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 2025  giugno 16 Lunedì calendario

Sostituzione etnica e terrapiattismo: un italiano su tre oggi è complottista. In rete le fake news dieci volte più veloci

L’ultima non l’ha lanciata un qualsiasi buffo utente dei social ma il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump: Biden è morto da anni e al suo posto è stato messo un robot umanoide. Non è solo una bufala ma in tutto e per tutto una tesi, strampalata quanto si vuole, che porta a sviluppare una delle tante teorie del complotto. Non ci crederà nessuno, vero? Invece sì, perché gli ultimi dati sono drammaticamente scoraggianti e dicono che una persona su tre crede che ci sia un complotto.
POPOLO DI CREDULONI
Il 15% degli italiani crede che la Terra sia piatta. Il 18% è convinto che esistano rettiliani con sembianze umane che governano il mondo. La stessa percentuale convinta che alcune celebrità dichiarate morte, in realtà siano ancora vive e nascoste chissà dove. Peggio ancora: ben il 25% degli italiani è convinto che i vaccini siano un metodo di controllo di massa e addirittura il 39,9% crede che esista un piano per sostituire l’identità e la cultura nazionale attraverso l’immigrazione, orchestrato (ovviamente) da oscure élite globaliste. I complottisti non sono pochi. Sono cattivi, incattiviti e fanno tanto rumore. Soprattutto su quel palcoscenico aperto a tutti che soltanto i social network possono regalare a chiunque. Lì, sul web, dove trovano «diritto di parola legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel» come sentenziò saggiamente Umberto Eco.
Tutti a caccia di quell’impagabile brivido di essere alternativo e trovare un picco di popolarità insperata tra boccaloni sparsi qua e là. Tutti alla ricerca di spiegazioni semi logiche e molto semplici a situazioni articolate, in modo da illudere di avere il controllo e la comprensione di eventi complessi. A volte inconsapevoli del fatto che sostenere come 2+2 dia 5 anziché 4 non faccia di loro eroi dell’anti-sistema ma fessi da competizione. A volte, invece, strumenti di qualcosa di più grande. E i complotti, in questo caso, non c’entrano. Perché finché si parla di idee bislacche o teorie folli, in fondo, ci si può ridere sopra. Ma quando il tema in questione è davvero importante, al punto da condizionare pesantemente l’opinione pubblica come quando si parla di politica o peggio di salute, allora il problema diventa maledettamente serio.
Anche perché secondo una ricerca condotta dal prestigioso Massachusetts Institute of Technology, le fake news viaggiano in rete molto più velocemente, anche di dieci volte, rispetto alle notizie reali e verificate raggiungendo molte più persone. Con le teorie del complotto che così possono propagarsi in maniera incontrollata. I vaccini fanno male, il voto è controllato, i medicinali non curano. Ecco che il complottismo, unito a un dilagante analfabetismo funzionale, non è solo folklore ma un pericolo reale. Secondo alcuni studi infatti, le teorie complottiste tendono a crescere a dismisura durante i tempi di crisi, quando la paura dilaga e le spiegazioni ufficiali non sono sufficienti. Basti pensare alle bufale circolate intorno ai vaccini Covid, con migliaia di persone che hanno scelto scientemente di non vaccinarsi per mancanza di fiducia nella medicina ufficiale.
Ma anche in ambito politico dove, compreso il meccanismo esistente, può diventare facile influenzare il dibattito, e quindi l’opinione pubblica e l’esito del voto, a colpi di fake news. Perché passino i buffi terrapiattisti, i bizzarri cospirazionisti e i folkloristici «noncelodicono»: ma su certi temi c’è davvero poco da ridere. E non c’è complottismo che tenga. O che possa essere tollerato.