la Repubblica, 14 giugno 2025
“Vasco, mio fratello grazie a lui ho visto la luce”
Gaetano Curreri, glielo dobbiamo proprio chiedere: ma chi erano mai questi Beatles?
«Erano visionari meravigliosi, inventori di futuro. Erano, e sono, dei classici come Dostoevskij o Mozart. I Beatles hanno cambiato il mondo, loro sì, portando sulla Luna il bistrattato pop».
Alla generazione TikTok ha senso dire “chiedi chi erano i Beatles”?
«Più che mai. I ragazzi sono migliori di noi, ci chiedono bellezza. E noi abbiamo il dovere di trasmettere le cose che ci hanno dato gioia: questa, per me, è l’educazione, questo è essere genitori o nonni».
Il suo ritorno per il concerto di Fasano del 16 giugno ha un bellissimo titolo: “Io sono le mie canzoni”.
«Perché quello che facciamo, nel bene e nel male, è sempre più grande di noi. Le mie canzoni, alcune spero belle e nel cuore della gente, altre scritte anche per amici cari, valgono assai più delle avventure e disavventure di una vita così piena di alti e bassi come la mia».
Cos’è la nuova musica di Gaetano Curreri?
«Cambiano le sonorità, gli arrangiamenti sono più contemporanei e la suoniamo con una band di ragazzi preparatissimi e colti: questi giovani conoscono la musica che ci piace».
Un artista diversissimo da lei, Guè, ha rilanciato “Acqua e sapone” in stile rap: è questa la contemporaneità?
«Una gioia enorme ascoltare i quindicenni che la cantano, grazie alla mediazione di un grande personaggio come Guè che vivrebbe, in teoria, dentro tutto un altro mondo rispetto alla mia sfera musicale. E invece è scattata la magia».
Molti anni fa, lei vide qualcosa che nessuno aveva ancora intuito nella musica di un ragazzo di nome Vasco.
«Vidi la luce come i Blues Brothers. Lui è il numero uno, due, e tre della nostra musica: direi che, al limite, c’è bagarre per conquistare il quarto posto… Vasco è il complice totale, è più diun fratello. Lui mi chiama Cotutto, dice che sono tutto e lui naturalmente lo è per me. A volte ripenso a quando mi fece sentire l’abbozzo diAlbachiara nella casa dei miei genitori, a Vignola, io mi misi lì a suonare e tirai fuori quella frase musicale all’inizio».
Chi è Vasco Rossi?
«La persona che mi ha distrutto tutte le certezze che avevo, che mi ha sconvolto la vita e poi l’ha ricostruita, ovviamente sto parlando di musica. La sua energia, anche quella addosso a me, non finisce mai».
Di gigante in gigante: se le diciamo Lucio Dalla?
«Il maestro assoluto. Quando glielo ripetevo, mi rispondeva che lui non era neanche un bidello… Lucio vide in me cose che mai avrei immaginato di avere, indovinò la mia scrittura musicale. Io che credevo di essere portato, al massimo, per qualche bella frasettina da inventare in studio. Lucio mi minacciava, mi insultava, una volta mi disse che mi avrebbe licenziato se non gli avessi portato subito una bella canzone.La sera stessa scrissi Chi te l’ha detto?,e lui la vestì con le sue parole».
Lei è stato per tanti anni il tastierista di Dalla, compreso il memorabile tour di Banana Repubblic con De Gregori.
«Anche Francesco, un altro gigante, stava ad ascoltare Lucio come si fa con un geniale maestro. Tutti noi abboccavamo alle memorabili bugie del nostro amico, che le raccontava in serie perché gli servivano per i suoi progetti favolosi: Lucio Dalla vedeva ciò che è nascosto agli altri, la strada nel bosco. E poi c’erano gli Stadio, una cosa talmente bella che non finisce mai».
Curreri, lei è stato molto male e sempre durante i concerti: l’ictus, l’infarto. Come lo spiega?
«Sono come gli infortuni per un calciatore. Sul palco do tutto di me. Come dicevo, io sono le mie canzoni. Ho avuto fortuna: ero nel posto giusto per essere soccorso subito. Consiglio a tutti di stare male su un palco…».
Ora come si sente?
«Benissimo, con tutto quello cheho avuto… Sono pieno di energia, come un pallone che sta per volare o per esplodere, io spero volare. Prima di un tour è così che funziona, è come ricrearsi ogni volta. Ti domandi se sarai ancora capace di salire lassù e cantare, e la risposta sei tu, è la felicità che provi».
Oggi ascolta molta musica?
«Certo, ma a volte penso che in Sgt. Pepper’s c’era già tutto, in anticipo persino sulle nostre tecnologie a volte esasperate e involute. Mi chiedo se la genialità dei Beatles fosse consapevole fino in fondo, ma non ha troppa importanza».
Sa che lei ha la voce di una persona contenta?
«Perché lo sono. Tanti anni fa entrai in una salumeria, e l’uomo dietro il banco stava cantandoAcqua e sapone. In quel momento compresi cos’è una canzone che funziona: si può dire che io non abbia smesso di essere contento da allora. E spero proprio che, fra una trentina d’anni, qualcuno ancora chieda chi erano i Beatles».