lastampa.it, 24 giugno 2025
Perché ai giovani non sempre piace la scuola
Il Rapporto Giovani 2025 esplora le sfide e le opportunità che i giovani italiani affrontano oggi, sottolineando sia le difficoltà strutturali sia gli elementi di speranza che emergono dalla loro visione del futuro.
La ricerca pubblicata in volume da Il Mulino e realizzata da Ipsos (rappresentativa dei giovani tra i 18 e i 34 anni), è promossa dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e il sostegno della Fondazione Cariplo.
Esperienza, ruolo e senso della scuola
I talenti
Una quota significativa di giovani ritiene che la scuola non sia equa, non riuscendo a superare le condizioni sociali ed economiche di partenza. Ancora maggiore è la quota di giovani, circa 6 su 10, che ritiene che i risultati scolastici non riflettano il vero talento degli studenti, con poche differenze tra i vari profili considerati. Sembra perciò che essi ritengano che la scuola sia attenta solo ad alcuni aspetti, ma non permetta alle persone di esprimere tutte le loro potenzialità. Molto bassa è anche la capacità di riconoscere e valorizzare gli specifici talenti e le effettive capacità degli studenti: solo poco più di 1 su 3 vede un ruolo positivo della scuola su questo aspetto.
Lo studio
Il 25,1% dichiara di avere avuto abbastanza o molta difficoltà nell’affrontare complessivamente lo studio nella scuola media. Tale quota sale al 38,6% nella scuola superiore rispetto alla quale sono i frequentanti degli istituti professionali e della formazione professionale a dichiarare maggiore difficoltà complessiva di studio (43,4%), mentre la percentuale più bassa si registra tra coloro che hanno frequentato il liceo classico (32,5%). La materia di studio più ostica risulta la matematica. Il 37,6% ha avuto abbastanza o molta difficoltà a studiarla alla secondaria di primo grado e tale percentuale sale al 45,5% nella secondaria di secondo grado.
L’abbandono
I dati mostrano come sia sensibilmente più alto il rischio di abbandonare precocemente gli studi per chi proviene da famiglie in cui entrambi i genitori si sono fermati alla scuola dell’obbligo (lascia circa 1 su 4) rispetto a chi ha almeno un genitore diplomato (lascia 1 su 20). La disponibilità di più di 100 libri in casa riduce drasticamente la percentuale di abbandono al 2,7%, rispetto al 13,5% di chi ne ha fino a 100. Similmente, l’assenza di un posto tranquillo per studiare si associa a un rischio significativamente maggiore di abbandono precoce (16,4%), mentre chi dispone di uno spazio adeguato limita tale rischio al 9,2%.
L’inclusività
Carente è anche l’inclusività verso i figli degli immigrati e la capacità di sviluppare competenze interculturali. La scuola non riesce a farlo secondo la metà degli studenti più fragili e il 40% di tutti gli altri.
Nel complesso, i dati del Rapporto Giovani evidenziano come non si possa dare per scontato che i giovani, soprattutto quelli in contesti socio-culturali più svantaggiati, vedano la scuola come opportunità e risorsa per la loro vita. Il rischio è che si inaspriscano le diseguaglianze, con meno motivazione a formarsi bene proprio tra i giovani che più avrebbero vantaggio in termini di mobilità sociale da una solida formazione.
Evidenziano, inoltre, come non basti aumentare gli strumenti di aiuto a chi è in difficoltà, ma sia cruciale soprattutto affrontare una questione diversa che sta a monte e richiama il senso che le persone attribuiscono alla scuola.
Va soprattutto ricostruito il senso della scuola come luogo in cui possono crescere e migliorare, attento alle loro specificità, non solo un luogo in cui si è giudicati.