corriere.it, 18 giugno 2025
Federico Zampaglione: «Vi spiego il meccanismo dei finti concerti sold out, con i biglietti regalati o venduti a 10 euro, ma a pagare e a rimetterci è l’artista ed è così da 30 anni»
In un lungo post su Facebook il leader dei Tiromancino ha ideato un dialogo immaginario, scritto come fosse una sceneggiatura, per raccontare un fenomeno che negli ultimi tempi ha avuto un’impennata spaventosa
Un dialogo fra un artista e un organizzatore di concerti, pensato come fosse una sceneggiatura, per raccontare la brutta storia dei concerti “sold out” pompati ad arte grazie a biglietti gratuiti o venduti sottocosto. Con un lungo post su Facebook scritto – appunto – come fosse il copione di un film, Federico Zampaglione ha voluto scoperchiare il vaso di Pandora di un fenomeno che «vedo accadere da circa 30 anni, con un’impennata spaventosa in tempi recenti» e che va a discapito «di artisti ancora giovani ed inesperti». Tutto parte dal manager di turno che, una volta lusingato l’artista con le parole giuste («dopo il successo virale del tuo singolo, meriti qualcosa di più, dobbiamo fare il grande salto. Bisogna dare un segnale forte, uscire dal mucchio, far capire che tu sei al di sopra dei tuoi colleghi»), lo spinge a intraprendere un tour che dovrà essere «sold out, così scateniamo l’ufficio stampa e ti fanno santo subito!». Ovviamente a organizzare tutto ci pensa il promoter.
«Tu fai il tuo lavoro, mettiti fisso sui social e annuncia trionfante che il tuo sogno finalmente si andrà a coronare, al resto penso io», si legge infatti nel dialogo immaginario ideato dalla voce dei Tiromancino che passa poi a descrivere la dinamica che porta il manager a minacciare di annullare tutto, dopo che la macchina organizzativa si è già messa in moto, perché «non stai vendendo un c***o, lo stadio è semivuoto!». Ed è a quel punto che scatta il meccanismo diabolico. «Annulliamo», suggerisce il promoter, salvo poi assumere un tono più rassicurante e paternalistico per mitigare lo sconforto dell’artista e proporre un’altra soluzione, ovviamente più costosa. «Te lo riempio io lo stadio (o il Forum), ci sono biglietti gratuiti, ad un euro, 10 euro, invitiamo tutti i dipendenti di banche, assicurazioni, aziende a noi vicine, mettiamo biglietti in regalo con la spesa nei supermercati, facciamo contest con influencer, retate nei locali con i biglietti…Insomma fammi fare il mio lavoro».
Tutto bene, quindi? Non proprio, perché alla fine a pagare è l’artista. «Una buona parte dei costi per riempire lo stadio, a ora vuoto, te li accolli tu. Da questo momento in poi tu vai e fai (per anni) solo quello che ti dico io e tutto ciò che guadagni per un buon 85% è mio, perché devo rientrare. Se mai volessi inoltre interrompere il contratto, prima ovviamente mi paghi tutto, oppure resti qui da me e con calma sconti», avverte infatti il manager. Morale della favola, «solletica l’ego di qualcuno (meglio se ingenuo o megalomane), e poi mangiaci sopra a vita», conclude Zampaglione, precisando però che «il post è generico, quindi non riferito a nessuno in particolare ma a una abitudine che, da anni, sta distruggendo il meccanismo dei concerti e molte carriere».