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 2025  giugno 16 Lunedì calendario

“Quello non è Rubens”, giallo alla National Gallery di Londra

La National Gallery ha pagato due milioni e mezzo di sterline per un quadro di Rubens che è un falso? La domanda non è nuova, ma è emerso un ulteriore indizio che mette in dubbio l’autenticità dell’opera esposta dal celebre museo londinese. Si tratta di Sansone e Dalila, una classica raffigurazione biblica che il grande artista fiammingo avrebbe dipinto nel 1609. Acquistata a un’asta di Christie’s nel 1982 per una considerevole cifra, è diventata uno dei gioielli della pinacoteca di Trafalgar Square. Sono tuttavia più di quarant’anni che gli esperti dibattono se sia frutto delle pennellate di Peter Paul Rubens o un clamoroso caso di falsificazione.
Finora la discussione era concentrata sulle immagini: un tratto troppo moderno, secondo alcuni accademici, una grandeur poco caratteristica dell’autore, tonalità di colore eccessive. Christopher Wright, uno dei maggiori conoscitori della pittura del diciassettesimo secolo, ha dichiarato senza mezzi termini: «Tutti i miei istinti mi dicono che questo non è un quadro del Seicento». E Michael Daly, direttore di Art Watch Uk, lo definisce «il più grande scandalo nel mondo dei musei, una cospirazione che sminuisce la reputazione di Rubens».
A offrire nuove munizioni alla teoria di un complotto contribuisce ora un’intervista del Guardian di Londra a Christopher Brown, ex curatore delle collezioni fiamminga e olandese alla National Gallery, il quale richiama l’attenzione non sul davanti del dipinto, ma sul retro, sostenendo che il quadro, una volta acquistato dal museo, è stato per così dire incollato a un pannello più recente per dargli maggiore solidità. Ma era questo il vero scopo? Fissando l’opera a una base diversa, la National Gallery avrebbe cancellato ogni datazione, timbro o traccia del pannello originale. Se la data di fabbricazione di quest’ultimo fosse risultata posteriore al 1609, sarebbe stata la prova che il quadro non è di Rubens.
Come in un giallo si può immaginare qualcuno nel prestigioso museo che, scoprendo di avere comprato un falso, per di più per due milioni e mezzo di sterline, ordina di attaccarlo a un nuovo pannello, occulta la prova dell’errore e impedisce ogni futura indagine. A insospettire ulteriormente i teorici della cospirazione è il fatto che, quando il Guardian ha chiesto una reazione della National Gallery (oggi diretta dall’italo-britannico Gabriele Finaldi), il museo ha categoricamente smentito che il nuovo pannello sia stato aggiunto dopo l’acquisto e l’ex curatore Brown ha immediatamente ritirato le proprie parole, uniformandosi alla versione della National.

Ultimo particolare: il quadro fu trovato e attribuito a Rubens nel 1929 da Ludwig Burchard, uno storico tedesco, risultato coinvolto, dopo la morte nel 1960, in numerose false attribuzioni di opere a scopo di ricavarne un profitto, inclusi 75 dipinti da lui attribuiti a Rubens e poi risultati falsi. Un fatto è un fatto, diceva Agatha Christie, due possono essere una coincidenza, tre sono una prova. Ma in mancanza di quella che gli investigatori chiamano a smoking gun, una pistola fumante, potrebbe essere difficile arrivare alla soluzione di questa storia.