ilmessaggero.it, 14 giugno 2025
«Il Patriarca ha avuto un figlio, deve dimettersi», l’ultimo atto della guerra tra il premier Pashinian e il leader armeno Karekin II
Il Patriarca Karekin II, leader di tutti gli Armeni apostolici del mondo, è finito in una bufera mediatica e politica senza precedenti. Uno scandalo di tale portata non si era ancora verificato in epoca moderna al punto da essere potenzialmente destinato a terremotare il vertice della Chiesa armena. Il fatto è che il settantatreenne leader religioso che in passato ha accolto a Yerevan ben due pontefici, Francesco e Giovanni Paolo II, è stato accusato pubblicamente dal premier armeno Pashinian di avere avuto un figlio. Cosa che, se fosse vera, imporrebbe a Karekin II di fare un passo indietro e lasciare immediatamente il suo ruolo, provvedendo alla sua successione. La voce circola con insistenza da tempo al punto che in passato anche un gruppo di ecclesiastici avrebbero esercitato pressioni interne per esortare la rimozione di Karekin II.
Secondo le indiscrezioni la figlia del Patriarca sarebbe già adulta e sposata, e suo marito – dunque il genero di Karekin – non avrebbe esitato a ricorrere all’illustre parentela per risolvere i suoi problemi.
Tutto ovviamente da verificare, in ogni caso specchio di una spaccatura evidente dentro la Chiesa armena che vive tempi assai turbolenti anche per ragioni politiche. Karekin II dopo la disfatta armena nella guerra contro l’Azerbaigian e la perdita del Nagorno-Karabakh nel 2020, ha chiesto apertamente le dimissioni del premier Nikol Pashinian.
Un passaggio che non deve essere piaciuto molto a Pachinian che ha risposto con una accusa esplosiva, e lasciando intendere che Karekin ha una famiglia. “Se si scopre che Karekin II ha violato il voto di celibato monastico e che ha un figlio, allora non può essere Catholicos (un titolo equivalente a quello di patriarca ndr) di tutti gli armeni”. Pachinian ha anche invitato la Santa Sede di Etchmiadzin (l’equivalente del Vaticano per la Chiesa apostolica armena, situata vicino a Yerevan) a “prendere posizione su questa situazione”. Non solo. La moglie di Pashinian, Anna Akopian, ha poi aggiunto che la Chiesa apostolica è un covo di «pedofili».
Le parole del primo ministro hanno scatenato l’inferno. Il Consiglio spirituale supremo della Chiesa apostolica armena si è riunito il 2 giugno e in un comunicato, ha condannato i commenti “profani, inappropriati e indegni” e un “comportamento di odio” che costituisce “una minaccia per lo Stato armeno”. “La posizione ostile nei confronti della Chiesa è chiaramente dettata da obiettivi politici”, e, si legge ancora, “rappresenta un tentativo di diminuire l’autorità della Chiesa armena e del suo clero – che godono giustamente del rispetto del popolo e della comunità internazionale -, di mettere a tacere la voce della Chiesa e di indebolire la sua influenza nella vita pubblica.»La Chiesa apostolica armena esercita, di fatto, una notevole influenza in questo paese di 3 milioni di abitanti, di cui il 92% di fedeli. L’Armenia, prima nazione ad aver adottato il cristianesimo come religione di Stato nel IV secolo, le concede uno status costituzionale speciale.
Di fatto Karekin II e Pashinian sono ai ferri corti. Dopo la pesante sconfitta dell’Armenia contro le truppe azere nel 2020, il leader religioso aveva girato un video che chiedeva le dimissioni del primo ministro. Le tensioni tra i due uomini non hanno smesso di crescere arrivando a superare un nuovo livello da quando Pachinian ha lanciato, a febbraio, la sua dottrina sull’"Armenia reale”, un programma di trasformazione politica ed economica all’interno del quale la Chiesa apostolica armena costituisce un ostacolo importante al progetto