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 2025  giugno 22 Domenica calendario

Le retromarce di Tulsi, ammonita dal capo: punti alla Casa Bianca?

«She’s wrong, si sbaglia». L’espressione truce fatta apposta per i momenti delicati è ampiamente collaudata (s’ispira, ha spiegato spesso, alla famosa foto di Winston Churchill con il broncio da bulldog), il tono secco, una sentenza senza appello che fino al 2024 avrebbe significato il licenziamento o le dimissioni immediate e oggi semplicemente in questo mondo politico nuovo è una nota a piè pagina. Trump ha liquidato la sua direttrice dell’intelligence, Tulsi Gabbard, con quello «sbaglia» che ha cambiato le carte in tavola dell’approccio americano all’attacco di Israele agli ayatollah iraniani.
Tre mesi fa, davanti al Congresso, Gabbard aveva spiegato che la valutazione dell’intelligence su una possibile atomica iraniana era negativa, Teheran aveva sì stoccato materiali adatti alla costruzione di una bomba ma non ci stava lavorando. Dopo l’uscita del presidente, secondo il quale invece l’intelligence americana ha dimostrato che l’Iran ha «un’enorme quantità di materiale» e che avrebbe potuto dotarsi di un’arma nucleare «nel giro di pochi mesi», ecco la ritrattazione di Gabbard, via X: la colpa è dei media. «I media disonesti stanno intenzionalmente estrapolando la mia testimonianza dal contesto, e diffondendo notizie false per alimentare tensioni. L’America ha informazioni di intelligence che indicano che l’Iran è in grado di produrre un’arma nucleare entro poche settimane o mesi, se decide di finalizzare l’assemblaggio. Il presidente Trump è stato chiaro che ciò non può accadere, e sono d’accordo con lui».
Sic transit gloria della stella nascente dell’ala isolazionista del partito, l’ex democratica filorussa e filo-Assad passata al movimento Maga e immediatamente promossa a una carica importantissima.
Gabbard, molto brava a stare sui social, sintetica e efficace in tv, fotogenica (aiuta avere un marito direttore della fotografia di spot pubblicitari e documentari che la segue ovunque), secondo indiscrezioni di Cnn e New York Times aveva già ricevuto un secco rimprovero presidenziale, in privato, per il recente video nel quale dopo una visita in Giappone aveva parlato a lungo del pericolo nucleare. Video considerato da Trump non soltanto inutilmente ansiogeno per il pubblico americano ma anche sintomo della cosa che Trump odia di più e non ha mai tollerato, l’ambizione personale dei suoi sottoposti ai quali invece chiede soprattutto lealtà.
Trump le avrebbe detto di essere rimasto deluso da lei, e che crede che stia usando il suo tempo al direttorato per l’intelligence non per lavorare per il presidente ma per preparare il terreno a una candidatura alla Casa Bianca nel 2028. «Trump le ha detto che se voleva candidarsi alla presidenza, non sarebbe dovuta entrare a far parte dell’amministrazione», ha scritto il Times, che nel linguaggio trumpiano equivale a un’ammonizione, cartellino giallo prima dell’espulsione cioè il licenziamento (il 2017, primo anno di Trump alla Casa Bianca, vide un numero di record di avvicendamenti nello staff dell’esecutivo: d’altronde Trump diventò famoso in tv grazie al talent show nel quale urlacchiava «sei licenziato» ai malcapitati concorrenti).