corriere.it, 23 giugno 2025
Milano e il modello Senna: «Allestiamo vasche nei Navigli»: a Parigi in acqua dopo 100 anni, in città bagni proibiti
Un tema antico quanto l’uomo: la balneabilità dei Navigli e della Darsena. Un tema che torna attuale ogni estate. Questa volta un po’ di più, visto che dal 5 luglio i francesi, dopo un secolo, torneranno a fare un tuffo nella Senna. E allora il paragone è stuzzicante: è possibile fare un tuffo nelle acque milanesi, come in quelle parigine?
Lo diciamo subito, a bruciapelo, la risposta è no. E dietro il divieto di balneazione non c’è la qualità dell’acqua ma la morfologia. «A differenza della Senna che è un fiume, Navigli e Darsena sono canali artificiali» spiegano da Consorzio est Ticino Villoresi, l’ente che gestisce i Navigli per conto di Regione. I due porti di Milano, infatti, sono nati per la navigazione e per l’irrigazione dei campi. Di conseguenza hanno una struttura dotata di bocche di scarico e di derivazione che creano correnti così forti da rendere difficile la nuotata anche al più esperto. «Per motivi di sicurezza, quindi, la balneazione è vietata», sottolineano dal Consorzio. Pertanto al momento vige il divieto di tuffarsi nelle acque dei Navigli e della Darsena e il Consorzio punterà a intensificare la campagna d’informazione in merito, poiché negli anni passati ci sono stati anche annegamenti nelle acque milanesi.
Un altro tema che scoraggia il sogno del «mare milanese» è la vigilanza, già messo in evidenza dal sindaco Beppe Sala un paio di anni fa, in quanto bisognerebbe garantire la sicurezza ai balneanti. «Come si fa a delimitare Navigli e Darsena? Mi sembra che siano adatti per altre cose», aveva precisato il sindaco a chi aveva all’epoca sollevato il tema, già caldo anni prima. Nel 2017 tre consiglieri comunali si gettarono nelle acque dei Navigli per dimostrarne la balneabilità. Il risultato? Una multa da mille euro ciascuno. Tra loro, c’era anche Enrico Marcora, all’epoca nella lista del sindaco e oggi con Fratelli d’Italia, che al netto di assicurare vigilanza e sicurezza, nei porti milanesi proporrà una nuova mozione per chiedere le «piscine fluviali». L’idea, già proposta nel 2019, torna in auge, anche alla luce delle polemiche per le piscine chiuse. Solo tre impianti con vasca scoperta sono operativi in città. L’idea di Marcora, che non getta la spugna, sarebbe quella di creare delle «piscine galleggianti»: cioè delimitare con una serie di reti lo spazio balneabile durante i periodi estivi. «È una pratica che si fa in tante capitali europee», precisa il consigliere, che scende poi a dettagliare il sogno per l’estate 2026: «Bisognerebbe procedere con un bando per dare in gestione le piscine fluviali alle associazioni o ad altri enti».
Dietro il sogno milanese c’è anche un tema economico. Prendiamo come esempio la Senna: la balneazione sarà garantita a partire dal 5 luglio in tre punti della riva. Solo per l’allestimento e la gestione dei tre siti balneabili sono stati stanziati quasi 14 milioni di euro. In totale per migliorare la qualità delle acque della Senna il governo francese ha stanziato 1,4 miliardi, con un inizio sperimentazione che si speri abbia un esito differente il 5 luglio. Alcuni atleti che hanno gareggiato lo scorso anno per le Olimpiadi nel capoluogo francese hanno avuto dei malori dopo aver nuotato nella Senna.
Le cifre messe sul piatto da Parigi porrebbero comunque un problema di scelta di investimenti in capo all’amministrazione milanese, che ha rivelato poche settimane fa di essere interessata a rimettere in sesto l’Argelati, per cui occorrerebbero fino a 20 milioni. E in cerca di refrigerio dal caldo estivo, alla fine tra un anno saremmo ancora qui a chiederci se ci si possa tuffare nei Navigli, tema antico quanto l’uomo.