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 2025  giugno 23 Lunedì calendario

Traffico di droga dal Sudamerica e dalla Spagna, sedici arresti. Ci sono anche due poliziotti, indagati altri cinque agenti

Sedici arresti per traffico di droga. Fra loro anche due poliziotti del commissariato San Lorenzo, mentre cinque colleghi – di cui uno in pensione – sono indagati. L’operazione è stata condotta a termine lunedì mattina dai finanzieri del Gico della Guardia di Finanza coordinati dalla Dda. In particolare ai poliziotti viene contestato il fatto di essersi appropriati e di aver ceduto droga (hashish) ai componenti della banda di marocchini tagliando i quantitativi sequestrati sui verbali. Al momento sono stati accertati circa 60 chili di stupefacente spariti durante le operazioni antidroga. La banda di trafficanti agiva fra Casal Boccone e Fonte Meravigliosa: lo stupefacente veniva rivenduto all’ingrosso ad altri gruppi attivi fra Castel Romano, Don Bosco, Pigneto, Spinaceto e Capannelle, oltre che in provincia Roma e Latina. Le misure cautelari sono state emesse dal gip Emanuela Attura su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Il ruolo degli agenti
La banda era guidata per chi indaga dai fratelli Mourad e Mohamed Rafia, detti «Khachba» e «Combat». I proventi del traffico di droga venivano trasferiti all’estero. Gli episodi contestati risalgono al 2022. In particolare agli agenti sono contestati di aver omesso di sequestrare chili di hashish durante le perquisizioni e l’arresto di uno dei componenti della banda, e di aver restituito quasi 60 chili di stupefacente nel parcheggio del centro commerciale alla Rustica a  un informatore, sempre del gruppo, per aver consentito di arrestare un altro trafficante. 
Come agiva la banda: i telefonini criptati
Dagli accertamenti investigativi è emerso che un complice della banda agiva da Spagna e Marocco organizzando trasporti di droga su strada per oltre 1,4 tonnellate in Italia. Ognuno aveva il suo compito: contatto con i fornitori, trasporto, custodia e distribuzione dello stupefacente, riscossione dei proventi e loro riciclaggio tramite canali di trasferimento. In più c’era una cassa comune per stipendiare i complici, ma anche fornire assistenza legale in caso di arresto, compresa quella economica, e reperire armi da fuoco nonché i veicoli con doppifondi. La banda comunicava con telefonini criptati.