Corriere della Sera, 21 giugno 2025
Intervista a Ellen Kessler
Ellen Kessler condivideva con la sorella gemella Alice il primato delle gambe più belle della tv italiana negli Anni 60. Le riviste erano piene della storia di Ellen con Umberto Orsini in piena Dolce Vita: loro due mano nella mano per le strade di Roma, o al ristorante, o mentre si scambiavano un bacio sotto il portone di casa. È durata vent’anni, e Umberto Orsini, in una intervista al Corriere, ha detto che la storia più importante della sua vita è stata con Rossella Falk, la grande attrice, non con Ellen Kessler, la ballerina tedesca che faceva girare la testa agli italiani con le sue gambe da giraffa fasciate dalle calze a rete.
Ellen, come ricorda la storia con Umberto Orsini?
«Era dolce, intelligente, passavamo giornate intere da soli, diceva che avevo portato ordine nella sua vita. Era un rapporto sereno. Mi ha lasciato per una donna più giovane di lui di 26 anni, che ha saputo adularlo. Valentina Sperlì, un’attrice. Mi nascose la loro relazione fino all’ultimo. Ci sono stata male per 4 mesi. Mi sono rassegnata, la vita riprende».
Al «Corriere» ha detto che Angie Dickinson...
«Sì lo so, passava per avere le gambe più belle del mondo e invece sul set si rese conto che erano tremolanti, e lui dice che era esperto di gambe perché stava con me, è stato carino».
Però ha anche detto che Rossella Falk è stata la donna più importante della sua vita.
«Ciò che dice non mi tocca più da tanti anni. Per me, anzitutto, è l’uomo con cui sono stata più a lungo, è durata vent’anni, anche perché con mia sorella andavo spesso in tour all’estero, fino in Australia. Con lui era una storia a distanza e forse è durata tanto anche per questo motivo».
Vi siete traditi?
«Io assolutamente no, lui sì, più volte. Io lo sospettavo ma non ne ero sicura».
Lei e Alice eravate severe nel giudicare l’uomo dell’altra?
«Beh, sì, eravamo severe. Ma se eravamo felici non c’erano problemi. Non è facile innamorarsi di due gemelle. Per esempio, Alice stava anche bene con Enrico Maria Salerno, grande attore, il problema è che era sposato e c’era una discreta folla ad aspettarlo, lui tradì sempre sua moglie».
Quante proposte di matrimonio ha ricevuto?
«Veramente una sola volta, da Umberto Orsini. Stavamo insieme da tre mesi, mi chiese: vuoi sposarmi? Sì, risposi. Poi non me l’ha più chiesto. Però era generoso, e amava cucinare».
Ma lui era geloso di lei?
«Non ne aveva motivo».
Lei e Alice eravate le star della stagione d’oro dei varietà tv.
«Raffaella Carrà col suo Tuca Tuca è stata protagonista di una rivoluzione sessuale, lei ha innescato il libera tutti; Mina invece se ne stava sulle sue, gentile e distaccata; poi abbiamo lavorato con Frank Sinatra che era irascibile e una volta gettò il telefono con tutta la presa contro la parete; con noi era delizioso ma negli hotel lo odiavano, poteva essere molto aggressivo; Anna Magnani una volta, dopo lo spettacolo Viola, violino e viola d’amore, ci vide entrare al ristorante, si alzò in piedi, ci applaudì e esclamò: siete meravigliose».
È vero che Mastroianni si infatuò di lei?
«Una volta disse: ‘sto stronzo di Orsini ha preso una bella ragazza».
Ellen, cosa ricorda delle fantastiche estati a Positano nella villa di Franco Zeffirelli?
«Succedevano delle cose incredibili in un ambiente internazionale. Franco lo conobbi nel 1963 attraverso Umberto Orsini che recitava a teatro Chi ha paura di Virginia Woolf? con la regia di Zeffirelli. A Positano Alice ed io facevamo ginnastica tutte le mattine e ogni tanto ci univamo a Carla Fracci; ricordo Gregory Peck carino e gentile e il grande direttore d’orchestra Carlos Kleiber, ogni estate con una ragazza diversa, che non voleva mai parlare di musica».
Lei fu testimone di una scazzottata memorabile.
«Sì, ho assistito alla rissa tra Luciano, che con Pippo è uno dei due figli adottivi di Franco, e Rudolf Nureyev, che era di pessimo umore perché era stato lasciato fuori del cancello di notte, dopo un appuntamento d’amore finito male. Mi ritirai nella mia stanza perché avevo paura che un pezzo del vaso di porcellana in frantumi mi cadesse in testa».
Non avete mai parlato della vostra adolescenza.
«Siamo cresciute in due cittadine vicino a Lipsia, ex Germania dell’Est, c’erano spie dappertutto, non bisognava mai parlare di politica. c’era mio padre era ingegnere alla Bmw, mamma casalinga. Lui era alcolizzato e la picchiava, noi eravamo piccole e non reagivamo».
1955, Parigi arriva il Lido.
«Il direttore del Lido dopo averci viste in uno spettacolo di cabaret a Düsseldorf (dove ci eravamo trasferite), ci portò a Parigi con le Bluebell. Si lavorava sodo, 7 giorni su 7. Siamo diventate famose per l’altezza, 1 e 76, all’epoca era molto. Venne a trovarci Antonello Falqui, il regista di Studio 1 e Canzonissima, e cominciò la nostra fortuna in Italia».
Vi hanno mai mancato di rispetto?
«No, mai».
Cosa pensa del Me Too?
«Non saprei cosa rispondere, ai miei tempi dare una pacca sul sedere a una soubrette era considerato un complimento. Lo so, era un altro mondo, ma è quello in cui sono cresciuta».
La mancata maternità?
«Meglio così, non avendoli avuti non sappiamo cosa ci manca. Ho sempre voluto essere indipendente e con i figli non sarebbe stato possibile. Abbiamo scelto il lavoro».
Ogni tanto parla al plurale, anche per sua sorella.
«Ma siamo diverse di carattere, eh. Lei più espansiva, ordinata e pigra; io più inquieta, sportiva e attiva. Dicevano che Alice ha gli occhi di un angelo e io di un diavolo».
Avevate assicurato le vostre gambe?
«No, ma nei contratti con la Rai o nei teatri dovevamo firmare la clausola che non potevamo usare le scale, solo l’ascensore. Ci era proibito».
Oggi cosa vedete in tv?
«In Italia fate molti più programmi musicali, in Germania sono pochi e in playback e vedo documentari o programmi di attualità, ogni tanto un film. Mi piacciono i varietà con Massimo Ranieri. Il Festival di Sanremo? No, non lo vedo. Le serie non mi interessano, non resta nessun ricordo, mentre la fontana della Dolce Vita è scolpita nella memoria».
Qual è il suo preferito showman di oggi?
«Fiorello, ma si vede poco».
Lei e Alice sembrate indivisibili. Vedete la tv insieme?
«No, ognuna a casa sua. Abitiamo nella periferia di Monaco di Baviera nella stessa unità immobiliare, sono due case comunicanti, simili nell’arredamento, separate da una porta a scomparsa».
Cenate insieme?
«Una sera da me, la sera dopo da lei. Dividiamo tutto. Mangiamo tanta pasta, sono pazza degli spaghetti alle vongole, e poca carne. Vogliamo ingrassare e non ci riusciamo».
Litigate?
«Sì ma per delle stupidaggini, magari io parlo e lei non capisce cosa sto dicendo. Cose così. Poi se il giorno che cucina lei qualcosa non mi piace me lo caccio in gola e lo tengo per me».
E sul lavoro litigavate?
«Abbiamo rischiato più volte di sciogliere il duo Kessler, poi tutto si ricomponeva. Erano motivi futili».
A Monaco di Baviera c’è un magnifico teatro d’opera.
«Non ci andiamo mai, preferiamo un altro teatro dove fanno un po’ di tutto, lirica e commedie musicali. All’Opera di Stato invece fanno degli spettacoli cervellotici, con dei registi cerebrali, li chiamano concettuali, hanno rovinato la lirica. Non si vedono più quelle belle messinscene di cui Zeffirelli era maestro».
Tornate ogni tanto in Italia?
«Non vogliamo più viaggiare, alla nostra età, e sono 88, non vogliamo fare niente. Facciamo una vita piuttosto banale, restiamo in casa, abbiamo la piscina, un giorno sì e uno no ci teniamo in allenamento con un po’ di ginnastica…».
Pensate spesso al passato?
«A casa abbiamo qualche foto con Dean Martin, Fred Astaire, Franco Zeffirelli, ma viviamo nel presente, nell’oggi, nella realtà di questo mondo orribile. E non abbiamo rimpianti».
Come immagina l’Aldilà?
«Non lo immagino perché non ci credo. E non prego mai».
Tra cent’anni, quando dovrà separarsi da sua sorella gemella…
«Noi abbiamo chiesto di essere cremate e seppellite con nostra madre e il nostro barboncino Yellow. Però non credo sarà possibile perché in Germania c’è una legge molto severa sulla cremazione».
Ci stavamo dimenticando di Don Lurio, il coreografo della Rai.
«Aveva il complesso dell’altezza e si comportava da sadico. Costringeva a esercizi che ci faceva sbucciare le ginocchia. Per giustificarsi diceva che anche le sue erano rovinate. Ma noi che c’entravamo?».