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 2025  giugno 16 Lunedì calendario

Fine vita, il no del Papa "La civiltà della compassione va difesa, non minata"

Sul fine vita Leone XIV «richiama tutti a difendere e a non minare la civiltà dell’amore e della compassione». In Inghilterra, in Francia (e tra poco anche in Italia) il Parlamento discute l’accesso legale all’eutanasia che è già consentito in Spagna, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Proprio ai vescovi britannici e irlandesi Leone XIV ha inviato un messaggio. Assicurando «vicinanza spirituale» a coloro che hanno partecipato alla Giornata per la vita 2025, «celebrata dalle conferenze episcopali di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda».
Linee guida del Magistero che riguardano la Chiesa universale. E ha aggiunto: «In questo anno giubilare incentrato sulla virtù teologica della speranza è opportuno che il vostro tema “La speranza non delude – Trovare un senso nella sofferenza” cerchi di attirare l’attenzione delle persone su come il mistero della sofferenza, così prevalente nella condizione umana, può essere trasformato per grazia in un’esperienza della presenza del Signore». Prosegue il Pontefice: «Dio è sempre vicino a coloro che soffrono e ci guida ad apprezzare il senso più profondo della vita, nell’amore e nella vicinanza».
Sul fine vita, intanto, dialogano le due sponde del Tevere. I pontieri sono all’opera attraverso canali sia ufficiali che informali, com’è consuetudine tra Stato e Chiesa. Domani Prevost incontra per la prima volta i vescovi italiani impegnati nella mediazione con le forze politiche per arrivare a una legge di compromesso che vieti sia l’eutanasia sia l’accanimento terapeutico. Nelle stesse ore il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano e il vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani celebrano in un convegno a Villa Madama (sede della revisione del Concordato) il centenario della nascita di don Oreste Benzi, paladino della difesa della vita, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXII, ideatore delle case famiglie, ora in via di beatificazione. Ieri Leone XIV ha citato l’appello lanciato da Francesco nella 33esima Giornata mondiale del malato e ha assicurato la propria preghiera ai manifestanti “pro life”. Affinché «attraverso la vostra comune testimonianza della dignità donata da Dio a ogni persona, senza eccezione, e il tenero accompagnamento cristiano dei malati gravi, tutti nella società siano incoraggiati a difendere piuttosto che a minare una civiltà fondata sull’amore autentico e sull’autentica compassione». Quindi Robert Francis Prevost ha affidato «gli sforzi» dei partecipanti al “Day for Life” all’intercessione di Nostra Signora del Buon Consiglio e, «come pegno di fortezza, gioia e pace nel Signore risorto», ha benedetto «tutti coloro che sostengono la Giornata per la vita».
All’interno dei paletti bioetici fissati da Leone XIV si lavora oltretevere a definire un modello concreto di accompagnamento alla vita che volge al termine. A sei anni dalla sentenza con cui la Consulta chiedeva all’Italia di colmare il vuoto normativo, la Santa Sede ritiene che non esista una morte “dolce” che si possa somministrare ma una vita che può essere dolcemente accompagnata fino alla fine, garantendo l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Ogni essere umano, infatti, è portatore di una dignità inalienabile, dal concepimento fino al suo ultimo respiro. La sofferenza, ribadiscono in Curia, non è un disvalore da eliminare e il compito della comunità civile e cristiana è quello di non lasciare mai soli i morenti. Già Francesco aveva più volte ribadito che la vera risposta al morire nella sofferenza non è anticipare la morte, ma prendersi cura della vita dell’uomo.
L’enciclica “Fratelli tutti” invita alla prossimità anche nella malattia terminale, riconoscendo la presenza di Dio in chi soffre. Osservano nei sacri palazzi che non si tratta di un principio astratto, ma di una visione che nasce dalla consapevolezza che ogni persona – anche quando vulnerabile, malata, in condizione terminale – rimane portatrice di una dignità assoluta, che nessuno può cancellare. Le gerarchie ecclesiastiche, dunque, sono consapevoli che anche in Italia il tema del suicidio assistito è ormai presente nel dibattito pubblico e nelle pratiche amministrative. Nel 2019, proprio con la sentenza numero 242 della Consulta, è stato aperto uno spazio giuridico. La Corte, infatti, ha dichiarato non punibile l’aiuto al suicidio in casi specifici chiedendo però al Parlamento di legiferare in materia. Quella legge ancora non c’è. Adesso, però, il momento sembra propizio.