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 2025  giugno 19 Giovedì calendario

Zucchero: “Il divorzio poi la depressione. Ma ora sono rinato”

L’overdose, stavolta, è di musica dal vivo. Zucchero riparte con sei show in Italia tra stadi e Circo Massimo a Roma. A settembre 8 concerti all’Arena, dove ormai è di casa (nel 2022 è stato protagonista di 14 show consecutivi). Domani esce la ristampa in diversi formati dell’album del 1995 Spirito DiVino, mentre è appena stato pubblicato il videoclip del duetto con Russell Crowe sul brano Just Breathe dei Pearl Jam.
Non si stanca mai dei concerti?
«Mi sento un po’ ansioso, come all’inizio della mia carriera. C’è sempre un po’ di tensione. Ma c’è questa adrenalina che domina, il live ha preso il sopravvento, mi diverto ancora».
Che periodo era quello di “Spirito DiVino”, che viene ripubblicato in questi giorni?
«Segnava la rinascita dopo un periodo non bello della mia vita privata. Mi ero separato, ero isolato, dopo tanti anni di matrimonio mi mancava la vita familiare. Avevo scrittoMiserere, ma ero profondamente depresso, non volevo più andare in tour. Quel momento terribile è durato tanto.

Quando mi sono trasferito in campagna, nel mulino che avevo comprato, il restauro di quel posto mi ha aiutato a ricostruirmi. Quel disco è figlio del momento in cui ho cominciato a stare di nuovo bene, mi stavo alleggerendo dalla negatività. Lo ricordo come una liberazione».
In “Discover II” ha ricantato “Inner City Blues” di Marvin Gaye.
Che effetto fa pensare a quella canzone simbolo di un’epoca di speranze in un contesto come quello di oggi?
«Gaye aveva intuito le cose che poi sarebbero successe: i mali della società, l’omologazione, il business.
Cercavamo un cambiamento, invece il mondo si è ammalato, è in fin di vita morale. Andare in tour con tutto quello che sta succedendo è difficile: ci sono guerre, bambini e vecchi che muoiono, gente massacrata, è dura far finta di niente. Ma faccio questo mestiere. Pessoa diceva “il poeta è un fingitore”, devo fingere».
A proposito del passato: è vero che i primi tempi le dicevano che doveva somigliare a Riccardo Fogli?
«All’inizio non credevano a quello che volevo fare: soul, blues, mischiato alle cose italiane. Per almeno otto anni mi hanno ripetuto che quella roba lì non era popolare, “la tua voce rauca non funzionerà”.
Se vuoi andare a Sanremo o fare un disco di successo devi avere una voce più pulita, somigliare ai cantanti melodici. Ci ho provato, a Sanremo non è successo niente. Poi mi ribellai, sembrava tutto finito,ma arrivò un discografico che mi diede un’ultima chance. Poi con Donne sono andato all’Ariston, arrivai ultimo ma da lì è partito tutto».
Si vergogna ancora a cantare “Donne”?
«Il testo è bello, coinvolge, ma a 70 anni fare dududu …è un problema mio, sono nato difettoso, giuro che la rifaccio, magari in altro modo».

Tra i tanti artisti che haconosciuto la sua amicizia speciale è con Paul Young, anche lui costretto a affrontare una depressione.
«Con Paul abbiamo fatto tante vacanze insieme con le rispettive famiglie. Poi sua moglie è morta, lui si è trovato con quattro figli e era disperato. Era lo stesso periodo della mia drammatica separazione. Ci siamo consolati a vicenda. Poi siamo usciti da quella fase, abbiamo ricordato i vecchi tempi e mi ha portato I See A Darkness, una canzone che era perfetta per noi, sembrava la nostra storia».
Negli ultimi giorni è venuto fuori il caso dei concerti gonfiati. Molti artisti sono preoccupati per la salute mentale dei colleghi più giovani.
«Quando ho iniziato eravamo aiutati dal fatto che non c‘erano discoteche, social, talent: dovevamo fare la gavetta. Oggi quelli che vengono fuori dai talent, magari fanno un disco in fretta e gli funziona. Ma poi quando devi fare il secondo e il terzo, ci vuole un equilibrio psichico forte, ma con questo mondo così veloce non hai tempo di creare gli anticorpi. I social, poi, generano solitudine.
Provo tanta tenerezza per loro, ci sono artisti che meritano di fare questo mestiere: intravedo talento, ma sono fragili».
Di chi è la voce che la chiama alla fine di “Diamante”?
«Sono le parole che mi diceva mia nonna Diamante quando mi chiamava mentre io giocavo a pallone, in campagna. Quando abbiamo registrato a Modena volevo iniziare con questo ricordo, abbiamo preso una signora anziana e abbiamo registrato la sua voce. Mia nonna mi è sempre mancata, la amavo tanto».