La Stampa, 18 giugno 2025
Una legge sul fine vita c’è il via libera del Vaticano Meloni: ogni esistenza è sacra
All’uscita dalla commemorazione dell’apostolo “pro life” don Oreste Benzi (due ore a Villa Madama con il vicepremier Antonio Tajani) il cardinale Pietro Parolin dice sì a una legge sul fine vita. Disco verde della Santa Sede a «legiferare salvaguardando la dignità umana». Aggiunge il segretario di Stato vaticano: «Sulla regolamentazione del fine vita ci sono tante proposte, noi speriamo veramente che qualunque soluzione, qualunque decisione venga presa, sia a salvaguardia della dignità umana».
In un messaggio inviato al “Festival dell’umano tutto intero” Giorgia Meloni cita Karol Wojtyla e, «nella coscienza delle proprie fragilità», esorta a «difendere e custodire la vita che è sacra» senza «manipolarla o sentirsene padrone». È questo, secondo la premier, il compito di «chi è chiamato a ricoprire incarichi politici e istituzionali» al di fuori dalla «sterile ideologia». Il testo, atteso ieri in Senato, ancora non c’è.
«Sul fine vita stiamo chiudendo, entro il 17 luglio andiamo in Aula», assicura la presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, in quota Lega. La maggioranza si è presa dunque un mese di tempo per limare un articolato che, assicurano i partiti di Governo, terrà conto di quanto espresso più volte dalla Corte Costituzionale. Ossia dei quattro requisiti che danno diritto a porre fine alle proprie sofferenze: la capacità del paziente di autodeterminarsi, l’essere affetto da una malattia irreversibile, l’essere mantenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, l’aver richiesto liberamente e reiteratamente la possibilità di ricorrere al suicidio assistito. Intorno a questi capisaldi, la maggioranza in Comitato ristretto al Senato ieri ha fissato altri tre paletti che, a parere dell’opposizione, rischiano di rendere quel diritto difficilmente esigibile. Il primo paletto è che a decidere sarà un Comitato etico. «Non è una norma che parte dal diritto a morire ma da un comitato che aiuti a capire quando e come si può procedere», spiega sempre la Bongiorno.
Ma già su questo la minoranza storce il naso, con il senatore Pd Alfredo Bazoli, autore di una proposta in materia, che controbatte: «Semmai servirebbe un comitato clinico diffuso nei territori anziché accentrato a livello nazionale, perché lo Stato non può trasformarsi nel censore che decide il destino dei singoli individui». Il secondo paletto è che prima del suicidio assistito devono essere garantite le cure palliative. Per la vicepresidente del Senato, la pentastellata Domenica Castellone, è però una strada difficilmente percorribile: «Sia perché la rete di cure palliative non è presente ovunque, sia perché alcune patologie, come quelle neurovegetative, non ne trarrebbero alcun beneficio, costringendo i pazienti a vivere comunque attaccati alle macchine». Il terzo paletto lo spiega il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri: «Siamo contrari a inserire nei Lea – ossia nell’elenco delle prestazioni rimborsate dal Ssn – l’eventuale assistenza al fine vita». Questione che fa insorgere l’opposizione, che con Bazoli e Ilaria Cucchi (Avs) parla di «privatizzazione inaccettabile delle procedure» e di mancato rispetto di quanto affermato dalla Consulta, «che affida il ruolo di supervisione e controllo al Ssn, anziché al mercato». Aggiunge il segretario di +Europa Riccardo Magi: «Sul fine vita la maggioranza, sentito il Vaticano, trova un accordo che rappresenta una umiliazione per le persone che soffrono, le loro famiglie e tutti coloro i quali chiedono una legge chiara, che segua le indicazioni della Consulta. Un testo che fa felici i pro-vita e i bigotti di ogni ordine e grado. Un comitato etico di nomina governativa decide sul corpo delle persone malate, che poi però, per mettere fine alle proprie sofferenze, devono arrangiarsi e rivolgersi a una struttura privata». In contemporanea con il faccia a faccia tra Parolin e Tajani, Leone XVI ha ricevuto per la prima volta i vescovi italiani alle prese con «nuove sfide». E ha dato indicazioni di metodo alla Cei «luogo di confronto e di sintesi sul le tematiche più rilevanti per il bene comune».
Per «calarsi nelle situazioni umane» non servono «strappi ma scelte coraggiose». La «responsabilità concreta» richiede «iniziative di mediazione» e «opportunità di incontro». Appunto ci sono «sfide che interpellano il rispetto per la dignità della persona umana», come le «biotecnologie» e «la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata». Senza «una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità e nella sua vulnerabilità – l’etica si riduce a codice». Il Pontefice raccomanda di «coltivare la cultura del dialogo» perché «solo dove c’è ascolto può nascere comunione». Quindi «non abbiate timore di scelte coraggiose. Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi». A nome dell’episcopato il cardinale Matteo Zuppi ha rinnovato l’impegno a «testimoniare Gesù con il linguaggio della vita e della misericordia, senza maschere di potere, immagine o denaro». Con la vicinanza «agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti». Senza paura di «innovare con libertà» affinché nella Chiesa «tutti si sentano a casa».