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 2025  giugno 18 Mercoledì calendario

Pier Paolo Pasolini, la traccia A1 della Maturità 2025 sulla poesia senza titolo tratta dall’appendice di «Dal diario» (1943-44)

La poesia di Pier Paolo Pasolini, Appendice I a «Dal diario» (1943-44), in Tutte le poesie – tomo I, a cura di Walter Siti, Mondadori, Milano, 2000 – è uscita fra le tracce della prima prova dell’esame di Maturità 2025. 
Di seguito il commento di Paolo Di Stefano e la traccia completa.
È un Pasolini poco noto, quello proposto. Giovanile e pascoliano, com’è giusto vista la sua passione per il poeta del fanciullino, sul quale nel 1944, studente a Bologna, si accinge a scrivere la tesi di laurea. Un Pasolini intimo che verga diari post-adolescenziali in versi e che ha nell’orecchio, oltre a Pascoli, anche la luna leopardiana e qualche eco montaliana. Versi del periodo friulano ma non in dialetto friulano, contemporanei alle Poesie a Casarsa e alle liriche de L’usignolo della Chiesa Cattolica. È il Pasolini più lontano dal poeta ideologico-politico o dal corsaro degli anni che verranno: un Pasolini poco sorprendente, trasognato e ancora al riparo dalla civiltà moderna che sarà il suo cruccio e la sua condanna.
Siamo nel mezzo di uno scenario naturale. Il motivo della solitudine sulle prime senza scampo sembra non trovare rimedio nella consapevolezza di un’età più matura: immutabilità delle cose intorno e dello stato d’animo del poeta coincidono come in un correlativo oggettivo montaliano (i muri sono un’immagine nota del poeta degli Ossi di seppia). Lo stile piano, descrittivo, discorsivo, privo di preziosismi e di parole «poetiche» si affida al gioco di non coincidenza tra la sintassi, il ritmo e la scansione metrica, con i frequenti (persino troppo sfruttati) enjambement. Due avversative uguali e diverse puntellano la prima metà del componimento. Il Ma del terzo verso annuncia l’immobilità del tempo e del mondo: «non muta / il silenzio e il biancore (…); annotta da millenni / un medesimo mondo». Con il Ma successivo qualcosa di intimo si muove, eppure il cuore non trova un’armonia rispetto alle «mille lune» che si susseguono nelle diverse notti.
Si diceva di Montale. Quando appare davvero amaramente «perfetto» l’inganno della luce variabile, ecco rivelarsi l’occasione. Ecco «farsi nuova la luna» e risuonare nell’aria il «canto antico» dei grilli. Dall’attesa visiva si passa – «all’improvviso» – a una inattesa epifania fonica. È l’epifania che salva, come le «due note» del cuculo che il Montale della Bufera sentirà innalzarsi viaggiando lungo il fiume Llobregat, dal «verde immarcescibile della canfora». Il miracolo si è compiuto mentre tutto sembrava «esausto» e stanco.
Certo, lo stato d’animo del poeta poco più che ventenne, il senso di chiusura e di isolamento, la ricerca di un colloquio con l’altro sono temi che anche i nostri maturandi del 2025 vivono in modo spesso drammatico quando non tragico, forse meno elegiaco di quello pasoliniano. Anche perché se il rispecchiamento che cercava il giovane Pier Paolo era nella natura, oggi il rispecchiamento viene più spesso cercato in un display. Ma non è colpa dell’allegoria.
PROPOSTA A1 
Mi ritrovo in questa stanza 
col volto di ragazzo, e adolescente, 
e ora uomo. Ma intorno a me non muta
il sienzio e il biancore sopra i muri
e l’acque; annotta da millenni,
un medesimo mondo. Ma è mutato
il cuore; e dopo poche notti è stinta 
tutta quella luce che dal cielo
riarde la campagna, e mille lune
non son bastate a illudermi di un tempo 
che veramente fosse mio. Un breve arco 
segna in cielo la luna. Volgo il capo 
e la vedo discesa, e ferma, come 
inesistente nella stanca luce.
E così la rispecchia la campagna 
scura e serena. Credo tutto esausto 
di quel perfetto inganno: ed ecco pare 
farsi nuova la luna, e – all’improvviso -
cantare quieti i grilli il canto antico.
La poesia proposta, priva di titolo, come sovente si riscontra nella vasta produzione poetica di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), è testimonianza del complesso e ricco itinerario letterario che l’autore ha percorso fin dagli anni della sua giovinezza. Questa poesia, composta nei primi anni ’40, rappresenta una riflessione profondamente intima e appare ancora molto lontana dal più noti componimenti civilmente impegnati dell’autore.
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.
    Presenta sinteticamente il contenuto della poesia e individua le figure di stile ricorrenti.
    Individua, mediante riferimenti precisi al testo proposto, la relazione tra la vita della natura e la vita del poeta.
    Quale funzione assume la luna nella riflessione poetica di Pasolini?
    Quale significato può essere attribuito al canto dei grilli che si ode nella quiete notturna?
Interpretazione
In questa poesia l’autore osserva la natura mettendola in relazione con la propria esistenza. Facendo riferimento alla produzione poetica di Pasolini o di altri autori o ad altre forme d’arte a te note, elabora una tua personale riflessione sulle modalità con cui la letteratura e/o altre arti trattano il tema del trascorrere del tempo e della relazione con la natura.