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 2025  giugno 27 Venerdì calendario

L’Alleanza non vuole il Ponte in quota 1,5 %

Lunedì, nel suo discorso alla Camera alla vigilia del Consiglio europeo, la premier Giorgia Meloni ha parlato di “difesa dei confini, infrastrutture critiche e mobilità militare” elencando i nuovi criteri di spesa per la Difesa e Sicurezza che la Nato dovrà includere nell’obiettivo del 5% del Pil entro il 2035. È questa la dicitura con cui il governo vuole inserire il Ponte sullo Stretto di Messina tra le infrastrutture da conteggiare per la Difesa.
Il concetto chiave è quello di una infrastruttura dual use, cioè che serva sia per gli spostamenti civili, ma anche per quelli militari. Alcune note interne finite sul tavolo di Meloni parlavano di “infrastrutture civili propedeutiche alla mobilità militare”. La tesi del governo, e del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, è che il passaggio di mezzi militari e di forze armate per la Sicilia potrebbe rafforzare la difesa dei confini europei nel Mediterraneo, per esempio per quel che riguarda la lotta all’immigrazione clandestina.
E quindi inserire il Ponte nella quota dell’1,5% legato alla Sicurezza a cui aggiungere gli investimenti spaziali, il contrasto alle minacce ibride e la protezione delle infrastrutture sottomarine. Secondo questo criterio, spiegano fonti di governo, potrebbero essere inclusi il tunnel del Brennero e gli investimenti per Lampedusa. Un’operazione che potrebbe essere fondamentale per il governo considerando che i costi del Ponte stimati a oggi sono di 13,5 miliardi: riuscire a inserire l’infrastruttura tra i calcoli delle spese per la Difesa contribuirebbe a raggiungere l’obiettivo, complicato, di spendere 70 miliardi all’anno in più come chiesto dalla Nato.
Inoltre, inserire il Ponte come opera strategica permetterebbe anche di superare una serie di vincoli burocratici e ambientali che, è la tesi, rischiano di rallentare l’opera. In questi giorni, però, dalle prime interlocuzioni tra il governo italiano e i vertici della Nato, sono emersi i primi dubbi dei funzionari dell’Alleanza sulla possibilità che una grande opera di questo genere possa essere inserita tra quelle del calcolo per la Sicurezza. In particolare, al Fatto risulta che a Bruxelles sarebbe considerata un’interpretazione un po’ troppo “estensiva” dei nuovi target e una sorta di creatività contabile come fatta già dall’Italia per raggiungere l’obiettivo del 2% del Pil.
Dubbi che sono arrivati ai piani alti del governo italiano e che sono stati rivelati ieri anche da Politico: “Ma davvero credete che la Nato si berrà la storia della rilevanza strategica del ponte?”, ha fatto sapere ieri un funzionario anonimo di Bruxelles al sito sempre molto informato sulle dinamiche della Commissione europea e dell’Alleanza Atlantica.
È probabile, dunque, che da qui alle prossime settimane inizieranno discussioni formali tra governo italiano e Nato per capire se inserire il Ponte nel computo del 5% di spese per la Difesa rispetto al Pil.