La Stampa, 25 giugno 2025
La casa impossibile
La casa e il lavoro sono due emergenze legate a doppio filo: dove le case sono accessibili non c’è lavoro e dove c’è offerta di lavoro non si trovano case. I costruttori lanciano l’allarme al governo e chiedono un piano decennale di 15 miliardi di euro per rispondere al disagio abitativo.
Il problema dei lavoratori che non trovano un’abitazione nelle grandi città o nelle aree turistiche pesa sempre di più sulla domanda di manodopera che le imprese non riescono a soddisfare. Gli alloggi con un affitto accessibile sono ormai una chimera, soprattutto nelle grandi zone urbane e in quelle considerate attrattive per il turismo di massa: un mercato saturo di affitti brevi lascia i precari e gli stagionali senza la possibilità di spostarsi per lavorare. La mobilità sta diventando un ostacolo sempre più grande per l’occupazione. Gli imprenditori lo sanno e da tempo pressano il governo perché intervenga con politiche abitative in grado di assicurare incentivi per la costruzione di alloggi a prezzi accessibili.
Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, fin dall’inizio del suo mandato, si è speso per superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro che registra un record nella carenza di personale, tanto che sono difficili da reperire quasi il 50% dei profili ricercati. Mancano le competenze, ma mancano anche abitazioni a canoni compatibili con gli stipendi.
A Roma, ad esempio, come registra una ricerca dell’agenzia Remax, il comparto residenziale mostra un aumento dei prezzi e a trainare la domanda sono trilocali e quadrilocali richiesti da investitori alla ricerca di soluzioni da destinare agli affitti brevi. Ad agire da volano è il Giubileo con interventi di riqualificazioni rivolti all’ospitalità e alle residenze esclusive. Quindi un mercato dinamico per le fasce alte, mentre per fuorisede e lavoratori è ormai impossibile trovare un affitto.
Ieri, nel corso dell’assemblea annuale, l’Ance ha riportato il tema al centro del dibattito. «Abbiamo elaborato insieme a Confindustria un piano per la casa accessibile che permette di mobilitare risorse private, assistite da garanzie pubbliche, sfruttando la sinergia tra operatori ed enti territoriali», dice la presidente dell’associazione dei costruttori Federica Brancaccio. «Occorre un coordinamento centrale affinché tante iniziative in corso confluiscano in un solo progetto Paese», sottolinea. Brancaccio constata il disagio delle famiglie che si tocca con mano «in grandi centri dinamici come Milano, bloccati dall’assenza di soluzioni capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini. Bisogna metterle in campo rapidamente: non possiamo tenere le famiglie in un limbo. Pensiamo inoltre – aggiunge – a come favorire l’affitto a lungo termine che potrebbe alleggerire l’emergenza casa alla quale i sindaci non riescono a fare fronte».
I sindaci concordano nel considerare la casa come una priorità: «Nelle nostre città abbiamo un’emergenza abitativa straordinaria, che pesa su giovani e lavoratori», spiega il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi. «Il Piano casa è fondamentale, rappresenta la vera priorità, non abbiamo più il tempo di aspettare, il tempo è finito. La rigenerazione urbana – continua – è una sfida, nelle periferie bisogna integrare la rigenerazione fisica con quella sociale». Perciò è necessaria «una legge che semplifichi le procedure, qui si gioca il futuro del nostro Paese, delle nostre comunità», insiste Manfredi che auspica dal governo «una certezza normativa per poter programmare, anche guardando a dopo il Pnrr».
L’Ance pensa al Pnrr come modello per imprimere una vera svolta alle politiche per le città e la casa: «Governance e obiettivi chiari, riforme e investimenti certi», evidenzia la presidente Brancaccio che però reclama di più: «Qualche primo intervento di semplificazione delle procedure è stato fatto con il Salva Casa e si sta lavorando alla revisione del testo unico dell’edilizia. Segnali incoraggianti ma siamo solo all’inizio».
Intanto, l’ultimo Consiglio dei ministri ha varato una norma, inserita nel decreto economia, voluta dal ministero del Turismo di Daniela Santanché. Si tratta di un piano da 120 milioni di euro (circa 40 milioni l’anno nel triennio) per lo staff housing. Le risorse potranno essere utilizzate come contributi sull’affitto o per costruire e riqualificare alloggi da destinare a condizioni agevolate ai lavoratori stagionali di bar e ristoranti del comparto turistico-ricettivo. Tuttora, nel turismo, il 47% delle posizioni aperte fatica a trovare candidati.