Avvenire, 26 giugno 2025
Un «Patto per il mare» contro le critiche: il mondo delle crociere apre al dialogo
Non taciterà le critiche dei No Bezos, ma il tavolo proposto dal ministro del Mare Nello Musumeci per coordinare le attività croceristiche è un passo avanti per un Paese che è bagnato su tre lati e che da anni genera il 10% del Pil attraverso la blue economy, ma fa tutto questo “a sua insaputa”. «Deve finire la tiritera che le crociere devastano le città in cui approdano: è un’aggressione ben orchestrata a una filiera tra le più importanti e che non possiamo permetterci di ridimensionare». All’assemblea nazionale di Federagenti, celebrata ieri a Roma, non si è discusso soltanto delle potenzialità di un settore che per ogni euro investito ne attiva 1,8 e che incide per il 2,8% sul flusso turistico in Italia (14,2 milioni di persone movimentate), ma anche della prospettiva di contrastare l’overtourism con la programmazione degli arrivi, che solo il mondo croceristico può garantire. Il caso Bezos ha acceso i riflettori su Venezia che è stata antesignana della battaglia contro le grandi navi da crociera. Il past president di Federagenti, Alessandro Santi, titolare di una delle agenzie marittime più importanti in laguna spiegava ieri mattina che «quella dei No Bezos non è una battaglia dei veneziani né di Venezia, ma di gruppi di potere che sfruttano la nostra città come un palcoscenico». I matrimoni glamour, come gli eventi aziendali, permettono infatti di alzare il livello qualitativo del turismo: «Mostrare una location di lusso al mondo si riflette su tutta la città: attira turisti in grado di spendere, pur continuando ad accogliere tutti, e genera lavoro regolare. Si protesta contro questo».
Per riconciliare il settore con le città, ieri, il presidente di Federagenti Paolo Pessina ha calato l’asso di un “Patto per il mare”: visto che più dell’80% dei croceristi sono repeaters, possono accogliere con favore anche destinazioni come Bagnoregio o i Castelli romani in alternativa al Colosseo. Pesa l’accusa di overtourism, ovvero della pressione di questi passeggeri che arrivano a terra e “cannibalizzano” località come Portofino, le Cinque Terre, la Costiera Amalfitana. Replica di Pessina: Amalfi è bloccata 7 giorni su 7 dal traffico di auto e Venezia è ostaggio dei turisti giornalieri «che fanno aumentare i fatturati di chi vende (in nero) bottigliette di acqua minerale e cavallini di vetro (cinese) e svuota i grandi hotel di lusso». Poco importa che sul totale di oltre 460 milioni di presenze turistiche che scelgono la Penisola, le crociere incidano per meno del 3%, in quanto «le navi sono bianche, grandi e visibili e diventano dei bersagli facili per propaganda, populismo e para-politica. E purtroppo risultano, fatto ancora peggiore, uno strumento per “sentirsi a posto con la propria coscienza”».
Ad esempio viene portata proprio Venezia «che ha scacciato le navi da crociera dalla Laguna, ma senza crociere 60.000 turisti al giorno sciamano per le calli con punte di 150.000 a fronte di una popolazione autoctona che nel centro storico non supera i 49mila abitanti.
Oggi, il settore crocieristico genera un posto di lavoro in più ogni venti crocieristi, un fatturato di 168,6 miliardi di dollari, che in Europa raggiunge i 55,3 miliardi e in Italia i 15 miliardi. Questa industria si ribella da anni alla «spirale perversa e illogica delle polemiche» e oggi lo fa proponendo un “Patto del mare” da sottoscrivere con i territori e il governo e che preveda una cabina di regia coordinata dagli agenti marittimi, i quali sono in grado di garantire, tra l’altro, una calendarizzazione intelligente degli accosti, il varo di misure per evitare sovraccarichi nei picchi stagionali e migliorare l’accettazione sociale, la messa a punto di itinerari sostenibili coprogettati, il coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni e degli stakeholder, la valorizzazione dei porti minori e di destinazioni alternative per le escursioni a terra, la valorizzazione delle risorse prodotte dalle comunità locali attraverso intese condivise sullo shopping a terra. Oltre a tutta una serie di interventi per garantire l’applicazione omogenea e sistematica negli scali italiani di procedure Esg «che comportino il massimo livello di sostenibilità per i territori, i loro cittadini, i lavoratori e le imprese economiche coinvolte. Vogliamo trasformare questo sistema di regole, spesso caratterizzate da grande rigidità, da fattore di costo a valor e aggiunto per il territorio e gli armatori», ha detto il presidente di Federagenti.