Il Messaggero, 16 giugno 2025
La retromarcia di Trump Stop ai raid anti-clandestini in hotel, fabbriche e campi
Qualche giorno fa Donald Trump stesso aveva ammesso su Truth Social che le deportazioni di massa stanno danneggiando l’agricoltura e l’economia, riconoscendo che l’espulsione di lavoratori «molto validi e presenti da lungo tempo» nelle fattorie e negli hotel sta creando «vuoti difficili da colmare». E ora l’Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale che si occupa di immigrazione, ha deciso di sospendere i raid negli hotel, nelle aziende agricole, nei ristoranti e nelle macellerie industriali. Un cambio di direzione molto netto per Trump che sin dall’inizio del suo secondo mandato aveva promesso una deportazione di massa di migranti senza documenti «mai vista nella storia degli Stati Uniti», sostenendo che i residenti irregolari fossero «criminali che rubano il lavoro ai cittadini americani». Secondo il documento interno con le nuove linee guida della Casa Bianca, la polizia federale continuerà a condurre indagini per scoprire crimini più seri, come per esempio il traffico di esseri umani. Ma metterà in pausa buona parte dei raid voluti principalmente da Stephen Miller, il vice chief of staff di Trump.
L’AVVERTIMENTO
In realtà nei giorni scorsi, mentre le proteste contro i raid dell’Ice sabato hanno portato a manifestare 8 milioni di persone in tutti gli Stati Uniti, Trump avrebbe ricevuto pressioni da queste quattro industrie e dai sindacati: se continui in questa direzione saranno costretti a chiudere, avrebbe detto al presidente la segretaria all’Agricoltura, Brooke Rollins, spaventata dopo le centinaia di lamentele degli agricoltori.
Nei giorni che hanno seguito i raid in alcune fattorie e nel distretto tessile di Los Angeles, gli agricoltori californiani hanno detto che tra il 30 e il 60% dei lavoratori ha smesso di presentarsi nei campi. Allo stesso tempo le associazioni di categoria della California e dell’Idaho, scrive il New York Times, hanno intasato di telefonate i loro senatori chiedendo spiegazioni. Prendiamo ad esempio il settore agricolo, dalla raccolta delle fragole in Florida e California fino al comparto caseario del Wisconsin: i dati del dipartimento dell’Agricoltura dicono che il 73% dei 2,4 milioni di lavoratori agricoli è immigrato e più del 40% non ha un visto. Ma oltre ai numeri, sono circa 11 milioni i migranti senza permesso che vivono e lavorano e pagano le tasse in America, ci sono storie umane sorprendenti. Nello stato di New York l’intera industria casearia, che ha un giro d’affari di 4 miliardi all’anno, dipende esclusivamente dalla manodopera di migranti senza documenti, come testimonia Mike McMahon, l’ex proprietario dell’azienda agricola EZ Acres di Homer, poco distante dal confine con il Canada.
IL PRECEDENTE
Altri lavoratori, sostiene in un’intervista a Cnn Teresa Romero della United Farm Workers, «non possono permettersi di stare a casa, hanno un affitto da pagare e hanno bambini che vanno a scuola, quindi dicono ai loro bambini cosa fare nel caso vengano deportati». Non è la prima volta che Trump fa delle eccezioni per il comparto agricolo e per quello della ristorazione, due settori che da sempre votano principalmente a destra e sostengono l’agenda Maga di Trump.
Nel primo mandato aveva per esempio distribuito lettere che i dipendenti irregolari potevano presentare agli agenti ed evitare la deportazione. Il motivo della marcia indietro di Trump è legato ai numeri di questi settori: sia gli agricoltori che i ristoratori sostengono di dover assumere migranti con documenti non in regola perché non riescono a trovare cittadini americani disposti a lavorare in quell’industria. Secondo i dati del National Agricultural Workers Survey i lavoratori agricoli pagano le tasse da decenni e in media passano tra gli 11 e i 30 anni nel settore con guadagni di circa 20.000 dollari l’anno.