Avvenire, 28 giugno 2025
«In Siria noi cristiani come un bersaglio»
«All’interno dell’abside destra della basilica paleocristiana di San Simeone lo stilita qualcuno ha montato una rete per un improvvisato campo da volley», afferma il fratello marista George Sabe, responsabile del Collège Champagnat di Aleppo e fondatore nel 2012 dei maristi blu, gruppo di volontariato aperto ma cristiani e musulmani, che durante la guerra civile e il terremoto si è prodigato a favore dei profughi giunti nella seconda città della Siria.
Un chiaro gesto di profanazione di uno dei luoghi santi più importanti della Chiesa siriana e di tutto l’Oriente cristiano, nonché patrimonio Unesco. Per 12 anni il sito della basilica paleocristiana, fatta costruire nel 495 da Giustiniano, è stata sotto il controllo dei “ribelli” di Idlib. La basilica di San Simeone il vecchio – il monaco della Chiesa di Antiochia che visse per 37 anni su una colonna – solo ora è tornata ad essere meta di pellegrinaggi, ma farlo è stata una scoperta dolorosa per fratel Sabe e gli altri Maristi blu: «La base dell’antica colonna dove visse Simeone è completamente scomparsa, mentre il muro sempre dell’abside destra è divenuto una sorta di poligono di tiro con fori di proiettili e bossoli ovunque». Immagini del tutto simili a quelle delle profanazione dell’Isis nel Nord dell’Iraq, ma compiute queste ultime dalle milizie da cui sono usciti gli uomini che ora sono al governo in Siria. Nessuno, dopo l’8 dicembre, quando gli uomini di Ahmad al-Sharaa ha preso il potere, ha però pensato di ripulire almeno sommariamente il sito archeologico.
«Da quando i nuovi governanti sono al potere ci hanno sempre rassicurato e in effetti abbiamo potuto celebrare Natale e Pasqua liberamente: tutto apparentemente è nell’ordine della normalità. Ma cresce di giorno in giorno l’inquietudine e l’attentato di domenica a Damasco è stato una sorta di spartiacque», prosegue fratel George Sabe. La sensazione è di poter essere da un momento all’altro «un bersaglio di qualche milizia uscita dal controllo delle nuove autorità, come a marzo sulla costa gli alauiti, o come i drusi e tutte le altre tessere del mosaico siriano» prosegue il religioso.
Durissimo, dopo l’attentato di domenica alla chiesa greco ortodossa di Mar Elias, l’intervento del patriarca ortodosso Giovanni X che in un comunicato ha esortato le nuove autorità siriane ad «assumersi la piena responsabilità» per l’attentato, invocando concrete garanzie su «inviolabilità delle chiese e protezione di tutti i cittadini» dopo aver visitato il luogo della strage costata la vita ad almeno 30 fra i fedeli. «Non abbiamo bisogno della pietà per i nostri morti, ma dobbiamo avere pietà di questo governo che non ci sa proteggere», ha affermato chiedendo un nuovo esecutivo che rappresenti tutta la società siriana. Un vuoto di autorità, con la conseguente mancanza di sicurezza come sempre in un cambio di regime, mentre si susseguono segnali che rivelano una islamizzazione forzata strisciante, silenziosa, ma continua. Alcuni uomini sono stati arrestati ad Aleppo perché indossavano pantaloni corti, il ministro del Turismo ha emanato un regolamento in cui si afferma che il bikini è permesso solo nelle piscine degli alberghi con 4 o 5 stelle: nelle altre piscine è ammesso solo il “burkini”. Inoltre in più di una occasione, sui trasporti pubblici, gli uomini devono viaggiare separati dalle donne a cui, sempre più di frequente, si vuole imporre il velo. «Decisioni che ci inquietano, che non fanno che accrescere il senso di insicurezza strisciante. E tutto questo sempre in una situazione di ambiguità: non si capisce se sono prese di posizione isolate, scelte autonome di amministratori fanatici, o invece delle direttive generali che, a poco a poco, vogliono cambiare la nostra realtà sociale». Intanto, a Damasco, alcuni locali che tradizionalmente vendevano alcol, sono stati distrutti in attentati. Più volte, grazie alla mediazione del vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, i vescovi hanno incontrato il presidente Ahmed al-Sharaa: «Siamo stati tutti molto sorpresi dall’improvvisa caduta del regime di Assad. Dal presidente al-Sharaa abbiano avuto tutte le rassicurazioni possibili. Questo voler continuare a dialo-gare, anche in questa situazione di incertezza, ci dà speranza, come potersi esprimere liberamente, cosa sinora impossibile in Siria, è un segno di speranza», prosegue fratel Sabe. Ma la speranza, va sostenuta: «È molto importante, come ha detto papa Leone XIV durante l’udienza generale di mercoledì che il mondo non distolga lo sguardo dalla Siria, dalla nostra situazione. Continuare ad avere una informazione puntuale è fondamentale». Inoltre la situazione economica, dopo 12 anni di guerra civile, è terribile: «Qui la gente rimane solo perché non ha i mezzi per viaggiare altrove e non è facile avere i visti. Serve dunque una azione di solidarietà concreta verso i cristiani e tutto il popolo siriano».
Decisivi, in questa prospettiva, gli interventi di papa Leone XIV, molto vicino ai cristiano d’Oriente: «Una presa di posizione molto chiara e da leggere non solo e non tanto in senso politico: questo ci rassicura e ci fortifica».
La nuova Siria, una speranza non ancora svanita per i cristiani, ma da proteggere: come la basilica di San Simeoano, da restituire alla dignità di luogo santo per tutti i siriani.