Sky Tg24 Insider, 18 giugno 2025
Scegliere Pasolini che voleva abolire la maturità
Tipologia A: Analisi e interpretazione di un testo letterario. La più attesa ma anche la più esigente per la memoria dei maturandi e, quindi, la meno scelta. Così è stato anche quest’anno, con l’Appendice I di Pier Paolo Pasolini al penultimo posto tra le preferenze degli studenti, 7,4 per cento, seguita solo dall’estratto del Gattopardo scelto dal 2,3 per cento degli alunni. Tutti gli altri hanno preferito interrogarsi sul “rispetto” e sulla “indignazione come motore dei social network”. Le percentuali non hanno stupito Gianluigi Simonetti, professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Losanna e studioso di Pasolini (a settembre sarà pubblicata una raccolta di scritti giornalistici di Pasolini per il Corriere della Sera curata da Simonetti): “Il motivo è semplice. Almeno quando lo facevo io il liceo, il programma non arrivava a Pasolini. E neppure al secondo Novecento. Potrebbe essere lo stesso per gli studenti di oggi”.
A Gianluigi Simonetti abbiamo chiesto un commento alle tracce della prima prova.
Pasolini era autore di romanzi, drammaturgo, sceneggiatore e regista. Alla Maturità, però, è stato scelto il suo volto poetico, il meno noto. Perché?
Non mi ha stupito la scelta. Intanto, perché il 2025 è un anno pasoliniano: ricorrono i cinquanta anni dalla morte dell’autore. Quindi, la decisione del Ministero era pronosticabile. E poi perché, nonostante i programmi fatichino a sviscerare in classe la poesia del secondo Novecento, ho l’impressione che Pasolini resti lo scrittore più conosciuto dopo Dante in Italia, a livello popolare. A differenza di Dante, però, è poco adatto ai canoni scolastici.
Cioè?
È vero che si tratta di un autore molto popolare, ma i suoi valori sono molto diversi e controversi rispetto a quelli del poeta del Duecento. In politica, Pasolini piace sia alla destra che alla sinistra per motivi diversi e, talvolta, per gli stessi motivi. Quindi, può contare su un apprezzamento trasversale. Ma il suo atteggiamento, anche verso la scuola, era ambivalente. Da un lato, era un bravissimo studente che vinceva i concorsi scolastici e mostrava le medagliette alla madre con orgoglio. Dall’altro, era un autore molto colto che, negli ultimi anni della sua vita, aveva maturato l’idea di abolire la scuola dell’obbligo e la Maturità. Insomma, ha scritto tante cose – forse troppe – e talvolta molto diverse tra loro: è difficile imbrigliarlo in una formula. Se parliamo di poesia, poi, le cose si complicano ancora di più.
Ci aiuti a ricostruire il contesto dell’Appendice I, la poesia proposta all’esame. Quando è stata scritta?
La poesia accompagna Pasolini sempre: dalla giovinezza fino alla maturità e alla morte. E, più che nei suoi drammi o nei suoi romanzi o nei suoi film, i versi tradiscono il suo fortissimo gusto di sperimentare. Detto ciò, quello che mi stupisce è che il Ministero abbia scelto una poesia giovanile, potremmo quasi dire uno dei primi tentativi di scrivere versi. Forse è la poesia meno originale di Pasolini.
Non è convinto della scelta del Ministero?
La trovo strana, perché il Pasolini poeta è stato tante cose diverse: ha scritto epigrammi, ha abbandonato la metrica chiusa e ha scritto poesie che sembrano articoli di giornale. Questa, però, appartiene alla fase meno originale dell’autore. Ma si adatta, va detto, ad alcune esigenze scolastiche. Intanto, è un testo che non pone molte difficoltà di analisi. Ha dei modelli molto evidenti, come Leopardi, più facile da interpretare per uno studente liceale che ha familiarità con quel lessico e con quel metro. Questi elementi, sì, stanno dentro al canone scolastico.
Ancor meno di Pasolini, però, gli studenti hanno compreso Tomasi di Lampedusa. La stupisce che solo uno studente su 50 abbia scelto il Gattopardo?
Intanto, come per Pasolini, vale il fatto che Tomasi di Lampedusa non è un autore molto centrale nel canone scolastico, se non altro per motivi cronologici. Voglio dire, in pochi ci arrivano con il programma. In più, a differenza del caso di Pasolini, la pagina scelta dal Gattopardo è solo apparentemente facile, ma in realtà piuttosto sottile e complessa da analizzare correttamente. Quindi, a parer mio, era una traccia più difficile della prima.
Quali erano le “trappole” di questo brano?
Non presenta particolari problemi linguistici, ma è complessa dal punto di vista psicologico e sociologico.
Ce la spieghi.
A una lettura superficiale, può sembrare la descrizione di una festa con una bella ragazza, figlia di una famiglia borghese, che incontra la migliore aristocrazia siciliana. In realtà, quello che si legge tra le righe è una sorta di incontro-scontro tra due classi sociali che avviene soprattutto attraverso il non detto. La seduzione è più implicita che esplicita. Vale per Angelica che incontra il suo principe, ma anche e soprattutto per l’aristocrazia che è ben contenta di farsi sedurre dalla borghesia. Tutto è ben mediato da battute, profumi, sguardi ed esitazioni. Questo è più complesso da analizzare.
Eppure, il Gattopardo è ben entrato nella cultura pop italiana. Negli anni ’60 con il film di Luchino Visconti e, recentemente, con una serie tv di grande successo. È un’opera che ancora parla agli studenti?
Parliamo di operazioni molto diverse tra loro. Il libro e il film sono molto attratti dal gioco sociale che descrivevo prima e dal sentimento del divenire storico. Sono opere molo pessimiste e antistoriciste. Da quel che capisco, invece, la recente serie tv dà molto spazio alla figura femminile. So che ha avuto molto successo: sicuramente è un adattamento molto sensibile alle questioni di genere, care alle nuove generazioni, ma dà meno spazio alla filosofia della storia e al rapporto tra classi.