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 2025  giugno 22 Domenica calendario

Riservisti in Italia: cosa dice la legge sui volontari da impiegare nella logistica

Nell’agosto 2022 è stata votata una legge delega per la riforma dell’ordinamento militare che stabilisce una dotazione suppletiva di uomini e donne in divisa di 10 mila unità e prevede nuove regole per il reclutamento sancendo di fatto la nascita di una riserva di fino a 10 mila “volontari”. Il testo esplicita solo che i riservisti siano ripartiti in distretti regionali e ipotizza un impiego in “attività in campo logistico nonché di cooperazione civile-militare”. Mentre in molti Paesi europei è una tradizione radicata – Stati Uniti, Svizzera, Israele – in Italia è un istituto relativamente nuovo e nella formula pensata dal ministro Guido Crosetto è aperto a ex militari o civili che volontariamente desiderano aderire.
Sui punti ancora da chiarire – catena di comando, selezione, addestramento, richiamo, regole di ingaggio – si ipotizza un funzionamento simile a quello della Riserva Selezionata istituita nel 2002 in concomitanza della sospensione della leva obbligatoria, in seguito alla quale sono venute meno una serie di professionalità impiegate nei ranghi, come avvocati, ingegneri, interpreti. Il primo a partire è stato l’Esercito, poi si sono aggiunti Marina, Aeronautica e Carabinieri, ognuno con funzionamenti differenti (specie i Cc perché formano ufficiali di polizia giudiziaria). Il bacino più ampio però rimane l’EI che utilizza un modello mutuato da quello americano seppur con sfumature diverse e alcune imperfezioni.
Si fanno due corsi l’anno dove mediamente partecipano dalle 35 alle 40 persone e si formano ufficiali tra una serie di candidati che sulla carta devono esser laureati o avere specialità professionali specifiche (parlare arabo o cinese ad esempio). Il mese e mezzo di corso è diviso in due moduli che si svolgono alla Scuola di Applicazione di Torino ovvero nella stessa sede dove finisce il percorso di formazione degli ufficiali d’Accademia (ultimo triennio, dopo il biennio a Modena). Cioè si viene specializzati nella formazione militare.
Gli interessati fanno domanda al distretto militare di appartenenza, una volta ammessi al corso ricevono il grado di tenente col quale si svolge il corso praticando materie come geopolitica, addestramento formale, addestramento fisico. Di fatto si riceve un’infarinatura militare perché sebbene in teoria non si vada combattere (l’impiego dei riservisti è volto principalmente alla logistica cioè a far funzionare la macchina bellica), può capitare di dover essere costretti dalle circostanze a farlo, specie quando si vien rimpiatti in teatri come Libano o Afghanistan.
Quello che governa il tutto è il codice dell’ordinamento militare secondo cui se un reparto esprime un’esigenza di profili professionali la invia allo Stato Maggiore Difesa (Sme) che individua un profilo a seconda delle caratteristiche richieste. Una volta selezionato il riservista viene impiegato per un periodo di tempo di sei mesi prolungabile per un totale massimo di un anno meno una settimana.
Lo stesso codice di ordinamento militare disciplina il regime stipendiale sia quello ce regola la sospensione del contratto lavorativo in essere relativo all’occupazione di origine. Il punto ed è qui il primo vulnus, che non di rado avvengono licenziamenti da parte dei datori di chi viene richiamato o si offre volontario come riservista, anche se per legge non lo potrebbero fare. Al punto tale che gli stessi sono disincentivati specialmente ad accettare impieghi all’estero, come spiegano fonti informate a La Stampa. Quindi occorrerebbe oliare il meccanismo per far funzionare la filiera, altrimenti il rischio è di creare disoccupati o reticenti al richiamo. È una cosa di cui bisogna tener conto studiando opportuni meccanismi di collegamento. Altro vulnus è l’addestramento, che a volte causa infortuni o per alcuni soggetti non sufficientemente esaustivo. Al punto tale che necessita di un’attività preventiva attuabile con una selezione più attenta dei candidati riservisti.