Corriere della Sera, 25 giugno 2025
La prima parolaccia di un presidente, poi un fiume di post Le ore folli del tycoon
La «folle giornata» (come la definisce Mozart nelle Nozze di Figaro ) di Donald Trump–Conte di Almaviva comincia di buon mattino sul prato della Casa Bianca, a poca distanza dalle ruspe che stanno asfaltando lo storico Giardino delle Rose che non gli è mai piaciuto: «Fondamentalmente abbiamo due Paesi che combattono da così tanto tempo e così duramente che non sanno più che cazzo stanno facendo». Liquida così Israele e Iran (con particolare riprovazione per Israele, alla faccia di chi lo accusa di essersi fatto usare da Netanyahu togliendogli le castagne nucleari dal fuoco), con una parolaccia utilizzata per enfasi in pubblico per la prima volta nella storia presidenziale americana (finora erano stati, peraltro rarissimi, i precedenti ma sempre fuori onda, mai volutamente davanti ai microfoni).
Forse perché l’altroieri una deputata democratica del Texas l’aveva definito «mofo», abbreviazione di «motherfucker», un insulto volgarissimo (ed è stata un’altra prima volta nella storia americana), si assiste così al definitivo sdoganamento della parolaccia politica (quando l’amico giornalista Ben Bradlee negli anni ’70 dopo la morte di John Kennedy pubblicò un bel libro con i virgolettati senza censure di Jfk, che usava volentieri espressioni colorite, ci fu uno scandalo: altri tempi).
Salito poi sull’Air Force One diretto al vertice Nato in Olanda, si è connesso al suo social media Truth e ha cominciato a postare messaggi per celebrare il cessate il fuoco in quella che ha definito («Attenzione, Trump è un maestro del branding», avvertì inascoltato il vecchio volpone della politica Bill Clinton quando nel 2015 l’allora palazzinaro si candidò tra l’ilarità generale) «la guerra dei dodici giorni» tra Israele e Iran.
Su «Fox News»
In tv un lungo servizio per valutare se merita di essere ritratto sul Monte Rushmore
Ecco allora un lutulento fiume digitale di foto modificate dalla AI di sé stesso in pose trionfali, meme patriottici, aquile, bandieroni a stelle e strisce. Ringraziamenti a Jeb Bush (da lui ridicolizzato nel 2016) per i complimenti relativi al blitz iraniano, riproduzione integrale della lettera d’un deputato carneade repubblicano all’Accademia svedese per conferire il Nobel per la Pace a Trump (una sua fissazione, per pareggiare i conti con l’odiato Obama).
È evidente che Trump stava guardando Fox News, suo canale preferito, che ieri mattina ha dedicato un lungo servizio al tema «Trump merita di essere ritratto sul monte Rushmore» a fianco di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt, e Abraham Lincoln. Ecco ancora ripostare lettere di complimenti del sindacato degli scaricatori di porto, minacce al presidente della Fed Jerome Powell reo di non obbedire alle sue direttive (ha accarezzato l’idea di licenziarlo ma non può), riproduzioni del sms del segretario generale della Nato Mark Rutte.
E poi ecco il momento clou della folle giornata digitale: un post di insulti alla deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez che aveva proposto il suo impeachment (il collega Al Green ha sottoposto alla Camera un’ipotesi di impeachment subito bocciata, anche da molti democratici): «Stupida AOC, Alexandria Ocasio-Cortez, una delle persone più cretine del Congresso, ora chiede il mio impeachment, nonostante il fatto che i democratici corrotti e stracorrotti l’abbiano già fatto due volte in passato. Il motivo delle sue “invettive” sono tutte le vittorie che gli Stati Uniti hanno ottenuto sotto l’amministrazione Trump. I democratici non sono abituati a VINCERE, e lei non sopporta l’idea che il nostro Paese abbia di nuovo successo. Invece di fare quelle continue lamentele, Alexandria dovrebbe tornare a casa nel Queens, dove sono cresciuto anch’io, e rimettere a posto le sue strade fetide, disgustose e piene di criminalità, nel distretto che ‘rappresenta e in cui non va più. Farebbe meglio a iniziare a preoccuparsi delle sue primarie, prima di pensare di battere il nostro Grande Senatore Palestinese, il Piangente Chuck Schumer, la cui carriera è decisamente in bilico! Lei e i suoi amici democratici hanno appena raggiunto i numeri più bassi nei sondaggi nella storia del Congresso, quindi provate pure a mettermi sotto accusa, ancora una volta». E qui la citazione di Clint Eastwood nell’ispettore Callaghan in Coraggio fatti ammazzare: “MAKE MY DAY!”, fammi felice.