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 2025  giugno 16 Lunedì calendario

Trattativa tra i vescovi e il governo Obiettivo: evitare il suicidio assistito

Le indicazioni arrivate dalla premier Giorgia Meloni durante la riunione di maggioranza di una settimana fa sono state chiare: bisogna provare a fare una legge sul fine vita.
Mentre il Vaticano, attraverso la diplomazia pontificia e la conferenza episcopale, sta esercitando una pressione discreta ma costante su come operare, il mondo della politica sta mettendo insieme gli elementi per agire. Il primo è la sentenza della Corte Costituzionale del 2019 che ha definito quando non può essere punibile chi aiuta una persona che voglia compiere un suicidio assistito. E cioè quando si tratta di pazienti pienamente capaci di prendere decisioni, tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale, che soffrano di una patologia irreversibile, che sia fonte di sofferenze fisiche e psicologiche considerate intollerabili. Da questa base si parte, come conferma a La Stampa Lucio Malan, presidente del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia in Senato. «La Consulta si è espressa e – al di là di come la si pensi – è un fatto», spiega. «Di certo – aggiunge – intendiamo evitare quanto accaduto in altri Paesi dove la pratica – comunque la si definisca – si è estesa in modo inaccettabile. Lo Stato deve tutelare la vita, non la morte». Il riferimento del senatore Malan è a Paesi come il Belgio.
Ma il tentativo della maggioranza è anche evitare il ripetersi di un caso come quello del 17 maggio in cui Daniele Pieroni ha avuto accesso al suicidio assistito per effetto di una legge regionale. «Bisogna evitare situazioni come quella del Belgio, sì. E riteniamo, inoltre, che la cosa non possa essere affrontata con leggi regionali», conferma Malan. Se queste sono le premesse bisogna poi provare a capire quale potrebbe essere il terreno di intesa su cui basare la legge. Innanzitutto si cercherà di rafforzare l’uso di terapie palliative.
Ma una piattaforma giuridica che potrebbe diventare un compromesso accettabile la suggerisce il professor Filippo Vari, costituzionalista, ordinario dell’Università Europea di Roma fondata dai Legionari di Cristo. «Bisogna armonizzare due principi espressi dalla Corte Costituzionale difficilmente conciliabili: l’inviolabilità del diritto alla vita e l’individuazione di un’area circoscritta di non punibilità dell’assistenza al suicidio. L’unica soluzione possibile è ribadire il divieto di ogni atto eutanasico nell’ordinamento italiano ma anche una sanzione in caso di assistenza al suicidio attenuata in alcune ipotesi che il Parlamento nella sua discrezionalità potrà individuare», afferma il giurista. Alcune Regioni hanno già cominciato ad attuare protocolli operativi per valutare le richieste di suicidio assistito, ispirandosi proprio alla sentenza della Consulta di sei anni fa. «La questione è già qui per effetto di un’accelerazione normativa e amministrativa: impossibile ignorarla», spiegano in Curia. «Oggi un accordo tra governo e Chiesa è agevolato dal metodo di lavoro che è stato ripristinato in Vaticano – sostiene il sociologo Massimo Introvigne, fondatore Cesnsur e già delegato Osce per i cristiani perseguitati-. Una legge di compromesso è ragionevole e va nel senso di un pontificato che media e ricuce invece di contrapporsi. Con questi presupposti e con una maggioranza non ostile alla Chiesa come quella attuale è più facile negoziare. Non potendo sapere quale evoluzione avrà il quadro politico, meglio per il Vaticano concordare oggi una norma “moderata” piuttosto che ritrovarsi con l’eutanasia legalizzata da equilibri parlamentari mutati». Prosegue Introvigne: «Rispetto al suo predecessore che procedeva per strappi, Prevost ha rimesso all’opera una rete che dalla Segreteria di Stato, alla diplomazia, dalla nunziatura all’episcopato nazionale lavora per triangolazioni secondo il funzionamento tradizionale della macchina vaticana. Leone non conosce i meandri della realtà partitica italiana, ma a differenza di Francesco si fa consigliare e ciò lo mette nella possibilità di concludere intese. Anche nei rapporti con le istituzioni Bergoglio saltava spesso alle conclusioni per poi risalire a ritroso cercando alleati che sostenessero i suoi strappi. Adesso gli ingranaggi sono tornati a funzionare come avevano sempre fatto e nella mediazione sul fine vita si vedranno i risultati».
Dentro la maggioranza restano da sciogliere nodi quali il ruolo che dovrebbero avere il Servizio sanitario nazionale e le Regioni. Contro il suicidio medicalmente assistito cercano l’interlocuzione vaticana soprattutto gli esponenti di FdI vicini alle posizioni del movimento Pro Vita e Famiglia, favorevoli anche all’istituzione di un comitato etico che prenda posizione sui vari casi senza dover coinvolgere la magistratura. Noi Moderati lancia un appello affinché nel centrodestra si arrivi ad una posizione unitaria. E sull’altra riva del Tevere si confida che il vicepremier Antonio Tajani possa favorire una sintesi coinvolgendo anche i cattolici del centrosinistra contrari alla fuga in avanti della Regione Toscana. «Ci sono i margini per un’intesa», sostengono alla Cei.