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 2025  giugno 24 Martedì calendario

I sondaggi: il conflitto fa paura. E 6 su 10 contro il riarmo

Finora i consensi di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia sono rimasti alti e magari neanche l’escalation in Medio Oriente avrà effetti nell’immediato, ma – secondo gli esperti – gli italiani sono molto preoccupati e vorrebbero tenersi alla larga da ogni possibile azione militare. Così come non condividono affatto la decisione del governo di aumentare al 5% del Pil le spese militari da qui al 2035.
Demopolis, l’istituto di sondaggi guidato da Pietro Vento, ha raccolto i primi dati dopo l’operazione voluta da Donald Trump. I risultati li spiega al Fatto lo stesso direttore Vento: “Dopo l’intervento americano al fianco di Israele, le preoccupazioni dell’opinione pubblica crescono. Quasi 7 italiani su 10 temono il rischio di una escalation del conflitto e di un eventuale coinvolgimento del nostro Paese”. Qualche dettaglio in più: “L’attacco tocca le corde non soltanto militari, ma anche dell’economia e del rischio terrorismo”. Alla domanda su un possibile coinvolgimento italiano al fianco di Usa e Israele, la risposta è netta: “Appena il 19 per cento pensa di sì, mentre il 75 per cento si dichiarano contrari a un coinvolgimento diretto”. D’altra parte l’ottimismo per la diplomazia è svanito da settimane: a fine maggio Demopolis aveva rilevato un crollo verticale della percentuale di chi si diceva fiducioso su una conclusione diplomatica delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente: dal 66 per cento al 25 per il fronte a Kiev (dati dal novembre 2024 al maggio 2025) e dal 30 al 12 per cento per quanto riguarda Israele, nello stesso periodo di tempo.
Vento lo spiega con la perdita di fiducia in Trump: “Molti italiani si erano fidati che potesse ottenere risultati, invece, soprattutto negli ultimi due mesi, questo ottimismo è crollato”. E Ilvo Diamanti sottolineava ieri su Repubblica un clima di assoluta sfiducia pure nei confronti dell’Ue: tre anni fa la percentuale di giudizi positivi era del 45 per cento, oggi è al 30.
Non meravigliano allora i dati sul riarmo sponsorizzato dalla Nato e dal piano di Ursula von der Leyen. Secondo Demopolis, prevale nettamente la contrarietà al riarmo: appena il 30 per cento si dice favorevole, mentre oltre 6 italiani su 10 bocciano il piano.
Che poi questi dati abbiano conseguenze sui partiti è da vedere: “Difficilmente la politica estera sposta consensi. È più facile che avvenga se un eventuale coinvolgimento italiano provocasse conseguenze interne, per esempio sull’economia”.
Un quadro condiviso anche da Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi: “Abbiamo visto alle Europee il risultato del M5S, che ha impostato gran parte della campagna elettorale sul pacifismo. Non è detto che il consenso su questi temi si tramuti in voti”. Ma anche per Noto saranno decisivi eventuali ricaschi nazionali: “La contrarietà degli italiani alla guerra non è tanto, o non solo, ideologica, ma anche di convenienza, di reazione alla paura per crisi e terrorismo”.