Avvenire, 21 giugno 2025
Tra abusivismo e cave illegali sulle coste 28 reati al giorno
Non ci sono solo bandiere blu a segnalare spiagge e mare d’eccellenza sul litorale italiano. Anzi: le coste della penisola – da nord a sud – sempre più spesso diventano vittime di illeciti, violazioni e reati. A mostrare il volto nero della questione ci pensa Legambiente che, come ogni anno, pubblica i primi dati del rapporto Mare Monstrum. L’analisi è impietosa: nel 2024 le violazioni nelle regioni costiere del nostro Paese hanno toccato quota 10.332, in aumento dello 0,7 rispetto all’anno precedente. Significa 28 reati al giorno, più di uno ogni ora.
I reati, lo abbiamo detto, sono molti e pure variegati: secondo le forze dell’ordine e le capitanerie di porto che li hanno accertati grazie a 534mila controlli, si va dall’abusivismo edilizio – con edifici costruiti in zone protette senza autorizzazioni o violando norme paesaggistico-ambientali – alle occupazioni illecite di spiagge e scogliere pubbliche fino all’estrazione di sabbia o pietra da cave fuorilegge.
La Campania si conferma maglia nera: si affacciano sul suo mare 1.840 casi di reati nell’ambito della filiera del cemento illegale, pari al 17,8% del totale nazionale. Il triste primato è confermato anche dal numero di sequestri, che si attestano a 343, delle persone denunciate, 2.073, e di quelle arrestate, che sono “solo” quattro ma ben la metà di quelle fermate in tutta Italia. Al secondo posto per violazioni nel ciclo del cemento troviamo la Puglia con 1.219 reati accertati, seguita da Sicilia e Toscana, rispettivamente con 1.180 e 946 crimini ambientali. Poco più sotto la Calabria che, con 869 reati, completa il quadro e conferma un bilancio pesantissimo in tutte e quattro le regioni a tradizionale presenza mafiosa, nelle quali si concentra quasi la metà dei reati relativi alle diverse filiere del cemento illegale.
Ma quando si parla di danneggiamento di ecosistemi marini, infiltrazione di criminalità organizzata in opere costiere, sfruttamento illegale e costruzioni illecite, non è immune nemmeno il Veneto, che si posiziona al sesto posto della classifica con 746 reati, seguita dal Lazio, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Sardegna. La provincia più colpita è Salerno con 606 reati che, con un aumento del 104,7% rispetto al 2023, supera la provincia di Napoli, che oggi conta 378 reati, e pure quella di Cosenza, Lecce, Bari e Foggia. Tra i dati più impressionati c’è quello della provincia di Chieti: settima nella classifica nazionale con 156 reati, ha fatto registrare un incremento delle infrazioni penali del 167,9% rispetto all’ultima misurazione.
E ad aumentare, nell’anno appena trascorso, sono stati anche gli illeciti amministrativi: ne sono stati accertati 27.960, l’85,6% in più rispetto al passato, che hanno portato a 28.030 sanzioni per un valore di oltre 53 milioni di euro. Capolista in questo elenco è il Lazio che conta 7.089 violazioni, ben più delle 1.100 del 2023.
Complessivamente – anche se sono diminuite le denunce, gli arresti e i sequestri – tra reati e illeciti amministrativi, sono oltre 38mila le infrazioni accertate nel 2024 nel ciclo illegale del cemento, contro le 25.319 del 2023.
«Con le nostre campagne storiche – ha dichiarato il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti – vogliamo promuovere le opportunità delle rinnovabili, del turismo sostenibile e della tutela dei preziosi ecosistemi marini e lacustri e, al tempo stesso, denunciare la morsa del mattone illegale sulle coste, il problema della dispersione dei rifiuti plastici nell’ambiente e i ritardi dell’Italia rispetto al trattamento delle acque reflue, che minaccia non solo la qualità delle acque ma spesso anche il turismo». Il nostro Paese è infatti attualmente sottoposto a quattro procedure di infrazione a livello europeo (e relative sanzioni pecuniarie) per aver violato le norme comunitarie sulle acque reflue. Norme che promettono di farsi ancora più stringenti con l’applicazione pratica della nuova Direttiva europee sugli scarichi, entrata in vigore nel 2025, che estende le zone di applicazione delle regole di depurazione, mira a potenziare il trattamento anche di microplastiche e microinquinanti nonché il riuso delle acque e l’adozione di impianti neutri dal punto di vista delle emissioni. Adeguarsi, però, non è solo un obbligo di legge ma – alla luce anche dell’ennesimo rapporto sconfortante – un passo concreto per migliorare lo stato salute dei mari della Penisola, oggi sempre più minacciati.