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 2025  giugno 25 Mercoledì calendario

Un comitato etico e più cure palliative La legge sul fine vita spacca la politica

Il testo definitivo ancora non c’è, ma la bozza del disegno di legge sul fine vita – presentata ieri nel Comitato ristretto al Senato – ha già acceso le micce della polemica politica. La maggioranza assicura che il provvedimento è «equilibrato» e in linea con i dettami della Consulta. L’opposizione, invece, parla di «testo ideologico» e di «passo indietro sui diritti».
A illustrare i cardini della proposta è stata Giulia Bongiorno, presidente leghista della commissione Giustizia: «La bozza riafferma il diritto alla vita, non apre al suicidio libero e non prevede l’intervento diretto del Servizio sanitario nazionale», come invece ribadiva l’ultima sentenza della Consulta in materia. «Chi sceglie la morte medicalmente assistita -spiega Bongiorno- potrà ricevere aiuto da una persona di fiducia anche in ospedale, senza essere costretto a uscire dalla struttura». Al medico di famiglia – ha aggiunto – sarà consentito un ruolo attivo nella valutazione dei casi, «ma entro criteri rigorosi e controllati».
Tra le novità più discusse, l’istituzione del Comitato nazionale di valutazione etica, composto da sette membri – tra cui giuristi, medici, psicologi e bioeticisti – nominati con decreto del presidente del Consiglio. «Non sarà un organo politico – ha assicurato Bongiorno- ma tecnico. Alcuni hanno proposto di chiamarlo “comitato medico” per evidenziare il focus sanitario». Il comitato avrà 60 giorni, prorogabili di altri 60, per decidere sulle richieste di accesso al suicidio assistito. Questo dopo aver «acquisito agli atti il parere, non vincolante, di un medico specialista della patologia di cui soffre il richiedente», si legge nel testo. In caso di diniego, la persona interessata non potrà ripresentare domanda per i successivi quattro anni.
A far storcere il naso delle opposizioni anche il passaggio della bozza dove si afferma che affinché sia garantita la non punibilità di chi «agevola il proposito di fine vita», la persona con malattia irreversibile «deve essere stata inserita in un percorso di cure palliative». Che però sono ancora sconosciute in parte del Paese. Un osservatorio nazionale istituito presso Agenas monitorerà l’estensione del servizio, con l’obiettivo di raggiungere almeno il 90% della popolazione entro il 2028.
La maggioranza di centrodestra insiste sulla volontà di «non far slittare l’approdo in Aula», previsto per il 17 luglio, e rivendica compattezza. «Il testo tiene conto della sentenza della Corte costituzionale del 2019», ha detto ancora Bongiorno, «e terremo presente anche quella attesa per l’8 luglio sul caso della donna toscana malata di sclerosi multipla».
Ma, pur con diverse sfumature la bozza non piace al fronte delle opposizioni. «Un comitato etico nominato da Palazzo Chigi rischia di diventare un comitato ideologico, che muta indirizzo a seconda del governo in carica», accusano le senatrici del M5S Mariolina Castellone e Anna Bilotti. Nel mirino anche la previsione che subordina l’accesso al suicidio assistito all’obbligatorietà delle cure palliative. «Non è quanto previsto dalla sentenza della Consulta – dicono – e rischia di comprimere i diritti del malato».
Più sfumato il giudizio del senatore dem Alfredo Bazoli. «Finalmente dopo sei mesi arriva una proposta, ma è profondamente diversa da quella che avevamo auspicato. Troppi i paletti, lacunosa la composizione e il ruolo del comitato etico, eccessivamente restrittivi i criteri per l’accesso. Serve ancora molto lavoro se si vuole arrivare a un testo condiviso». Più netto Riccardo Magi, segretario di +Europa, che parla di «una legge che nasce male e peggiora a ogni bozza. L’obiettivo sembra essere quello di impedire, più che regolare. Il governo Meloni vuole avere l’ultima parola anche sulla morte delle persone. È una vergogna per la dignità umana». Intanto si lavora a limare il testo in vista della presentazione ufficiale in Commissione martedì prossimo. La maggioranza giura che i tempi saranno rispettati. L’opposizione spera che lo siano anche i paletti fissati dalle sentenze della Consulta.