lastampa.it, 16 giugno 2025
La corsa nucleare di Pechino, Xi amplia l’arsenale a ritmi record: “Cento testate in più all’anno”
«Il più veloce al mondo». È il ritmo con cui la Cina sta ampliando il suo arsenale nucleare, tra le potenze che hanno già a disposizione l’atomica. Secondo l’ultimo rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), dal 2023 la Repubblica popolare ha aggiunto 100 testate in più al suo arsenale nucleare all’anno. Oggi ne possiede almeno 600 e si prevede che tale numero «continuerà a crescere nel prossimo decennio». Il rapporto afferma inoltre che a gennaio erano stati completati o quasi circa 350 nuovi silos per missili balistici intercontinentali (ICBM) in tre grandi aree desertiche nel nord e in tre aree montuose a est, che se riempiti con vettori a testata singola, darebbero a Pechino la capacità di schierare circa 650 testate entro il prossimo decennio, ma questo numero potrebbe salire a oltre 1200 nel caso di missili a testata multipla. Entro il 2030, la Cina potrebbe raggiungere mille testate nucleari. Al massimo, alcune proiezioni indicano fino a 1500 entro il 2035, ovvero ancora solo un terzo rispetto a Washington e Mosca. Ma se verrà mantenuta la traiettoria attuale, la quantità di ICBM potrebbe eguagliare quella di Russia e Stati Uniti già ben prima del previsto.
La Cina ha una politica di «non primo utilizzo» delle armi nucleari, a differenza delle altre principali potenze atomiche, ma l’accelerazione sembra dettato da un adeguamento alla deterrenza: Pechino sembra ritenere che il deterrente minimo non sia più sufficiente, specie di fronte a nuovi sistemi di difesa anti-missile statunitensi. Xi Jinping ha esplicitamente chiesto che la Cina diventi una «potenza militare di classe mondiale entro metà secolo». Il tutto mentre Pechino respinge l’idea di una corsa agli armamenti nucleari, dichiarando una strategia difensiva e, appunto, una politica di “non primo uso”.
Con una spesa stimata di 314 miliardi di dollari (+7% rispetto al 2023), la Cina si conferma il secondo maggiore investitore militare al mondo, dietro solo agli Stati Uniti. Il 2024 ha segnato il 30° anno consecutivo di aumento delle spese militari cinesi, una dimostrazione della volontà strategica di modernizzare le forze armate entro il 2027, in occasione del centenario dell’Esercito Popolare di Liberazione. L’obiettivo dichiarato è la creazione di uno strumento militare moderno, autosufficiente e tecnologicamente avanzato, capace di operare efficacemente su tutti i fronti: terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cibernetico. Il riferimento è alla possibilità di conflitti ad alta intensità in aree come lo Stretto di Taiwan o il Mar Cinese Meridionale.
Nel corso del 2024, Pechino ha registrato significativi progressi in più settori strategici, nonostante i frequenti scandali di corruzione che hanno portato alla rimozione di diversi alti gradi dell’esercito. Questi problemi, tuttavia, non hanno ostacolato l’avanzamento tecnologico. Sono stati introdotti nuovi modelli di caccia stealth, tra cui versioni evolute del J-20, mentre si moltiplicano i test su prototipi ipersonici.
Particolare attenzione è stata riservata al settore dei droni: sono in fase avanzata piattaforme UAV armate e sistemi autonomi di sorveglianza tattica, con potenziale impiego anche in operazioni offensive. Sul fronte marittimo, la Cina continua ad espandere la propria potenza navale con nuove portaerei e sottomarini a propulsione nucleare.
Un altro ambito prioritario è quello cibernetico e spaziale: è stata istituita una forza cibernetica indipendente che sta sviluppando capacità di guerra elettronica, con particolare enfasi su sistemi anti-satellite e anti-GPS. Queste tecnologie sono ritenute cruciali per ottenere il controllo dell’informazione e per interrompere le capacità di comando, comunicazione e navigazione dei potenziali avversari.
La tendenza è globale. Secondo l’ultimo report SIPRI, la spesa militare mondiale ha raggiunto la cifra record di 2.718 miliardi di dollari. Tra tutte le regioni, l’Asia-Pacifico si è attestata al terzo posto con una spesa di 629 miliardi di dollari, pari al 23% del totale globale.