Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  giugno 21 Sabato calendario

Stash e i tormentoni: “Se le mie figlie ballano allora sarà un successo”

«Il beta test delle nostre canzoni sono le mie figlie. Se iniziano a ballare, sto abbastanza tranquillo» ci dice Stash quando gli chiediamo del segreto dei The Kolors, due anni di singoli in testa alle classifiche: da Italodisco del 2023 a Pronto come va, prima in radio in questi giorni.
Stash, però deve dirci anche l’antidoto al tormentone: come lo si toglie dalla testa?
«Basta cantarlo ad alta voce. Anche in mezzo agli altri: va cantato».
Dica la verità: vi da’ fastidio essere identificati come “quelli del singolo che spacca”.
«Assolutamente no. Siamo musicisti abbastanza consapevoli. Il nostro nuovo album arriva tra pochi mesi. In questo momento il lavoro sulle singole canzoni è necessario per raggiungere l’obiettivo: entrare nella vita delle persone con positività e leggerezza».
Eppure due anni fa vi davano per finiti.
«Non è stato bello svegliarsi tutte le mattine per mesi e leggere che stavamo per scioglierci, che i The Kolors erano acqua passata».
Come ha reagito in quel periodo?
«Noi non siamo solo quelli di Amici. Arriviamo dall’underground, il nostro percorso, duro e complicato, è la nostra forza. Lo sa come dicono dalle mie parti?».
Sentiamo.
«Che ci vuole la carne nelle salsicce. La cosa più importante è la sostanza, la musica. Il resto sta a zero. E nel nostro mondo cambia tutto così velocemente che è meglio concentrarsi sulle canzoni da scrivere e i concerti da fare. E il pubblico questo lo capisce».
Lo capisce e si diverte. Avete un rito prima dei concerti?
«Prima sì. Al nostro primo live mi cadde una monetina da venti centesimi dalla tasca. Per anni abbiamo rifatto quel gesto.
Ora ci stringiamo in cerchio e ci diciamo che dobbiamo regalare un ricordo a chi viene ad ascoltarci».
E andiamoci sui ricordi, allora. La prima volta che ha visto una chitarra?
«Ci sono cresciuto tra le chitarre. Mio padre aveva un negozio di dischi a Cardito, in provincia di Napoli. E nel retro aveva realizzato una piccola sala prove per far suonare i gruppi della zona. Io non andavo a lavoro con papà: andavo in sala. Ma mio padre lo ringrazio soprattutto perché non mi ha imposto modelli musicali. Il suo culto per gli anni settanta non è stato per forza il mio. Anche se la prima canzone che ho imparato a fare, da piccolo, è stata Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd».
Che non è proprio la prima canzone che si fa sulla chitarra.
«No, non lo è. Mi sanguinavano i polpastrelli ma volevo imparare la sua canzone preferita».

E invece la prima che ha scritto?
«Nel periodo delle scuole medie mi sono trasferito a Grosseto. E ho incontrato l’hip hop. La prima canzone si chiamava Non lo sai, super posa rap: voi non sapete che ho passato eccetera eccetera».
Quindi, Milano.
«Ho frequentato l’Accademia di Brera e i primi anni sono stati tosti. Per guadagnare qualcosa scaricavo frutta e verdura al mercato, facevo il panettiere. La musica era diventata quasi marginale».
E poi?
«Un amico mi trascinò a Cusano Milanino, c’era il chitarrista delle Vibrazioni che dava delle lezioni: mi invitò ad aprire un suo concerto a Le Scimmie, locale milanese, il 4 luglio del 2009. Il barista, Dave, ci disse di portare una demo. Suonammo ancora lì il settembre successivo e il proprietario ci chiuse in una stanza: “Dovete fare un live qui tutte le sere”. I The Kolors hanno iniziato da lì».
Dai Navigli torniamo a Napoli. Per il vostro ultimo video avete suonato ai matrimoni.
«Doveva essere diverso. Volevamo fare una cosa molto anni 80: un bel video sugli scogli di via Partenope, telecamere analogiche. La notte prima del video stavo scrollando YouTube, guardando video di chitarristi, di effetti, Vedo il backstage di Sugar dei Maroon 5, dove suonavano a sorpresa nei matrimoni. La mattina ho detto alla produzione: “È il primo sabato di maggio a Napoli: lo sapete quante persone si stanno sposando ora?”».
I novelli sposi sono stati fortunati.
«All’inizio ci hanno scambiati per una cover band».
Vi siete fermati a mangiare?
«No, abbiamo continuato a fare il giro dei matrimoni: più materiale si ha, meglio viene il video».