La Stampa, 23 giugno 2025
La corsa ai nuovi Btp
Il Tesoro è pronto alla seconda parte dell’anno. Occhi puntati al green e al dollaro, anche all’incremento della vita media del debito per fronteggiare le incertezze globali, amplificate dalle fibrillazioni in Medio Oriente. Dopo il successo della ventesima emissione del Btp Italia, che ha raccolto oltre 11 miliardi di euro, molti risparmiatori si chiedono quali siano oggi le migliori opportunità tra i titoli di Stato italiani. L’interesse per il debito sovrano si mantiene elevato, spinto da un contesto di inflazione ancora viva, tassi alti, un outlook sul rating migliorato da parte di Moody’s e una crescente offerta diversificata da parte del Tesoro. Tuttavia, le tensioni internazionali alimentate dai dazi introdotti dagli Stati Uniti e dalle turbolenze geopolitiche possono giocare un ruolo determinante nella mente degli investitori. A questo si aggiunge il peso di un debito pubblico che resta sopra il 137% del Pil, che richiede una valutazione attenta nella gestione del portafoglio. Questo sebbene, da Goldman Sachs a Unicredit, passando per Bank of New York Mellon, l’appetito per bond targati Roma non sia in discussione.
Il Btp Italia con scadenza giugno 2032 si è dimostrato un successo soprattutto per il pubblico retail, grazie alla cedola minima dell’1,85%, la rivalutazione semestrale legata all’indice FOI e un premio fedeltà dell’1% per chi lo detiene fino a scadenza. Chi non è riuscito a sottoscriverlo in fase di collocamento ha ora due opzioni principali: l’acquisto sul mercato secondario – dove il titolo può già essere trattato sopra alla pari – oppure l’individuazione di altri strumenti emessi dal Tesoro con caratteristiche interessanti in termini di rendimento, protezione e durata. Secondo gli analisti, tra i titoli più competitivi per chi guarda all’orizzonte a breve e medio termine ci sono i Btp a 3 e 5 anni, che oggi offrono rendimenti netti superiori al 3%, beneficiando di un premio di rischio ancora elevato rispetto ai titoli omologhi tedeschi. In particolare, il Btp con scadenza aprile 2029 rende circa il 3,35% netto a oggi e rappresenta una soluzione intermedia in grado di offrire visibilità sulla curva e una discreta liquidità. Su scadenze inferiori, il Btp marzo 2027, con cedola annua del 3,80%, ha mostrato buona tenuta anche nei momenti di volatilità recente.
Per chi è disposto a guardare più in là nel tempo, i Btp trentennali stanno attirando una nuova platea di investitori. Il benchmark con scadenza settembre 2053, con cedola del 4,45%, scambia attualmente sotto la pari e offre un rendimento superiore al 4,60% lordo. Secondo alcune analisi, tra cui quelle di Morgan Stanley, i lunghi italiani offrono un’opportunità di duration interessante, soprattutto in uno scenario di rallentamento economico globale e possibile inversione dei tassi a partire dal 2026. Tuttavia, l’esposizione a rischi di tasso e inflazione rende questi strumenti adatti solo a chi ha orizzonti lunghi e tolleranza alla volatilità.
Goldman Sachs ha recentemente incluso alcuni titoli italiani nel suo paniere preferito per il secondo semestre, citando la migliorata percezione del rischio Paese dopo la mossa di Moody’s. La banca americana suggerisce una posizione neutrale sui Btp decennali, in particolare quelli con scadenza dicembre 2033, che presentano un rendimento intorno al 3,90% lordo. Questi titoli beneficiano di elevata liquidità, buona copertura in asta e di un’emissione che rientra nei benchmark più scambiati in Europa.
Il Mef ha inoltre annunciato la possibile riapertura nel 2025 dei Btp Green, i titoli dedicati al finanziamento di progetti ambientali. L’ultima emissione, con scadenza aprile 2035, ha una cedola del 1,50% e oggi rende circa il 3,20%. Questi strumenti attirano investitori attenti alla sostenibilità, ma anche chi cerca un’esposizione tematica in titoli sovrani. Davide Iacovoni, direttore del Debito Pubblico, ha lasciato intendere che nei prossimi mesi potrebbero arrivare nuove emissioni di green bond o addirittura titoli in valuta estera, come il dollaro, dopo un’assenza prolungata per ragioni di costo.
Un altro elemento da considerare è la struttura delle scadenze del debito italiano. Secondo i dati ufficiali del Mef, tra il 2025 e il 2033 l’Italia dovrà rifinanziare oltre 1.700 miliardi di euro, concentrati per lo più sui Btp. Solo nel 2025 scadono 349,8 miliardi, di cui quasi 200 in titoli a medio e lungo termine. Questo significa che la strategia di collocamento del Tesoro sarà particolarmente attiva nel breve periodo e potrà offrire nuove finestre di acquisto per i risparmiatori retail, anche in funzione della domanda e del posizionamento degli operatori istituzionali. Ma si punterà, inoltre, ad aumentare la vita del debito emesso, in modo da traghettare il Paese fuori dalle incognite riguardo il commercio internazionale.
Il miglioramento delle prospettive macroeconomiche gioca un ruolo favorevole per i titoli italiani. Il recente upgrade dell’outlook da parte di Moody’s è stato accolto in modo positivo dai mercati e ha contribuito a ridurre gli spread sul decennale rispetto al Bund tedesco, ora intorno ai 100 punti base. Tuttavia, il peso strutturale del debito e la vulnerabilità dell’Italia a shock esterni – come quelli legati al commercio globale o alla volatilità del petrolio – continuano a rappresentare fattori di rischio da monitorare. In particolare, l’introduzione dei dazi generalizzati da parte degli Stati Uniti potrebbe innescare un rallentamento degli scambi e un irrigidimento delle politiche monetarie, con effetti a catena sul rischio sovrano. Uno dei motivi per cui sarà prioritaria una strategia prudente, ma lungimirante.
Resta fondamentale l’attenzione al rischio Paese e alla sostenibilità delle finanze pubbliche. Pur in presenza di segnali di fiducia da parte dei mercati e delle agenzie di rating, il debito italiano rimane uno dei più alti d’Europa in rapporto al Pil. La gestione prudente dei conti pubblici, l’attuazione delle riforme legate al Pnrr e la stabilità politica saranno elementi cruciali per mantenere attrattiva la curva dei rendimenti. In questo contesto, i titoli di Stato restano una colonna portante delle scelte d’investimento degli italiani, ma richiedono consapevolezza, aggiornamento e attenzione alle dinamiche internazionali.