Corriere della Sera, 17 giugno 2025
Terzo mandato, Salvini punge FI: "chi cita Hitler e Mussolini sbaglia"
«Citare Hitler o Mussolini a proposito della democrazia italiana del 2025 mi sembra curioso o sbagliato. La posizione della Lega è nota, una legge si può approvare in fretta». Matteo Salvini, ieri mattina a Rtl 102.5, ci è tornato sopra. La settimana scorsa Antonio Tajani aveva parlato dei due dittatori in relazione al terzo mandato per i governatori: per dire che non necessariamente la volontà dei cittadini porta sempre alle scelte migliori.
Da ieri, peraltro, la volontà è meno certa. Un sondaggio Youtrend realizzato per Sky Tg24 dice che il 48% degli intervistati è per mantenere il limite ai due mandati. Mentre solo il 38% del campione sostiene che il tetto vada cancellato. Ma al di là della volontà popolare, il quadro è curioso. Salvini e Tajani non perdono occasione per il battibecco. Eppure, la premessa necessaria alla ricandidabilità era stata definita l’altro giorno da Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia: «Una proposta seria e concreta da parte delle regioni o di un alleato come la Lega».
Il ministro Roberto Calderoli ha ricevuto dal Consiglio federale leghista il mandato per studiare la situazione. È dunque lui il capo sherpa della Lega al tavolo che dovrebbe preparare il terreno al dialogo tra i leader, che intanto però continuano a pungersi. Sull’argomento Calderoli non si fa scucire una sillaba, ma da Forza Italia il portavoce Raffaele Nevi ritiene che «se proprio dobbiamo fare un tavolo urgente, ci interessa che si parli di argomenti che interessano i cittadini, ovvero la riduzione delle tasse».
Mentre la Conferenza delle Regioni, che il mese scorso a Venezia aveva approvato un documento non fiammeggiante sull’argomento (auspicava il «doveroso approfondimento» sulla materia) domani tornerà a riunirsi e ad esaminare la questione. Ma nessuno si aspetta che dal cilindro balzi fuori il coniglio. Perché è il momento della «volontà politica», sacrale quasi come quella popolare. Il fatto è che i tempi sono ormai quasi scaduti. Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia andranno tutte al voto nei prossimi mesi. Le Marche probabilmente già a settembre. Significa liste elettorali pronte subito dopo Ferragosto, o giù di lì. Un progetto di legge per cambiare il limite al terzo mandato pare ormai fuori tempo. E dunque si continua a ragionare su un decreto «veicolo» per il provvedimento. Quello sul ritorno all’elezione diretta è «un campo minato», quello sul mantenimento del numero di assessori e consiglieri alle Regioni che hanno subito un calo di residenti è, secondo un leghista, «al centro di un accordo con Pd e M5S, se ci finisse dentro il terzo mandato tutto tornerebbe in mare altissimo». Mentre il decreto per cambiare le regole dei ballottaggi resta un percorso impervio.
E così, la Liga veneta ieri ha riunito il suo direttivo per chiedere fatti certi sulle elezioni (data considerata probabile il 16 novembre) entro l’inizio di luglio: «I veneti sono abituati a correre e a lavorare. Il miglior modo per rispettarli è dare loro le risposte che attendono dalla politica con puntualità».
Matteo Salvini, però, non lascia cadere i temi di frizione con Forza Italia: «Pace fiscale e taglio Irpef possono andare insieme. E c’è da aumentare la soglia della flat tax». Ma anche sulla politica estera. Con un nuovo no all’euro piano per il riarmo già criticato più volte in passato: «Solo una scusa per indebitarci e comprare armi o missili in Francia e Germania. Eserciti europei e debiti comuni europei da centinaia di miliardi per comprare armi nei prossimi vent’anni non servono né a noi né a nessuno nel mondo».