ilmessaggero.it, 18 giugno 2025
Sigarette, aumento fino a un euro in più a pacchetto: la strategia della Commissione europea per disincentivare i fumatori
Una nuova strategia per disincentivare il consumo di tabacco: la Commissione Europea sta valutando di aumentare il costo delle sigarette fino al 1000 per cento. A riportare la notizia Il Sole 24 Ore secondo cui la Commissione (in particolare del Commissario olandese Wopke Hoekstra) prevede una revisione della Direttiva sulle accise del tabacco (Ted). La decisione porterebbe ad aumenti significativi sia della tassazione sia dei prezzi di vendita al pubblico per sigarette, sigarette elettroniche, sigari, tabacco riscaldato, tabacco da arrotolare e bustine di nicotina.
I possibili maxi aumenti
Un primo lavoro di revisione della direttiva fu fatto nel 2022, ma le modifiche non furono mai approvate. Oggi la proposta mette in campo misure molto più decise: per alcuni Paesi la tassazione delle sigarette aumenterebbe del 139%, quella dei tabacchi trinciati per le sigarette fai da te del 258%. Ancora più drastico l’aumento previsto per i sigari, con un +1090 per cento. E la Commissione non ammette deroghe tanto che la stangata allo studio si abbatterà anche sui prodotti di nuova generazione (tabacco riscaldato, sigarette elettroniche, bustine di nicotina), inclusi quelli realizzati in Italia.
La revisione: quanto costerà ai fumatori italiani
I consumatori italiani potrebbero spendere un euro in più a pacchetto, pari a oltre il 20% sia nel caso delle sigarette sia per i prodotti a tabacco riscaldato. Un aumento che i fumatori italiani nel non hanno mai sostenuto nel nostro Paese e che contrasta con le posizioni più volte espresse dai politici italiani. Il governo italiano ha una linea molto diversa da quella della Commissione europea su questo dossier. A metà maggio scorso il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, si era confrontato a Bruxelles con il commissario Hoekstra, chiedendo di salvaguardare gli investimenti importanti in Italia nel settore del tabacco. L’idea del governo italiano è quella di mantenere una tassazione in grado di assicurare la tenuta delle filiere nazionali e dei posti di lavoro in Italia senza gravare sui consumatori.
L’aumento delle accise e l’impatto sulla domanda
Secondo la gran parte della letteratura scientifica l’aumento della tassazione sul tabacco è una misura capace di contrastare il tabagismo: genera infatti diminuzioni della domanda di tabacco e del consumo. Lo evidenzia una revisione della letteratura sugli impatti delle politiche di tassazione dei prodotti del tabacco, condotta da CERGAS SDA Bocconi per la Fondazione Umberto Veronesi ETS.
Diverse ricerche condotte negli ultimi venti anni mostrano che un aumento del prezzo del 10% possono corrispondere effetti di rilevante grandezza:
Domanda di tabacco: -5,4%
Domanda di sigari: -8,3%
Domanda di sigarette elettroniche: -18%
Fumatori: -1,3%/2,4%
Consumo individuale dei giovani: -3,3%/7,3
Più tasse su sigarette: bene per la salute
Negli Stati Uniti è stata osservata una correlazione tra l’aumento della tassazione sul tabacco e la riduzione non della sola mortalità per tumore, ma anche della mortalità generale e di quella infantile.
Il 50% degli studi che si occupa degli effetti sull’equità evidenzia benefici superiori nei gruppi di status socio-economico più basso (per istruzione e reddito). Negli Stati Uniti, per esempio, è stato osservato che l’aumento di $1 del prezzo del pacchetto genera effetti doppi sul gruppo a più bassa istruzione rispetto al campione generale (numero di fumatori -1% vs. -0,5%; riduzione del consumo quotidiano di sigarette -0,62 vs. -0,32). Il 10% degli studi arriva a conclusioni opposte, il 40% presenta un’evidenza mista.
Gli effetti sui giovani sono più forti che sul resto della popolazione, secondo il 57% degli studi. Nel 29% dei casi si osserva, invece, un effetto più debole.
L’aumento può agevolare il mercato illegale?
La revisione della letteratura attenua la preoccupazione che un aumento della tassazione possa incentivare il commercio illegale di sigarette. Si è, infatti, osservato che il prezzo del tabacco illegale tende a seguire quello del tabacco legale, tanto che a un aumento delle accise è seguita, in alcuni casi e specificamente in Australia e Vietnam, una diminuzione delle vendite di sigarette di contrabbando.
«Nell’esaminare l’evidenza scientifica sugli impatti delle politiche di tassazione del tabacco», dice la direttrice del centro di ricerche, Amelia Compagni, «è emerso che, rispetto ad altri Paesi europei, l’Italia è stato fino ad ora timida nell’applicare queste politiche. Abbiamo applicato incrementi modesti delle accise senza un chiaro obiettivo di salute pubblica. Eppure l’evidenza che queste politiche possano far diminuire il consumo di tabacco è molto solida e l’evidenza che questo porti a benefici in termine di salute e anni di vita guadagnati comincia ad accumularsi».
L’introduzione di un innovativo quadro fiscale stabile, introdotto dall’attuale governo, d’altro canto, ha contribuito a ridurre il traffico illecito delle sigarette (1,8% in Italia contro una media europea di circa il 10%), rendendo il nostro Paese un modello virtuoso in Europa. Percentuali nettamente più alte si sono registrate in Paesi come Francia (38%) e Olanda (dove i consumi illeciti sono raddoppiati nell’ultimo anno) che negli ultimi anni, in linea con l’approccio della Commissione, hanno invece incrementato considerevolmente la tassazione dei prodotti del tabacco e della nicotina.
Gli aumenti previsti, inoltre, si presenterebbero solo in alcuni Paese dell’Unione europea: in Olanda, patria del Commissario Hoekstra, per esempio, i livelli di tassazione resterebbero invariati.
L’nflazione e l’export: rischio concreto?
La Commissione europea stima, in via prudenziale, che i soli incrementi prospettati per la tassazione dei prodotti del tabacco e della nicotina farebbe salire l’inflazione di oltre mezzo punto percentuale, in controtendenza con misure che al contrario puntano a scongiurare ulteriori fiammate sui prezzi al consumo. La proposta, poi, impatterebbe anche sulle filiere produttive e agricole che negli ultimi anni hanno avuto un ruolo essenziale per l’occupazione.
Resta da chiarire inoltre l’effetto sulle esportazioni. L’Italia, infatti, esporta prodotti del tabacco riscaldato Made in Italy per un valore complessivo di quasi due miliardi di euro all’anno (di cui oltre 800 milioni in Europa): ciò significa che se la tassazione aumenta, potrebbe essere a rischio anche l’export.