la Repubblica, 20 giugno 2025
Intervista a Lucia Ocone
Bisogna concentrarsi quando si parla con Lucia Ocone. Rapida come un furetto, cambia registro, usa mille voci diverse. Quando racconta della sua passione per Anna Marchesini, diventa i personaggi creati dall’artista del Trio: “Era meravigliosa, irraggiungibile. Un talento vero”. Attrice di commedie di successo, spalla della Gialappa’s (la televenditrice Veronika) e di Serena Dandini a Stati generali, quando grazie al Radical shock uccideva il buonismo, complice di Simona Ventura a Quelli che il calcio (con la cinica infermiera Mimma), Ocone è la new entry di una delle serie più attese della prossima stagione di Canale 5, I Cesaroni di Claudio Amendola. Sarà protagonista con il cast dell’evento ospitato sabato a Rimini all’Italian Global Series Festival diretto da Marco Spagnoli e organizzato da APA Associazione Produttori Audiovisivi che si tiene fino al 27 giugno tra la città di Fellini e Riccione.
Ha il ruolo di Livia che aiuterà l’oste Giulio-Claudio Amendola.
“È una donna sopra le righe, esperta di tutto. Con Claudio scherziamo sempre, abbiamo girato insieme I cassamortari, in cui collezionavo vedovi. Sul set dei Cesaroni ci vedevamo all’alba al trucco e Claudio non mi salutava (“Ma Lucia a che ora arriva?), poi, dopo che mi avevano ristrutturato mi accoglieva: “Stamattina dov’eri?”. Una presa in giro continua, abbiamo lo stesso umorismo. Girando aveva una doppia responsabilità: regista e interprete”.
Cominciamo dall’inizio: il debutto a “Non è la Rai”?
“Autostima non altissima da sempre, figuriamoci se pensavo di fare la televisione. Però Non è la Rai mi sembrava fichissimo, guardavo le ragazze in tv e pensavo: queste si divertono un sacco. Siamo partite con una mia amica da Albano Laziale. Venivo dal paese, mi sono ritrovata a fare l’imitazione di Anna Marchesini. Ridevano tutti, mi hanno buttato sul palco. Boncompagni mi disse: hai una vena comica, facciamo la rubrica dove fai la maga. Non avevo un testo, niente. Andavo per associazioni di idee”.
Aveva scoperto di avere un talento.
“Ereditato da papà, che faceva il camionista e raccontava le barzellette. Sono logorroica, come lui. Quando andavamo a fare la spesa attaccava certi bottoni. La comicità, il cazzeggio, la voglia di sdrammatizzare, li ho presi da lui. Io converso con il mondo, in metropolitana faccio certe chiacchierate”.
Sarà stato fiero di avere la figlia attrice, no?
“Assolutamente. Gonfiava il petto, mentre mamma è più riservata, ripete a me e a mia sorella: “Basta che state bene””.
A chi deve dire grazie?
“A me stessa. Vengo da una famiglia molto umile, tutto è troppo grande per noi. Io ho avuto una tigna incredibile, ho frequentato varie scuole di recitazione, ho fatto miliardi di provini e lavori part time. Cameriera nei pub, commessa, animatrice alle feste dei bambini, vestita da Minnie o Cenerentola, promoter nei supermercati”.
Mai tentata di mollare?
“Sono crollata molte volte, sembrava che ce l’avessi fatta e dicevano: “Sei brava, ti faremo sapere”. Ho avuto una grande determinazione poi sono stata anche fortunata, sono certa che ci sono ancora tante attrici bravissime nelle scuole e in giro”.
I suoi personaggi erano sopra le righe, dall’infermiera Mimma, che si affittava i posti letti al policlinico e faceva grigliate “da leccarsi i baffi” con i topi, alla televenditrice Veronika, di una volgarità esilarante. Grande osservatrice?
“Con Mimma esasperavo il cinismo, era una che ne ha viste tante e aveva sviluppato una sua filosofia. Veronika era la donna più volgare d’Europa, all’epoca c’erano televendite e presi spunto da lì. Una truffatrice che riusciva a vendere come oggetti prodigiosi la forchetta o il cucchiaio”.
Si stravolgeva fisicamente.
(Ride) “Ah sì quelle tette giganti che sembravano vere, erano frutto di un gran lavoro con le costumiste. Il bello è che la gente mi diceva: “Quelle tette non sono le tue. E quel culone”. Il sedere era mio”.
Altro che politicamente corretto, il Radical shock la trasformava in un mostro nel programma di Dandini.
“L’avevamo inventato con i miei autori, per evidenziare il finto buonismo nell’aria. se io aiuto una persona anziana, se raccolgo la cacca del mio cane per strada non sono una donna straordinaria. È la normalità, è che c’è un livello di inciviltà e follia. Sui disabili mi scatenavo, la mia migliore amica è sulla carrozzina da quando ha 3 anni, parcheggiano nei posti riservati o sulla rampa. Un menefreghismo assurdo”.
Ha imitato Loretta Goggi, Morgan, Samantha Cristoforetti, Madonna che inciampa nel mantello, e Mina. Che sfida è stata?
“Mina non la volevo fare. L’aveva imitata Loretta in modo straordinario. Così ci inventiamo una nuova versione, in cui non canta, ispirandoci all’ultima immagine: capelli rossi raccolti nella treccia. Avevo molta paiura, trucco semplice. Era in studio e la chiave è la cattiveria, ci siamo immaginati che dall’alto dell’essere Mina, criticasse tutti. E poi però era sempre una mamma: Massimilanooo. Eravamo negli studi di Via Mecenate a Milano, a Extra factor c’era la figlia Benedetta Mazzini. Viene in una pausa: “Mamma come sta?” E Lei: si è divertita tantissimo, te la passo al telefono. Non ho capito più niente”.
Il rapporto con la Gialappa’s?
“Vabbè che meraviglia, ma all’inizio li ho sofferti. Se non li conosci, è dura. Un conto è avere una spalla, un conto interloquire con tre che ti insultano. Tornavo a casa e piangevo, era difficile capire i tempi per non parlargli sopra. Poi è stato amore, ti possono dire qualunque cosa e ridi con loro”.
L’autoironia salva la vita?
“Sicuramente. Ho compiuto da poco 51 anni, non sono tanti ma non sono pochi. Sento l’esigenza di interpretare anche un ruolo drammatico, vengo comunque dal teatro. Vorrei portare in scena qualcosa di personale. I personaggi estremi mi piacciono, non rinnego niente, adoro i ruoli leggeri, mi sono sfogata con i Cesaroni. Ma ho tante cose dentro”.
Fa i conti con l’immagine?
“Sono in continua guerra con me stessa, non ho tempo per litigare col fidanzato perché ancora sto a litiga’ da sola. Non mi importa di apparire, vorrei andare a vivere su un’isola allo stato brado. Invece le donne sono sempre giudicate. Giro con il cane, mi taggano nei selfie per strada e Signore, aiutami. Struccata scapigliata. Vorrei tanto essere una di quelle signore sempre a posto, curate. Se ci fosse una pasticca per cambiare idea, la prenderei”.
Le donne pagano la libertà?
“Mi sembra che il mondo sia impazzito. A un uomo che a 50 non ha figli, chiedono mai: perché? A una donna subito. Può essere una scelta, i figli si fanno da giovani, quando sei incosciente. Forse non hai trovato la persona giusta, forse non li puoi avere”.
L’hanno tirata in ballo sulla maternità?
“Ma tante di quelle volte. Un uomo senza figli è ok, ha fatto carriera. Ci penserà. Noi, sfigate o egoiste. Poi non parliamo dei social, dove ognuno racconta i cavoli propri. Ho l’allergia ai formaggi, stanotte ho vomitato: e allora? È morta pora nonna, sono stata malata da piccola. Si spiattella tutto, e dai al pubblico il permesso di risponderti e criticare. Poi si sa come funziona, è molto più facile giudicare la vita degli altri, che pensare alla propria”.