il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2025
Ilva, Urso rinvia: niente firma dell’accordo con gli enti locali
Ieri mattina il ministro delle Imprese Adolfo Urso giurava che per l’ex Ilva sarebbe stata “una giornata importante, direi decisiva: questo pomeriggio ho la riunione con gli enti locali”. A sera, però, per il gruppo siderurgico commissariato era la solita giornata: problemi tanti, soluzioni nessuna, un bel rinvio. Colpa, diciamo così, del neo eletto sindaco di Taranto Piero Bitetti, che aveva già annunciato il suo no all’Accordo di programma – fondamentale per vendere gli impianti secondo il governo – che Urso voleva firmare appunto con gli enti locali coinvolti nelle vicende dell’ex Ilva: quel testo Bitetti lo aveva definito “irricevibile”. Al termine dell’incontro, il ministero di Urso ha invece rilasciato uno di quei comunicati che si diffondono quando non è andata bene: “Confronto costruttivo e nel merito”, “massima disponibilità a valutare e recepire le eventuali istanze che emergeranno dal territorio”, “l’invito a trasmettere nelle prossime ore le proprie proposte di modifica alla bozza dell’Accordo”. Insomma, tra i livelli istituzionali coinvolti non c’è intesa e la giornata anziché decisiva, come sperava il ministro, è diventata interlocutoria.
Un po’ meno interlocutoria, invece, è stata la giornata sul fronte della situazione disperata dell’ex Ilva. Come rivelato ieri da ilfattoquotidiano.it, infatti, l’acciaieria di Taranto continuerà a produrre con un solo altoforno (il 4) almeno fino al febbraio 2026, continuando quindi a bruciare cassa a colpi di decine di milioni al mese: così è stato spiegato ai sindacati in un incontro al ministero del Lavoro (si parlava ovviamente di cassa integrazione).
La colpa, al contrario di quanto sostiene Urso, non è certo della procura, che ha sequestrato l’Afo1 dopo l’incendio del maggio scorso, ma del cronoprogramma di manutenzioni degli altoforni dei commissari governativi completamente saltato: il numero 1, per dire, doveva chiudere a gennaio ed era ancora in funzione al momento del sequestro, il 2 rientrare in funzione a fine gennaio 2024 e invece lo farà 13 mesi dopo.