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 2025  giugno 22 Domenica calendario

Intervista a Giucas Casella

Sulla carta d’identità di Giuseppe Casella Mariolo, in arte Giucas, c’è scritto “artista”. Così: artista. Ma che significa? Paragnosta? Illusionista? Showman? Meglio chiedere a lui.
Si definisca.
«Mentalista: sono uno che riesce a percepire con la mente».
Per molti, i suoi esperimenti sono bufale.
«Tutto ciò che faccio è veritiero».
Come ci riesce?
«È una cosa innata».
Non ci si allena?
«È un dono della natura».
Il primo segno?
«Da piccolissimo: caddi in un pozzo, stavo per annegare. Gridavo, ma mamma era sordomuta, non poteva percepire le urla. Eppure avvertì il pericolo: si buttò per recuperarmi. Lì telepaticamente qualcosa è successo».

Cosa?
«Non lo so. Ma poco dopo mi iniziarono ad accadere cose strane».
Strane?
«Incontrai su un sentiero una vipera, la fissai terrorizzato: si pietrificò. In quegli anni frequentavo la chiesa madre di Termini Imerese, in Sicilia, dove sono nato. Quando uno dei bambini si faceva male, riuscivo a fargli passare il dolore fissandolo e toccandolo. I genitori dei miei amici erano preoccupati. Fu il sacerdote, monsignor Sarullo, a tranquilizzarli: “Il demonio non c’entra, si chiama ipnosi”. Organizzammo uno spettacolo in parrocchia e, alla fine, mi disse: “Ti chiamerai Giucas, come le iniziali del tuo nome"».
Un battesimo. Iniziò subito con gli spettacoli?
«No. Fino a 14 anni, feci il barbiere. Poi, cominciai come fachiro: andavo in giro per il mondo, da Beirut a Roma, a Parigi, a trafiggermi con gli stiletti».
Dove dormiva?
«Dove capitava, anche in stazione. Incontrai un impresario, mi rifece il guardaroba e mi cambiò il look. Finii in un night svizzero, quindi mi imbarcai sulle navi da crociera. E lì incontrai la contessa Edda Ciano».
La primogenita di Benito e Rachele Mussolini.
«Una donna straordinaria. Ogni sera mi diceva: “Dopo il buffet della notte, vieni a prendermi in cabina e così mi porti in discoteca”. Calzava delle infradito e ballava, ballava, ballava».

Con le navi andò avanti per un po’?
«Fino a quando mia madre morì. A quel punto tornai in Italia, non volevo fare più questo lavoro».
Per dedicarsi a cosa?
«All’ipnositerapia. Ma una sera, in giro per Roma, mi sentii chiamare. Era la contessa».
Di nuovo Edda Ciano.
«Mi disse: “Fammi questo regalo: prepara uno spettacolo al Bagaglino. Al vitto e all’alloggio provvedo io”. Accettai».
E come andò?
«Fu un successo: molte persone rimasero ipnotizzate, con le mani legate. Tra loro c’era pure Nina Malatesta, la segretaria di Pippo Baudo. Mi convocò e mi disse: “Domani vai a Catania, ad Antenna Sicilia"».
L’emittente con cui Baudo – erano gli inizi della carriera – collaborava.
«La prima volta che lo incontrai, Pippo mi chiese: “Dov’è il cilindro? Dov’è il coniglio?”. Il suo regista mi disse: “Hai 5 minuti, non uno di più”. Stavo per mandarlo a quel paese, ma entrai in scena. E anche lì più della metà del pubblico rimase con le mani legate. C’era anche la maestra di scuola di Baudo».
Iniziò il successo. «Guardami! Guardami!» e «Quando lo dico io!» diventarono dei tormentoni.
«Merito anche dell’imitazione che fece Gigi Sabani a Fantastico».
Si offese?
«All’inizio me ne lamentai un po’, ma solo perché ad ogni spettacolo tutti mi urlavano “Quando lo dico io!”. Poi mi spiegarono che dovevo stare tranquillo: era solo il segno della popolarità».
In quella gag Sabani diceva di lei anche: «Paragnosta, gran figlio di paragnosta».
«Fa parte delle regole del gioco e del successo».
È vanitoso?
«Sono un grande bonazzo ancora adesso, a 74 anni».

Giucas, sono 75; 76 a novembre.
«Bisogna togliersi sempre 25 anni, quindi ne ho 50».
A proposito di vanità: a fine anni Ottanta la popolarità calò. Cosa accadde?
«Durante un’edizione di Fantastico, mi misi uno spillone in gola. Persi la concentrazione, uscì un sacco di sangue in diretta. La Rai mi sospese».
E Berlusconi la chiamò in Fininvest.
«Un uomo straordinario, generoso, giocherellone».
Di recente ha detto: «Ogni tanto ci parlo ancora adesso, sta benissimo». Era una battuta?
«No. È come se l’avessi sempre vicino».
Mai pensato di fare politica?
«Mai. Ma in Germania un ministro guardando un mio spettacolo rimase con le mani legate. E capitò anche a Ciriaco De Mita».
A lei un incantesimo, in quegli anni, lo fece Mara Venier, rilanciandola grazie a Domenica in.
«Una grande amica, una sorella. Quando mi vide all’opera restò incredula».
Veramente Venier una volta le ha detto: «Come mago sei ’na sola, come padre sei bravissimo».
«Mara è sempre stata ironica. Ma su mio figlio James ha ragione: è la mia vita. Fa il chirurgo, sa che è viceprimario? Nacque da una storia con la modella Carol Torr, decisi di occuparmene io su incoraggiamento di Baudo. Anche per questo, lo ringrazio ancora».
La sua compagna storica è l’annunciatrice Valeria Perilli. Vivete insieme?
«Ognuno a casa sua: ecco perché va avanti da tanti anni. Poi, quando si deve fare l’amore, hai voglia, sono sempre qui».
Si è dichiarato fluido.
«Sono per il libero amore: ho avuto rapporti sia con uomini sia con donne».

È finito a fare reality: perché?
«Nella mia vita ho voluto sempre superare i limiti. Per questo ho amato L’isola dei famosi, ci tornerei domattina. Per ora mi godo le ospitate da Fabio Fazio».
Che fa, snobba le piazze?
«Assolutamente no. La piazza è la risposta a tutti quelli che non credono. Lì non puoi mentire».
I suoi esperimenti non sono andati sempre bene.
«Per l’ipnosi ci vuole una predisposizione».
Durante una sua esibizione a “Quelli che il calcio”, Simona Ventura non riuscì a trattenere le risate.
«In quello studio addormentai anche Rocco Siffredi, lo poggiai su due piedistalli e ci feci camminare sopra Simona. Che a un certo punto, a metà percorso, disse: “Devo stare attenta, qui posso rovinare una carriera"».
In Grecia avrebbe dovuto percorrere 30 metri sulle braci ardenti: si ustionò tutto.
«Colpa di un tizzone appuntito che mi bucò il piede e mi fece deconcentrare».
Ha detto che vuole vivere 115 anni.
«Ho detto 110».
Ma se fuma tantissimo.
«Embè? Anche l’uomo più vecchio del mondo fumava. Che significa?».