il Giornale, 19 giugno 2025
Codice Salvini: calano morti e feriti
Sei mesi dopo la sua entrata in vigore, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rivendica i risultati del nuovo codice della strada, quello “fortemente voluto dal vice premier Matteo Salvini”, viene sottolineato in una nota. Parliamo della legge che a dicembre aveva innescato una scia di polemiche e proteste soprattutto per la parte relativa ai controlli sulle droghe, con accuse di voler sospendere la patente anche a chi, si diceva, pur lucido alla guida, potesse aver fumato uno spinello fino a una settimana prima del prelievo. Cosa che non è capitata, almeno finora, anche, come vedremo, grazie alle linee guida ministeriali che hanno chiarito come vanno fatti i controlli.
I dati snocciolati dal ministero, evidenziano che in sei mesi, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, c’è stato un calo dell’8,7% di decessi: 55 in meno, da 634 a 579 dell’anno scorso. E del 5,6% di persone ferite, cioè 1.115 in meno, essendo passate da 20.075 a 18.960. E in generale, la riduzione degli incidenti è stata del 4%, cioè 1.423 in meno, essendo passati da 35.209 a 33.786. I dati “confermano inequivocabilmente l’efficacia delle misure volute dal ministro Salvini – rivendicano i senatori della Lega in commissione Trasporti – Numeri che parlano chiaro e dimostrano come le nuove norme stiano salvando vite umane sulle nostre strade”. Quanto ai controlli su alcol e droghe, ci sono state oltre 417mila verifiche con etilometri o precursori con una positività solo dell’1,83% per l’alcol e dello 0,25% per le droghe, “a riprova di come anche le campagne di educazione stradale e prevenzione stiano funzionando. Insomma, è ben chiaro che da un lato ci siano solo le chiacchiere inutili e dall’altro invece ci siano fatti e risultati concreti”, continuano gli esponenti del Carroccio.
Di fronte alle polemiche che erano divampate, per la possibile sospensione della patente a seguito di rilevazione di sostanze anche a distanza di giorni dall’assunzione, ma anche per i casi di chi utilizza cannabis a fini terapeutici, il Mit con il ministero della Salute era corso ai ripari e aveva prodotto delle linee guida per i controlli, diramate a tutte le prefetture. Viene raccomandato infatti agli agenti che “è importante indicare” nel verbale di accertamento “i farmaci eventualmente dichiarati dal soggetto o riportati nella certificazione medica eventualmente esibita ed acquisita dagli organi accertatori attestante una terapia farmacologica”. Perché questo “potrà essere utile per consentire una più completa valutazione e interpretazione dei risultati degli accertamenti tossicologici di secondo livello”.
Quanto a come eseguire gli accertamenti tossicologici, nelle linee guida era stato escluso l’esame delle urine, indicando il solo prelievo salivare. E soprattutto, era stato chiarito per accusare qualcuno occorre accertare che la sostanza assunta “produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida”. Il vademecum aveva infatti precisato che per arrivare alla sospensione della patente deve esserci “uno stretto collegamento tra l’assunzione della sostanza e la guida del veicolo”.
In pratica per essere punibile la condotta deve essere accertato uno stato di alterazione dovuto alla “perdurante influenza della sostanza stupefacente o psicotropa, in grado di esercitare effetti negativi sull’abilità alla guida”. Cioè non basta la semplice positività ma bisogna dimostrare che questa è avvenuta “in un periodo prossimo” alla guida dell’auto.