Specchio, 15 giugno 2025
Longevity Economy guadagnare un anno per ogni anno vissuto
È il desiderio più recondito dell’essere umano: vincere la morte, vivere per sempre. Disposti a tutto per l’eterna giovinezza, persino a stipulare il patto col diavolo. La letteratura, la musica, l’arte, il cinema sono state ispirate da questo sogno ancestrale, ma anche oggi c’è chi cerca l’eternità. Bryan Johnson, miliardario americano, ha deciso di contrastare l’invecchiamento con un protocollo rigidissimo, fatto di allenamenti, iniezioni, trasfusioni di sangue dal figlio adolescente, e integratori: 111 al giorno. Il tutto per la cifra di 2 milioni di dollari all’anno. Il suo diario quotidiano, raccontato nella docuserie Dont’die, affascina e divide centinaia di migliaia di persone nel mondo. Per “non invecchiare più”, non vive una vita normale. Filosofia biohack, business o ossessione da super ricchi?
In realtà dietro al sogno folle di Johnson prospera un’industria imponente, quella delle multinazionali farmaceutiche e della longevity economy: inseguire l’immortalità è un affare miliardario, tra farmaci, integratori nutraceutici e biotech. L’obiettivo in realtà non solo è vivere per sempre, ma vivere meglio, più a lungo e in salute: dal life span all’health span. I protagonisti si chiamano medicina rigenerativa, ingegneria genetica, robotica, nanotecnologie. Esistono già test attendibili che stimano età biologica e predicono il rischio di malattie legate all’invecchiamento: bastano un selfie e un algoritmo.
Le teorie sulla caducità
Ma quali sarebbero le conseguenze economiche, sociali e ambientali in un mondo sovrappopolato di ultracentenari? Le manipolazioni genetiche, poi, implicano sfide etiche, dubbi e rischi: la riprogettazione della biologia umana modificherebbe la nostra stessa natura mortale e cancellerebbe la consapevolezza della caducità dell’esistenza, come sostiene il Premio Nobel Venki Ramakrishnan, autore del recente Perché moriamo. La nuova scienza dell’invecchiamento e la ricerca dell’immortalità (Adelphi): «La modifica del DNA ci allontanerebbe dalla nostra umanità».
C’è poi chi sconfina in previsioni futuristiche, al limite della fantascienza. Ray Kurzweil, visionario pioniere del transumanesimo e padre della teoria della singolarità, per cui le intelligenze artificiali auto-miglioranti – nanobot e chip – sono destinate a fondersi con quella umana, prevede che «i progressi esponenziali ci condurranno alla “longevity escape velocity” – la velocità di fuga della longevità – intorno al 2032. Invece di perdere un anno di vita, ne guadagneremo uno per ogni anno vissuto».
Non c’è magia
La realtà è che, ad oggi, non esiste una formula magica per rallentare il tempo: le lancette del futuro dell’health aging sono puntate non sui trend del momento, ma piuttosto su come invecchiare in buona salute. La longevità è un risultato complesso, influenzato da un insieme di elementi, con la genetica che incide per il 25 per cento. Il resto è l’effetto dello stile di vita, di scelte consapevoli e delle buone abitudini quotidiane: attività fisica regolare, esposizione alla luce naturale, immersione nel verde, la pratica del naturalforest bathing e del barefoot walking (l’immersione nelle foreste naturali e le camminate a piedi nudi) che aumentano difese immunitarie e vitamina D, ritmi più lenti, tecniche di rilassamento e di respirazione per abbassare la frequenza cardiaca e il cortisolo. È importante gestire lo stress psicofisico, per attivare il sistema nervoso parasimpatico che garantisce buona qualità del sonno, fondamentale per favorire la rigenerazione del corpo. E poi una nutrizione bilanciata, antinfiammatoria, cibi poco trasformati, stagionali e locali, preferendo grassi buoni come olio di oliva e Omega 3, niente fumo e droghe, alcol con moderazione. Determinante, per evitare il decadimento cognitivo, è coltivare interessi e hobby, conservare relazioni sociali solide, rapporti familiari e amicizie significative. E poi ancora conta la stimolazione cerebrale: applicarsi in compiti impegnativi – studiare una nuova lingua o imparare un nuovo gioco a carte – migliora la memoria e stimola le connessioni neurali e, in ultimo, spinge il cervello ad adattarsi, a riorganizzarsi e superare i propri limiti.
Stress benefici
Resilienza e determinazione, come documenta un altro esperimento televisivo, ma dalla forte impronta scientifica: in Limitless, prodotto dal National Geographic, Chris Hemsworth affronta una serie di sfide impegnative e stressanti. Free climbing a mani nude, nuoto in acque gelate, saune a 75 gradi centigradi alternate a bagni di ghiaccio. Tecnica, questa, conosciuta già dagli antichi romani che usavano le saune e il frigidarium, oggi sostituiti da saune a infrarossi e crioterapia. Stress benefici, che stimolano la produzione di heat shock proteins e cold shock proteins, molecole che creano una riparazione cellulare simile a quella di chi si sottopone a digiuni estremi, rallentando la degenerazione. Prove che hanno portato Hemsworth a superare i propri limiti, fisici e psicologici, ma, soprattutto, a fornire agli scienziati dati fondamentali per lo studio dell’invecchiamento.
Limitless a parte, che resta un esperimento scientifico, le buone abitudini sono in grado di allungare le prospettive di vita, secondo la scienza, fino a 87 anni. E la longevità estrema? Per quella valgono patrimonio genetico e fortuna.
Le Blue Zones
Come avviene nelle cinque Blue Zones mondiali, scoperte dal Professor Gianni Pes dell’Università di Sassari, nelle quali vive la maggior concentrazione di centenari: l’Ogliastra in Sardegna, Okinawa in Giappone, Ikaria in Grecia, Nicoya in Costa Rica e Loma Linda in California. Aree accomunate da abitanti con patrimoni genetici rarissimi: è una roulette, ma a vincere è solo l’1 per cento della popolazione mondiale.