezza privata è cresciuta otto volte più di quella pubblica tra il 1995 e il 2023. Anziché aumentare i finanziamenti a sostegno dei più vulnerabili, però, si assiste a dei tagli su tutti i fronti. I soli Paesi del G7 – i cui stanziamenti rappresentano circa tre quarti degli aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) a livello globale – prevedono per il 2026 tagli del 28% rispetto al 2024. Contemporaneamente, si assiste a un sottofinanziamento cronico degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Oss), tanto che entro il 2030 potrebbe essere raggiunto solo il 16% dei 169 target stabiliti. I governi più avanzati dunque da una parte optano per i tagli più cospicui agli aiuti pubblici allo sviluppo mai registrati dagli anni Sessanta, dall’altra sacrificano le ambizioni dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, a causa di un approccio al finanziamento che ha attribuito un ruolo cruciale alla mobilitazione degli investimenti privati, finora insufficienti o elargiti con prestiti a condizioni punitive. È così che l’esposizione dei Paesi a basso e medio reddito verso ricchi creditori privati supera oggi di cinque volte l’ammontare dei debiti da essi contratti con Stati ed enti governativi e rappresenta oltre la metà dello stock aggregato del loro debito estero. Una situazione che mette ancora più a rischio la stabilità delle aree vulnerabili, con il 60% dei Paesi a basso reddito sull’orlo della bancarotta e in generale quelli più poveri costretti a spendere per il servizio del debito somme più alte di quelle che destinano a scuole e ospedali pubblici. Per tutto questo, in occasione della Conferenza di Siviglia, Oxfam chiede ai governi di unire gli sforzi per contrastare efficacemente la disuguaglianza; tornare a dare centralità all’approccio pubblico nei finanziamenti; tassare gli ultra-ricchi e favorire uno standard globale di tassazione; riformare l’architettura del debito e sostenere una nuova convenzione Onu per la risoluzione di questa crisi; supportare l’adozione della convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale; rilanciare l’Aps impegnandosi a destinarvi almeno lo 0,70% del proprio reddito nazionale lordo. Tutti punti che riguardano anche l’Italia che, come la maggioranza dei Paesi alla Conferenza, è per la riconferma dell’impegno dello 0,70%: «Ma è ora necessario che alle dichiarazioni di intenti seguano i fatti, considerando che il nostro Paese è ancora ben lontano da questo obiettivo, fermo allo 0,28% di Aps». All’Italia, conclude Petrelli, chiediamo di «favorire processi più paritari e democratici, attraverso cui affrontare sinergicamente le questioni del debito, degli aiuti e di una tassazione globale più equa».