La Stampa, 25 giugno 2025
Se il governo mortifica la Corte dei Conti
La Corte è stata istituita nel 1862 come prima magistratura con giurisdizione sull’intero territorio dell’Italia unita, con lo scopo di affidare a un organo neutrale e indipendente il controllo sulla gestione delle finanze pubbliche. Questo compito della Corte dei Conti è stato poi confermato espressamente dalla Costituzione.
Su questo solco, nel corso degli anni diverse leggi hanno adeguato le funzioni della Corte alle esigenze pubbliche che di volta in volta si sono manifestate nell’interesse generale. In particolare la Corte dei Conti, per un verso, svolge attività di controllo sull’utilizzo delle finanze, e per altro verso verifica che i funzionari pubblici non compiano atti illeciti recando danno all’erario. In tal caso li condanna a risarcire questo danno. Si tratta della così detta responsabilità amministrativa.
Con una legge del 1994 le principali funzioni della Corte sono state precisate, adeguandole alle esigenze dei tempi per rendere sempre più efficace l’azione di controllo sul corretto utilizzo dei fondi pubblici.
Altrettanto importanti sono la legge del 2003, che ha introdotto i controlli di legalità sui bilanci degli enti territoriali anche per i vincoli posti dall’Unione europea, e quella del 2012, con cui è stato ulteriormente potenziato il ruolo della Corte dei conti a seguito dell’introduzione nella Costituzione dell’obbligo dell’equilibrio di bilancio.
Tutti questi interventi normativi sono stati diretti a garantire che la Corte dei conti continuasse a svolgere nel modo migliore le proprie attività di controllo sulle finanze pubbliche nell’interesse generale, così come richiesto espressamente dagli articoli 100 e 103 della Costituzione.
Ora però questo governo, con una “Proposta di legge d’iniziativa del deputato Foti” (attuale ministro degli Affari europei), ha radicalmente cambiato indirizzo. Questa “proposta” è già stata approvata dalla Camera con tutta rapidità e attende solo l’approvazione del Senato (prova evidente che questo governo, se vuole, sa essere rapido ed efficiente; mentre per il vero tallone d’Achille del nostro sistema giudiziario – la durata interminabile e incivile dei processi ordinari – tutto tace).
Tornando alla “proposta Foti”, essa stravolge la natura stessa della Corte dei Conti, svilendone la funzione di contrasto all’illegalità della pubblica amministrazione e riducendola a un organo prevalentemente consultivo, con possibilità di intervento estremamente ridotte.
Basti pensare che i casi che consentono la contestazione agli amministratori pubblici della responsabilità amministrativa vengono drasticamente ridotti; che è posto un significativo limite all’entità del danno che i responsabili devono risarcire (30%, cosicché la parte restante rimane a carico della collettività); che la norma sulla prescrizione viene modificata in modo tale che molti casi di danno non potranno più essere perseguiti; che i titolari di organi politici andranno esenti da responsabilità per il solo fatto che i loro atti siano stati vistati dagli organi tecnici dell’amministrazione.
Da tutto ciò deriva una mortificazione delle funzioni giurisdizionali della Corte e un ampliamento delle funzioni puramente consultive (pareri, non previsti dalla Costituzione), a discapito dei ben più incisivi controlli di legalità sugli atti della pubblica amministrazione e sui bilanci pubblici: con la conseguente trasformazione della Corte stessa in un organo non più rispondente alle esigenze generali di controllo sulle finanze pubbliche, così come voluto invece dalla Costituzione.