il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2025
Rai: tagli, lacrime e sangue, si salvano Vespa e gli amici
In Rai si preannunciano due anni di lacrime e sangue. Con budget tagliati per tutti i programmi di almeno il 2%, personale ridotto e trasmissioni che scompariranno dal palinsesto, come Agorà weekend, Tango con Luisella Costamagna e Rebus con Giorgio Zanchini. Nei prossimi 24 mesi si dovranno risparmiare risorse per 26 milioni e 800 mila euro: 8 milioni nel 2025 e i restanti 18 milioni e 800 mila nel 2026. La lista di chi sopravvivrà e chi no la si saprà soltanto dopo il Cda di oggi, che precede di poche ore la presentazione ufficiale dei palinsesti domani a mezzogiorno a Napoli. Ma in questi giorni sono infuriate le polemiche perché, a fronte di programmi saltati e puntate ridotte, specialmente negli approfondimenti d’informazione, molti guardano invece ai lauti contratti fatti negli ultimi anni ad alcuni e pure a costosissimi flop, programmi costati molto e chiusi dopo poche puntate per mancanza di ascolti.
Gli esempi di lauti compensi non mancano. A partire da quello di Bruno Vespa, che è andato aumentando con l’impegno del quotidiano 5 Minuti oltre alle tre serate di Porta a porta: il popolare giornalista ha un biennale da 3 milioni e 300 mila, ovvero 1 milione e 650 mila annui, garantiti dal famoso contratto “da artista” che l’Usigrai ha spesso preso di mira, chiedendosi perché a un giornalista venga fatto un contratto simile. Il costo di Porta a Porta, invece, non è elevato: 32 mila euro a puntata, assai meno di altri talk. Due insuccessi visti di recente andavano molto oltre: Avanti popolo, condotto da Nunzia De Girolamo nella prima serata del martedì, chiuso a gennaio 2024, aveva un costo di oltre 200 mila euro a puntata, all’incirca la stessa cifra de L’Altra Italia, programma di Antonino Monteleone, chiuso per bassi ascolti a ottobre scorso. Poi l’ex delle Iene è stato dirottato su un altro talk, Linea di confine, ma il prossimo anno si vedrà. Monteleone è arrivato in Rai con un contratto biennale da 654 mila euro (327 mila annui), con il minimo garantito tra il 70 e il 90%. Questa è una formula che vige da qualche tempo nella tv pubblica: se si prende un conduttore e poi gli si chiude il programma, Viale Mazzini deve assicurargli tra il 70% e il 90% del compenso pattuito all’inizio. Il totale che la tv pubblica spende per i minimi garantiti si aggira intorno ai 7 milioni e 700 mila euro. La giornalista Maria Latella, per esempio, è arrivata con un contratto biennale da circa 800 mila euro. Il suo programma, A casa di Maria, ora è stato cancellato dal palinsesto ma, sempre per il minimo garantito, le sarà affidata la conduzione di un altro show, La biblioteca dei sentimenti, che era già nel palinsesto Rai con altri conduttori. Cifra simile, intorno ai 400 mila euro annui, è il compenso di Salvo Sottile, conduttore di Far West, programma che costa 240 mila euro a puntata. Altro contrattone è quello di Massimo Giletti: circa 1 milione e 300 mila euro per condurre Lo stato delle cose, programma che all’inizio ha arrancato ma poi ha trovato un suo pubblico, arrivando il lunedì sera vicino al 5% di share. In dirittura d’arrivo per la prossima stagione ci sarebbe ora Tommaso Cerno. E dovrebbe tornare pure Luca Barbareschi. E qui parliamo solo di giornalisti, perché poi ci sono le star dell’intrattenimento, su tutti Stefano De Martino, a cui è stato fatto un contratto di 8 milioni di euro per quattro anni, 2 milioni l’anno.
Ma questo è tutt’altro campo, poiché gli incassi pubblicitari dell’intrattenimento del preserale e della prima serata cambiano completamente rispetto ai programmi d’informazione. Gli ascolti, inoltre, stanno premiando De Martino, dato che Affari tuoi è uno dei pochi programmi di successo della Rai a trazione meloniana. La riflessione che però molti fanno tra Via Teulada e Saxa Rubra in queste ore non è peregrina: forse era meglio risparmiare su alcuni lauti compensi e alti costi di programmi flop che poi essere costretti in fretta e furia a tagli draconiani, con redazioni dimezzate e programmi che saltano. Proprio sul “minimo garantito” in settimana è stata presentata un’interrogazione in Vigilanza a firma di Dolores Bevilacqua (M5S) che chiede di conoscere tutti i contratti in essere. E sul tema si è espressa anche la presidente della commissione, Barbara Floridia. “Non è accettabile che da un lato si garantiscano compensi d’oro e con minimi garantiti ad alcuni conduttori di programmi che non hanno incontrato il favore del pubblico e, dall’altro, si penalizzino trasmissioni che continuano a produrre risultati importanti in termini di ascolti e fiducia dei cittadini”, sostiene Floridia.
Il pensiero va ai programmi cancellati, ma pure a quelli sforbiciati: Report, per esempio, il prossimo anno si vedrà tagliare quattro puntate, Presadiretta due puntate, eccetera. Col rischio di vedersi svuotate anche parti delle redazioni. Con l’accordo sul giusto contratto molto contestato dai cronisti, infatti, circa 250 giornalisti precari Rai potranno partecipare a una selezione per 127 assunzioni, ma in 120 dovranno traslocare per 5 anni nelle sedi regionali. Lasciando scoperte le redazioni dei programmi d’inchiesta e approfondimento, ma non solo.