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 2025  giugno 25 Mercoledì calendario

L’ayatollah e i ravanelli

E i ravanelli? Reza Pahlavi, che si sente principe ereditario di Persia, ha inviato ai sudditi presunti un messaggio accorato: «Miei compatrioti, il nostro amato Iran è stato trascinato in un conflitto devastante, il cui artefice non è altro che Ali Khamenei e la sua fazione corrotta e distruttiva (…) Questa è una nuova alba per il Leone e il Sole dell’Iran». Auguri. Tanto per spiegare ai più giovani quella «illuminata dinastia», al netto delle aperture alle donne, all’America e alla scuola parzialmente laica, è bene ricordare che il padre deposto nel ‘79 Mohammad Reza Pahlavi, anche se rivendicò in una spettacolare cerimonia di discendere direttamente da Ciro il Grande fondatore nel VI secolo a.C. dell’Impero achemenide e dai successori Dario e Serse, era figlio d’un militare d’origini «estremamente modeste» figlio a sua volta d’una «guardia tribale» di un borgo di poche anime della provincia rurale di Mazandaran. Per capirci: Reza Shah Pahlavi, primo Scià della dinastia, era né più né meno che un ambizioso generale cresciuto nella «brigata cosacca» autore nel 1921 di un colpo di Stato. Una genesi, diciamo, non nobilissima. Al punto di spingere il figlio Mohammad Reza Pahlavi, il 14 ottobre 1971, a inventarsi un po’ di «sangue blu» con la fastosa celebrazione a Persepolis dei «2500 anni dell’impero persiano». Festa indimenticabile: lui che si posa in testa la corona imperiale e a sua volta incorona la moglie Farah Diba, navi antiche con le ruote che solcavano il deserto, migliaia di «guerrieri antichi» con corazze e vestiti disegnati dalla casa di moda Lanvin, 50 esclusive tende deluxe per gli ospiti create dalla Maison Jansen, un corteo di 250 limousine rosse e poi pranzo di sei ore coi grandi della terra (dal vicepresidente Usa Spiro Agnew al presidente Urss Nikolaj Podgornyj, da Tito a Suharto, da Hailée Selassié a Federico IX di Danimarca) preparato e servito da chef, sommelier e camerieri presi al Chez Maxim di Parigi, al Badrutt’s Palace Hotel di St.Moritz e all’Hotel de Paris di Montecarlo chiusi per l’occasione e così via... «Scusi, maestà, non avrete esagerato con quei quintali di caviale?», chiese impertinente un giornalista americano. E lo Scià: «Non potevamo mica offrire ai nostri ospiti pane e ravanelli...». «È stato il festival di Satana», sibilò Khomeini. Per carità, guai a rimpiangere l’ayatollah che nella scia della rabbia popolare arriverà al potere. Ma rimpiangere lo Scià, no grazie...