Corriere della Sera, 22 giugno 2025
Parolin approva la manifestazione: «Bene mobilitarsi. Era questo l’appello del Giubileo»
«No, non ci sono novità. Sfortunatamente non ci sono novità». Il cardinale Pietro Parolin risponde asciutto, tra desolazione e realismo. Ucraina, Gaza, Israele, Iran. Fin dall’inizio del pontificato, Leone XIV ha spiegato che «la Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi» e offerto il territorio del Vaticano per ospitare incontri di pace, «perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo».
E invece niente. «Mi pare che sul campo non ci siano sviluppi incoraggianti», considera il Segretario di Stato vaticano fuori dal Campidoglio, dove ieri si riuniva un incontro sul «debito ecologico» collegato al Giubileo dei governanti. Poco distante, dalla parte del Colosseo, si sentono le grida della manifestazione contro il riarmo. Glielo fanno notare e il capo della diplomazia vaticana, citando la Bolla di indizione del Giubileo, dice: «È bene, è bene che ci sia una mobilitazione, in generale, per evitare la corsa al riarmo. Rientra nell’appello che Papa Francesco ha fatto nella Spes non confundit, ovvero l’invito ad usare i fondi impiegati per le armi per risolvere i problemi della fame».
Bergoglio lo aveva ripetuto più volte e Leone XIV si muove lungo la medesima linea. Il 23 maggio ha incontrato in via riservata la presidenza della Comece, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, ed «espresso il timore che una maggiore attenzione per la spesa in armamenti vada a discapito del sostegno ai più bisognosi e ai più fragili», avevano spiegato i vescovi.
A un evento sul debito ecologico parla dei conflitti: non vedo sviluppi incoraggianti
Del resto ne ha parlato pochi giorni fa, al termine dell’udienza generale: «Non dobbiamo abituarci alla guerra! Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati». Papa Prevost ha citato la Costituzione Gaudium et spes promulgata da Paolo VI nel 1965, uno dei documenti più importanti del Concilio Vaticano II: «In realtà, poiché nella guerra odierna “si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati”». Nel suo appello ha così richiamato il predecessore – «Ripeto ai responsabili ciò che soleva dire Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta!» – fino a riprendere la frase celebre che Pio XII pronunciò alle 19 di giovedì 24 agosto 1939, una settimana prima che scoppiasse la Seconda Guerra mondiale: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra». Leone XIV Lo ha ripetuto anche al Tg1, giovedì: «Bisogna a tutti i costi evitare l’uso delle armi e cercare il dialogo attraverso gli strumenti diplomatici».
Tra gli appelli del Giubileo c’è anche la remissione del debito ai Paesi poveri. Era un tema fondamentale pure nell’Anno Santo del 2000, Parolin ha ricordato «l’intensa campagna promossa anche da Giovanni Paolo II per la giustizia sociale». Di tutto questo non si dovrebbe parlarne solo negli Anni Santi, ha concluso: ci vorrebbe «una nuova architettura finanziaria a livello globale» che permetta «una reale giustizia sociale».