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 2025  giugno 25 Mercoledì calendario

Negato l’ingresso negli Usa a un turista norvegese: aveva salvato sul telefono un meme sul vicepresidente JD Vance

«Certi meme non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano», per parafrasare una canzone di Antonello Venditti. Ed è il caso delle immagini diventate virali a marzo che ritraggono il vicepresidente americano JD Vance con le caratteristiche del viso sempre più distorte, comicamente deformata fino a sembrare in qualche caso in un «un bambino con le guance a forma di mela sempre più larghe».
Chi lo avrebbe mai detto che salvare un meme del genere sul proprio smartphone avrebbe portato un turista norvegese, Mads Mikkelsen, a vedere rifiutato il proprio ingresso negli Stati Uniti?
La detenzione del turista norvegese per il meme su Vance
Il turista ventunenne di Tromsø (vicino al Circolo Polare Artico) ha raccontato al quotidiano della sua città, Nordlys, di essere stato vittima di «abuso di potere e molestie» da parte degli agenti della Custom and Borders Protection – le forze dell’ordine responsabili per la sicurezza delle frontiere – mentre transitava dall’aeroporto di Newark per andare a trovare amici a New York e per poi andare ad Austin, in Texas.
All’aeroporto gli agenti lo avrebbero fermato e interrogato su temi legati al terrorismo e al traffico di droga. Poi lo avrebbero messo in una cella di detenzione. «Mi hanno portato in una stanza con diverse guardie armate, dove ho dovuto consegnare le scarpe, lo smartphone e lo zaino», ha raccontato a Nordlys.
Qui Mikkelsen sarebbe stato minacciato di essere imprigionato o di dovere pagare una multa di cinquemila dollari se non avesse dato l’accesso al proprio smartphone agli agenti. Così ha ceduto. E nel telefono gli agenti avrebbero trovato l’infausto meme su Vance salvato sul telefono, oltre a una propria foto con in mano una pipa di legno. «Entrambe le immagini sono state salvate automaticamente nella mia galleria da un’app di messaggistica», spiega il turista norvegese. «Ma davvero non immaginavo che queste immagini innocenti potessero fermare il mio ingresso nel Paese».
La giustificazione sulla natura scherzosa dell’immagine (d’altronde, cos’altro può essere stato?) non è bastata agli agenti che, dopo avergli fatto delle analisi del sangue (presumibilmente per trovare delle tracce di stupefacenti) e avergli preso le impronte digitali, lo ha rispedito direttamente in Norvegia con il primo volo disponibile. 
Le forze dell’ordine negano 
Tramite l’account ufficiale su X, la Custom and Borders Protection nega che i fatti si siano svolti così come li ha raccontati Mikkelsen: «Non gli è stato negato l’ingresso per alcun meme o ragione politica, ma perché ha ammesso di fare uso di droghe». Secondo il capitolo 212 dell’Immigration and Nationality Act, la legge che regola l’ingresso nel Paese, può essere considerato «inammissibile» chiunque «sia stato riconosciuto (in conformità con le norme prescritte dal Segretario alla Salute e ai Servizi Umani) come consumatore di droghe o tossicodipendente».
È difficile stabilire dunque che gli agenti abbiano negato l’accesso negli Usa per colpa del meme su Vance o per il presunto uso di droghe.
Non è la prima volta negli ultimi mesi che dagli Stati Uniti arrivano resoconti di viaggiatori europei a cui è stato rifiutato l’ingresso nel Paese o portati in centri di permanenza con motivazioni non sempre chiare, come ha raccontato Leonard Berberi in questo articolo. Una situazione politica calda che colpisce ignari turisti e che ha spinto anche qualche ministero degli Esteri (come quello tedesco) a raccomandare prudenza a chi pianifica un viaggio verso gli Stati Uniti.