Corriere della Sera, 18 giugno 2025
Braccio di ferro sul terzo mandato. Stop di FI, la Lega chiede più tempo
C’è confusione sotto il cielo della politica. Di idee – contrastanti tra maggioranza e opposizione ma anche nello stesso centrodestra – e perfino di votazioni, visto che ieri su una mozione di Italia viva su ricerca e «fuga dei cervelli» al quale il governo aveva dato parere contrario, tutti i partiti di centrodestra hanno detto sì. Non per convinzione ma, hanno spiegato, per «errore», con l’immediata ironia degli avversari: «Ormai siete ridotti a schiacciare un tasto, senza neanche sapere su cosa».
Ma i nodi veri sono altri, interni soprattutto alla maggioranza. Il primo è quello del terzo mandato per i governatori, che la Lega continua a chiedere (serve una legge), su cui FdI si è dimostrata disponibile ma che vede l’opposizione di FI e Noi moderati. Anche i tempi sono molto stretti: un’ipotesi che circola è che la Lega stessa possa presentare un emendamento in commissione Affari costituzionali a un provvedimento sui consiglieri regionali che si sarebbe dovuto votare ieri, ma sul quale Antonio Tajani ha già detto no: «Presentino quello che vogliono, noi non lo votiamo».
Il provvedimento, su richiesta della Lega, è andato alla prossima settimana, sette giorni in più, tra le proteste dell’opposizione, in tempo eventualmente per permettere un vertice dei leader che possa sbrogliare la matassa, e che potrebbe tenersi domani o venerdì o lunedì prossimo. Sì, perché o si interviene immediatamente, o non ci sono i tempi tecnici per votare una legge, visto che alcune Regioni (tra cui il Veneto, con Zaia che vorrebbe ricandidarsi) devono andare alle urne entro novembre. Quindi, sarebbe una corsa contro il tempo in ogni caso, ma con un accordo di ferro tra i leader (e magari un rinvio delle Regionali a inizio del prossimo anno) l’intesa potrebbe trovarsi.
L’emendamento
Ma su cosa? L’unica possibilità è che ci sia un patto forte sulle candidature non solo delle Regioni ma anche delle città al voto. FdI potrebbe lasciare in Veneto Zaia (ed eventualmente Fedriga in Friuli-Venezia Giulia e Fugatti in Trentino), ma non Fontana per un terzo mandato in Lombardia, dove pretende un proprio candidato. FI potrebbe essere «risarcita» con candidature in città come Verona (Tosi) e Venezia e soprattutto Milano, dove potrebbe anche correre un candidato di area civico o un centrista (Lupi?). E non solo: anche provvedimenti che FI chiede da tempo, come la riduzione dell’Irpef, potrebbero ammorbidire le parti. Insomma, trattare si può, ma va fatto in fretta. E tra le proteste dell’opposizione. Durissimo il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, secondo il quale «quello che sta avvenendo in commissione è inaccettabile», è «la summa dell’avventurismo e dello scarso rispetto di questa destra per le istituzioni», è «una provocazione» rispetto alla quale «il nostro no al terzo mandato è e resta netto». Anche perché, va ricordato, la leader del Pd Schlein ha già detto no all’ipotesi che De Luca possa ricandidarsi, e non ha interesse a spalancargli la strada.
Intanto altri due provvedimenti di riforme stanno per far litigare duramente maggioranza e opposizione. Il primo è la separazione delle carriere, che approda oggi al Senato dopo l’approvazione alla Camera (senza relatore, perché l’esame in commissione si è interrotto) sul quale il centrosinistra è pronto a una battaglia durissima. Il secondo è il premierato, il cui esame in commissione alla Camera è ripreso ieri.