La Stampa, 18 giugno 2025
L’ira di Xi contro Trump: "Butta benzina sul fuoco"
La Cina entra, per ora solo a parole, nella guerra in Medio Oriente. Dopo aver già condannato a più riprese gli attacchi di Israele e assicurato sostegno all’Iran nella «difesa dei suoi legittimi diritti e interessi», l’obiettivo si sposta sugli Stati Uniti. «Alimentare il fuoco, gettare benzina, minacciare e aumentare le pressione non farà altro che intensificare e ampliare il conflitto», ha detto ieri un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, in merito all’invito di Trump a evacuare Teheran. La stessa formula utilizzata per la guerra in Ucraina, su cui la Cina addossa le responsabilità alla «mentalità da Guerra fredda» di Usa e Nato. Ieri, il Cremlino ha sottolineato: «Gli attacchi di Israele sspingono il mondo verso un disastro nucleare». Il post del presidente americano è diventato virale, utilizzato come “prova” che non è il peacemaker che dice di essere. Anzi, sarebbe proprio la Casa Bianca a facilitare il conflitto sostenendo Israele. Nel corso della giornata, è intervenuto per la prima volta anche Xi Jinping. Presiedendo il secondo summit coi Paesi dell’Asia centrale ad Astana (Kazakistan), il presidente cinese si è opposto alle azioni di Israele, parlando di «violazione di sovranità, sicurezza e integrità territoriale». Per poi dirsi pronto «a lavorare per contribuire alla pace». Assai difficile che diventi un mediatore. Nonostante i contatti diplomatici degli ultimi giorni, le relazioni tra Cina e Israele sono assai peggiorate dopo gli attacchi di Hamas e i bombardamenti su Gaza. Pechino sostiene la soluzione dei due Stati e si è persino proposta come «portavoce dei Paesi musulmani», alzando il tiro delle ambizioni diplomatiche dopo aver favorito nel 2023 il riavvio delle relazioni tra Arabia Saudita e Iran, storico alleato regionale e tra i principali fornitori di petrolio della Cina. Pechino teme che la guerra comprometta il regime degli Ayatollah, minacciando i suoi investimenti e cambiando gli equilibri di una regione chiave per i suoi interessi economici e strategici. Allo stesso tempo, c’è anche un’opportunità: un eventuale coinvolgimento degli Usa darebbe più spazio di manovra alla Cina in Asia. Washington ha già spostato diversi mezzi militari dal Pacifico al Medio Oriente, da ultima la portaerei Nimitz. Da Astana, Xi ha intanto continuato la sua espansione verso il tradizionale “giardino di casa” di Putin, siglando con le cinque repubbliche ex sovietiche degli -stan decine di intese commerciali e un ambizioso “trattato di amicizia eterno”.