Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  giugno 26 Giovedì calendario

Via d’Amelio, per la procura l’ex magistrato Tinebra faceva parte di una loggia massonica segreta. Perquisizioni in corso: «Cerchiamo l’agenda rossa di Borsellino»

Il magistrato Giovanni Tinebra, procuratore di Caltanissetta dal 1992 al 2001 (e morto nel 2017), fu il capo del pool di magistrati che coordinava le indagini condotte da Arnaldo La Barbera, il poliziotto ritenuto il regista del depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Ora emerge che fece parte di una loggia massonica segreta e irregolare, definita dagli inquirenti «una nuova P2». 
Nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Caltanissetta per strage e depistaggio, i Ros stanno eseguendo tre perquisizioni in luoghi legati a Tinebra. «Le tre perquisizioni nei luoghi che all’epoca erano nella disponibilità dell’ex procuratore Tinebra – spiega in una nota il
procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca – sono state disposte per far luce sul “contesto in cui si collocarono l’ormai accertato depistaggio sulla strage di via D’Amelio e la `sparizione´ dell’agenda rossa appartenuta in vita a Borsellino"». 

Dalle dichiarazioni di pentiti e dalla rilettura di fascicoli giudiziari è emersa l’esistenza di una loggia coperta a Nicosia (Enna), dove Tinebra prestò servizio dal 1969 al 1992.
Particolarmente rilevanti le parole del collaboratore Gioacchino Pennino, che già nel 1998 parlava del «Terzo Oriente», struttura nata sulle ceneri della P2, con l’obiettivo di affiliare soggetti che non potevano palesare la propria appartenenza massonica. Ne facevano parte, secondo Pennino, uomini vicini a Ciancimino, medici e imprenditori.
Dagli atti emerge anche un’indagine napoletana della fine degli anni ’90, con le dichiarazioni di Angelo Siino su una «super loggia» voluta da Salvatore Spinello, in contatto con mafiosi e imprenditori, finalizzata a creare un network di potere ramificato e trasversale. In una conversazione con il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, Spinello citava una loggia a Nicosia e vi collocava un «personaggio in grande giurisdizione», che si rivelerà essere proprio Tinebra: «Tinebra è dei nostri... era della loggia di Nicosia... non lo saluto pubblicamente per non comprometterlo».
Gli inquirenti citano anche il contributo della consulente Piera Amendola, secondo cui Fabio Venzi, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, confermava l’intreccio tra massoneria (regolare e irregolare) e club come il Kiwanis, dove spesso i massoni di diverse obbedienze si incontrano.
Infine, un passaggio cruciale: un appunto datato 20 luglio 1992, rinvenuto tra gli archivi della Squadra Mobile di Palermo, attesta che il giorno dopo la strage, alle 12, un cartone contenente una borsa in pelle e un’agenda appartenenti a Borsellino fu consegnato a Tinebra. Il foglio è firmato da Arnaldo La Barbera, ma non vi è ricevuta di Tinebra né traccia dell’appunto nelle indagini originarie. La borsa sarebbe stata nelle mani di La Barbera già dalla sera del 19 luglio, lasciando il tempo per un’eventuale sottrazione o copia dell’agenda rossa. Durante le perquisizioni sono stati già acquisiti nuovi documenti.
Gli inquirenti concludono che non è possibile verificare se quell’agenda fosse effettivamente la rossa – mai ritrovata – né se sia realmente arrivata nelle mani di Tinebra. Ma il sospetto, gravissimo, resta.