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 2025  giugno 19 Giovedì calendario

“Le ‘lezioni’ di Nino Frassica e l’oratoria di Enrico Vaime”

Il 1990, le Notti magiche del Mondiale italiano. Hai diciannove anni, hai studiato teatro e il regista Mario Donatone ti affida il ruolo della protagonista femminile de Il Berretto a Sonagli di Luigi Pirandello.
“Sono partita con il botto, ritrovandomi sul palcoscenico di fronte a millecinquecento persone. Mi hanno aiutato l’incoscienza dell’età e, forse, anche il mio modo di essere. La leggerezza è l’antidoto contro ansie e paure”.
Federica Cifola, romana del quartiere Trieste, voce limpida, pirandelliana dell’anima: curriculum uno, nessuno e centomila. Teatro (sempre, anche nei momenti più ricchi d’impegni), cinema (Il cosmo sul comò, Buongiorno papà, Forever Young), televisione (Sabato italiano con Pippo Baudo, La Gialappa’s), radio (programmi cult come Black Out con Enrico Vaime e 610 con Lillo e Greg). Creazioni di personaggi, a cominciare da Federica Cifolin, parodia di se stessa. “Parodia è la parola giusta, le imitazioni sono un’altra cosa”.
In tempi di influencer e di carriere costruite con i like, è una notizia chi ha studiato sul serio.
Non voglio fare la boomer, quella che si aggrappa al passato, ma dovrebbe essere così: scuola e gavetta restano l’abc. Ma capisco che i tempi mutano, le tecnologie hanno invaso le nostre vite e c’è qualcosa di buono anche nel nuovo. Non puoi fingere che la realtà dei social non esista. I follower sono l’audience dei nostri anni.
La fonte di ispirazione?
Leggo il giornale nei minimi dettagli, anche le storie più strambe.
Il segreto?
Osservare la vita che scorre.
Tempi duri per l’ironia con questo governo.
L’epoca d’oro fu il berlusconismo. Ogni giorno uno spunto. Una miniera.
Il momento duro?
Il governo tecnico di Mario Monti. Un disastro: calma piatta.
Maurizio Crozza trova ispirazione anche da quelli di oggi.
La satira politica è la sua specialità. È l’unico in Italia che coltiva oggi quel genere e lo fa benissimo. Io mi sento di dire anche altro.
Pirandello, Brecht, poi un giorno Enrico Vaime.
Enrico possedeva una capacità oratoria e di analisi incredibile. Ci capivamo al volo. Si faceva una battuta e improvvisavamo, ma c’era anche molto lavoro.
Un altro feeling?
Alessandro Gassman. Un generoso: dà molto agli altri colleghi.
Lillo e Greg, compagni di un lungo viaggio.
La mia famiglia. Lavoriamo insieme da vent’anni.
Nino Frassica.
Mi ha insegnato a giocare sul non senso. Le parodie sono cominciate con lui.
Serena Dandini.
Con lei ho appreso a scrivere e coltivare la satira.
Quarant’anni fa, Quelli della notte.
La rivoluzione. Ai tempi di Indietro tutta, mettevo la sveglia per seguire il programma. Andavo a letto presto perché il giorno dopo dovevo andare a scuola, ma suonava l’allarme e mi piazzavo di fronte alla tv.
La genialità di Renzo Arbore?
Fare quello che voleva e in cui credeva. Una cultura immensa.
Sportiva?
Sono una camminatrice rigorosa. Non rinuncio mai ai miei sette chilometri quotidiani.
Il tifo calcistico?
Lazio. Del calcio mi piace quello che vedo in campo. Non mi piace il resto.
Guardiamo oltre Roma: Londra o Parigi?
Mmm, scelgo Parigi, anche se riconosco il fascino di Londra.
Una città da scoprire?
New York. M’incuriosisce e mi stimola.
Trent’anni di carriera a tutto campo vissuti con discrezione.
Non ho mai inseguito la visibilità. Forse ho sbagliato, ma io sono così.
I timori?
Sono quelli di chi fa il mio mestiere: perdere il lavoro, ridurre gli impegni, sentirsi fuori contesto.
Elio Germano ha criticato il ministro Giuli: “Vorrei che il ministro si confrontasse con i rappresentanti della nostra categoria, il cinema è in crisi e noi crediamo per grossa responsabilità del ministero della Cultura”.
È importante che ci sia una voce che ci rappresenti, ma deve rappresentare tutti e non solo una cerchia ristretta.