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 2025  giugno 17 Martedì calendario

Orologi, cappellini, telefoni: così Donald Trump sta diventando un marchio

Avete presente il cappellino rosso diventato icona del movimento MAGA (Make America Great Again)? Lo si può acquistare, per 55 dollari, sul sito “trumpstore”, l’eCommerce della “The Trump Organization”. La stessa società che da qualche ora ha lanciato anche il primo telefonino a marchio Trump. E che da anni gestisce un impero. Una holding a gestione familiare – con un fatturato annuo stimato dall’agenzia Reuters in 600milioni di dollari – guidata e controllata in prima persona da Donald Trump e dai suoi figli. Un’azienda che sta seguendo un modello di business abbastanza unico nel suo genere: brandizzare il Presidente degli Stati Uniti d’America, sfruttandone la visibilità per rafforzare un marchio che porta il suo nome.
Il business della Trump Organization spazia da grattacieli e hotel a campi da golf, media, prodotti di consumo e persino progetti legati a criptovalute e telecomunicazioni. Il filo conduttore resta uno: Trump, un nome (anzi, un cognome), un marchio. Anche a costo di confondere i confini tra affari privati e incarico pubblico.
Imprenditore Vero
L’esempio del cappellino rosso è emblematico: migliaia di sostenitori politici di Trump lo indossano durante gli eventi a cui partecipa il Tycoon. Impossibile stimare quanti di quei cappellini arrivino dall’eCommerce della famiglia Trump, e gli eventuali ricavi. Ma il legame fra politica e marketing è netto. E qualche dato finanziario, è emerso proprio nelle ultime ore.
Secondo l’annual financial disclosure form depositato da Trump qualche giorno fa, e visionato dall’agenzia Reuters, il presidente USA ha dichiarato di aver ricavato più di 600 milioni di dollari da criptovalute, golf club, licenze e altre iniziative.
Lo stesso documento mostra che l’investimento del presidente nel settore delle criptovalute ha contribuito in modo sostanziale al suo patrimonio, ma ha anche dichiarato ingenti commissioni derivanti da sviluppi e ricavi derivanti dalle sue altre attività. Complessivamente, il presidente ha dichiarato un patrimonio di almeno 1,6 miliardi di dollari, secondo un calcolo di Reuters.
E sebbene Trump abbia dichiarato di aver affidato le sue attività a un fondo fiduciario gestito dai suoi figli, le rivelazioni dimostrano come i redditi provenienti da tali fonti vadano in ultima analisi al presidente, cosa che lo ha esposto ad accuse di conflitto di interessi.
Solo la meme coin lanciata in concomitanza con il ritorno alla casa bianca del tycoon, la famosa $TRUMP, ha fruttato circa 320 milioni di dollari in commissioni, anche se non è noto pubblicamente come tale importo sia stato suddiviso tra un’entità controllata da Trump e i suoi partner. La stessa meme coin, va ricordato, ha prodotto perdite per oltre 2 miliardi di dollari a circa 800mila investitori.
Ma la brandizzazione del presidente USA è molto vasta. E ha un business di portata globale. Nel documento visionato da Reuters sono segnate diverse operazioni: 5 milioni di dollari da licenze per un progetto in Vietnam, 10 milioni da un’iniziativa in India, e quasi 16 milioni da un progetto di sviluppo a Dubai.

Il presidente ha incassato royalties anche da prodotti di merchandising: 1,3 milioni dalla Greenwood Bible (definita “l’unica Bibbia ufficialmente approvata da Lee Greenwood e dal presidente Trump”), 2,8 milioni da Trump Watches (la linea di orologi lanciata circa un anno fa, che però è esterna alle sue organizzazioni) e 2,5 milioni da profumi e sneaker a marchio Trump.
Non mancano i proventi dalle NFT: Trump ha incassato 1,16 milioni di dollari dai suoi “digital trading cards”, mentre Melania Trump ha guadagnato circa 216.700 dollari da una collezione NFT a suo nome.


Insomma, montagne di denaro generate anche dall’esposizione e dal posizionamento di Trump. Il tutto mentre un progetto telefonico (con tanto di smartphone, Sim, piano dati e tutto il resto) è stato appena lanciato ed è pronto a competere con gli altri marchi negli Stati Uniti.
Un intreccio fra politica e marketing che trasforma un presidente in un brand, col gli elettori che si trasformano in clienti.