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 2025  giugno 16 Lunedì calendario

Corsica. Bruchi parassiti hanno distrutto 25mila ettari di foreste. “Sembrano divorate dalle fiamme”

È allarme parassiti nelle foreste dell’isola di Bonaparte. A metà giugno, i bruchi della falena del bombice dispari (lymantria dispar) hanno già divorato 20mila ettari di boschi, da aggiungersi ai 5mila annientati nell’estate scorsa. Ben noto nell’isola, il fenomeno, aggravato dal progressivo aumento delle temperature medie e della durata della stagione calda, provoca un effetto quasi infernale nei villaggi colpiti, dove tutto sembra essere stato incendiato. “Per le autorità pubbliche non è grave, ma per noi è una catastrofe”, ha dichiarato all’agenzia di stampa France Presse Jean-Marie Casamarta, 49 anni, proprietario della pensione “Zella” a Guitera-les-Bains, villaggio rinomato per le sue acque calde sulfuree: “Mi sento come nel Signore degli Anelli, quando uccidono dieci orchi e ne arrivano cento!”.
Perché niente funziona: “Ne ho uccisi (bruchi n. d. r.) migliaia, li ho rastrellati, bruciati, annegati, ho usato insetticidi biologici e ho chiamato due volte un’azienda specializzata, per un totale di 1.700 euro, il che ha salvato la stagione, ma continuano a tornare”, spiega.
Come incendi boschivi
Isolata nella foresta, la casa è il cuore dell’azienda agricola di famiglia, tra 150 maiali, un caseificio, querce secolari e, ovunque, bruchi pelosissimi lunghi pochi centimetri – brughi, in lingua corsa – che hanno trasformato le colline boscose, rendendole grigio-marroni, come carbonizzate.
"La prima cosa che ho pensato è stata che la valle fosse bruciata, tipo 40 anni fa”, racconta Ernest Albucker, unì 70enne in vacanza in Corsica, l’isola mediterranea più boscosa con 550.000 ettari di foresta, pari al 58% del territorio, secondo l’Ufficio Forestale Nazionale.
"Le strade sono marroni”, macchiate da migliaia di bruchi schiacciati, dice Serkan Aksin, un motociclista gallese di 47 anni di Cardiff, sorpreso da questo insolito paesaggio monocromatico e “dall’odore pungente”. Visivamente impressionante, questa invasione rimane un fenomeno naturale ben noto nell’estremo sud dell’isola, dove dura da fine aprile a luglio, quando i bruchi diventano farfalle.
Prefettura: “Cicli quadriennali”
La prefettura della Corsica cerca di rassicurare, specificando che “i cicli di infestazione durano dai due ai quattro anni, con un periodo di latenza dai sei ai dodici anni tra ogni ciclo”. “Le popolazioni di bruchi si regoleranno naturalmente da metà giugno”, con “la riduzione delle risorse alimentari e l’aumento dei predatori, in particolare uccelli”, spiega la prefettura. attribuendo l’entità del fenomeno “alle recenti alte temperature” e sottolineando che, sebbene “indebolisca necessariamente gli alberi colpiti”, non li uccide.
Questo è il secondo anno dell’epidemia, che, nel 2024, ha colpito 5mila ettari di foresta. Quest’anno siamo già a quota 20mila ettari, come ha spiegato Orso Cerati, uno dei sei osservatori insulari del Dipartimento di Salute Forestale (Dsf). “Li sentiamo mangiare tra le foglie”, ha sottolineato l’esperto.
"Sono ovunque, persino nei camini”
"Psicologicamente, è dura, è una battaglia quotidiana e abbiamo perso clienti. Alcuni escursionisti hanno annullato”, ha sottolineato Casamarta, “arrabbiati con le autorità”. A differenza della cugina processionaria, il bruco della lymantria “non ha peli urticanti”, ha osservato la prefettura, sebbene diversi abitanti del villaggio, tra cui Casamarta, affermino, con foto a supporto delle loro affermazioni, di aver sviluppato chiazze rosse.
"È insopportabile. Dalle sei del mattino spazziamo le terrazze e le facciate. Ce n’è ovunque, persino nel camino. Viviamo in casa, non abbiamo scelta”, racconta Juliette Giannotti, una postina di 54 anni, nella sua abitazione di Guitera. “In 50 anni, non ho mai visto niente del genere”.
Da metà luglio, gli alberi divorati, principalmente querce, ricominceranno a germogliare, conclude Cerati. Ma questo è ad alto consumo energetico e ridurrà la produzione di ghiande.