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 2025  giugno 26 Giovedì calendario

Consiglio Ue al via, Orban contro tutti: “Blocco gli accordi su migranti, guerre e dazi”

«No» all’Ucraina nell’Ue né al sostegno del Paese, «no» alle politiche comuni in termini di gestione dei flussi migratori, e «no» pure a questa Commissione europea non in grado di trovare una soluzione ai contenziosi commerciali con gli Stati Uniti. Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, arriva a Bruxelles sul piede di guerra. I capi di Stato e di governo dell’Ue si ritrovano nella capitale dell’Unione europea per un vertice dove l’Ungheria mostra di essere pronta a puntare i piedi su buona parte dell’agenda dei lavori.
La posizione ungherese sull’Ucraina non è nuova, e Orban la ribadisce: nessun sostegno a Kiev. Non per ragioni personali, assicura, ma perché «il problema è la guerra», ricorda. «Integrare l’Ucraina in questo momento vuol dire portare la guerra nell’Ue», qualcosa che il leader ungherese non vuole. «Se un membro dell’Unione Europea è in guerra, significa che l’Unione Europea è in guerra e questo non ci piace», laddove «noi» non è un plurale majestatis bensì l’orientamento di una nazione intera. Il 95% dei cittadini-elettori ungheresi sarebbe contrario a fare dell’Ucraina un nuovo Stato membro dell’Ue, sottolinea Orban citando i risultati della consultazione chiesta in merito agli ungheresi. Di fronte alla volontà popolare Orban si sfila, lasciando i partner a conclusioni e dichiarazioni Ue a 26, attese alla fine della giornata che si apre a Bruxelles. «Sono scontento per i ritardi nel processo di adesione», commenta il premier irlandese Michael Martin, che punta il dito proprio contro il primo ministri ungherese. «L’approccio di Orban è deplorevole». Parole che lasciano trapelare divisioni, tensioni e malumori attorno al tavolo.
Tensioni che si registrano anche sul fronte commerciale. Competitività e dazi statunitensi sui prodotti Ue sono un altro elemento di discussione nell’agenda dei leader, con Orban che spara a zero contro la Commissione europea e il suo responsabile per il Commercio, Maros Sefcovic: «Il negoziatore americano è molto forte, i nostri sono piuttosto deboli», afferma, costringendo il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, a fare quadrato attorno alla connazionale Ursula von der leyen, presidente dell’esecutivo comunitario. «Sostengo la Commissione, sostengo la presidente della Commissione europea nei suoi sforzi per progredire in materia di competitività», le dichiarazioni al suo arrivo, a marcare distanze e divisioni. Che non si esauriscono qui.
L’Ungheria di Orban non vuole saperne neppure di regole sull’immigrazione, altro tema oggetto di confronto tra i Ventisette. «La nostra posizione è ribellione», sostiene in quella che vuole essere provocazione e sfida aperta. «Invito i colleghi a ribellarsi» ai sistemi di gestione di flussi, che a detta del primo ministro ungherese non funzionano e continuano a non funzionare.
La lista dei temi che vede Orban l’anti-Ue e contro tutti è il Medio Oriente, e più nello specifico la condanna di Israele per la risposta alla aggressione di Hamas. La Commissione Ue ha riconosciuto la natura sproporzionata dello Stato ebraico, le violazioni dei diritti umani commesse da parte del governo di Benjamin Netanyahu. L’Ungheria di Viktor Orban è tra quei Paesi che non vuole toni duri contro Israele nelle conclusioni. Non è sola (c’è anche l’Italia a volere toni soft), ma l’Ungheria di Orban si presenta al tavolo di Bruxelles con toni e posizioni di chi vuole farlo saltare.