La Stampa, 15 giugno 2025
"Tim Burton è un artista ma io sto con l’uomo Il set non è più la priorità"
Sul lungomare assolato dell’immaginario paese di Castelcutò, quella falcata irresistibile era uno spettacolo della natura, un’altra delle bellezze in campo, a disposizione di sguardi e desideri. Sono passati 25 anni dalla prima uscita di Malena, il film di Giuseppe Tornatore girato in Sicilia che lanciò l’astro nascente Monica Bellucci: «Raccontava una storia senza tempo, ancora attualissima – dice la star, ospite d’onore del gala finale del Taormina Film Festival –, quella di una donna sola, che deve lottare per sopravvivere in un mondo di uomini. È una vicenda che ha tuttora la sua ragion d’essere».
Se guarda indietro, a quel periodo della sua vita, si sente molto diversa oppure no?
«La passione per il cinema è sempre viva, però il peso che si dà alle cose cambia. Oggi posso dire di amare molto il cinema, ma anche che non è più la mia priorità. Al primo posto ci sono le mie figlie e la mia vita. Dopo aver vissuto tante vite di altri nei film, a un certo punto viene il momento di vivere la propria».
Il cinema, comunque, resta molto presente, il suo compagno è il regista Tim Burton, sua figlia Deva fa l’attrice.
«È vero, a casa mia il cinema è dappertutto, si parla sempre d’arte, ci sono sempre novità di cui discutere. La differenza è che, quando avevo 20 anni, ero sempre in viaggio, con la valigia in mano, tra un film e una promozione pubblicitaria. Era tutto fantastico, è servito a farmi capire chi ero, a confrontarmi con me stessa, ma, da quando sono diventata madre, ho sentito che avevo qualcosa di più importante, di più forte, a cui pensare. Una scelta precisa, nata da una voglia tutta mia».
Quanto è mutata, nel tempo, la sua concezione dell’amore?
«L’amore è qualcosa di difficile da spiegare, purtroppo o per fortuna. Forse l’unica cosa che cambia con il tempo è che due anime adulte si parlano anche attraverso il loro rispettivo vissuto, e di conseguenze il modo di discutere cambia».
Sua figlia Deva è lanciatissima, ma, come sempre, al successo corrispondono anche le cattiverie, i commenti negativi, le critiche. A suo tempo, ne ha subite anche lei. Come le ha metabolizzate?
«I giudizi servono per capire le cose, per valutare sè stessi. Tutto serve a crescere, le valutazioni positive, ma anche quelle negative».
Che tipo di consigli da a Deva?
«Le dico sempre che il suo entusiasmo, la sua curiosità, la sua passione sono cose bellissime, che la rendono felice. Parliamo spesso della differenza tra la realtà e l’immagine, consigli veri e propri non ne ho molti, perché alla fine è lei che sa molte più cose di me».
Di lei si dice che sia l’unica vera diva italiana. È d’accordo?
«È il pubblico che decide. Per quanto mi riguarda, non mi sento una diva, sono una persona che ringrazia di essere ancora qua e di avere la fortuna di fare questo lavoro. Sono un’attrice che cerca di imparare cose, perché in questo mestiere non si finisce mai di apprendere, ho l’occasione di dare vita alla mia creatività e questo non è per niente scontato».
Quanto è stato importante il MeToo che ha portato ora alla condanna di Depardieu?
«Per quanto mi riguarda posso dire di non essermi mai trovata in situazioni che non potevo gestire, le situazioni imbarazzanti ci sono state, ma forse, rispetto ad altre colleghe, sono stata più fortunata».
Cosa ama di più del suo lavoro?
«In questa fase la bellezza è nel non sapere, nella scoperta, nei progetti che mi vengono proposti, di cui non so assolutamente nulla. E poi mi piace molto lavorare con i giovani registi, trovo che lo scambio sia particolarmente divertente, tu porti la tua esperienza e loro ti insegnano tante cose. Ho molta fiducia nelle ultime generazioni di autori, mi interessa vedere come si muovono sul set, quante cose sanno... si tende sempre a dire che prima era tutto più bello, e invece non è così».
I suoi prossimi impegni?
«Devo finire di girare un thriller, Seven dogs, sto recitando in un film francese Histoires de la nuit, diretto da Lea Mysius, con Hafsia Herzì e Benoit Magimel. E poi a luglio torno in Sicilia, a Palermo, per girare il nuovo film di Giovanni Tortorici».
Le piacerebbe lavorare di nuovo con Tim Burton?
«Tim è prima di tutto la persona con cui sto. Lo ammiro tantissimo per la sua intelligenza, lo trovo un artista meraviglioso, però io sto con l’uomo, con la persona Tim».
Il momento storico è tragico. L’arte, la bellezza, possono aiutarci a stare meglio?
«È tutto terribilmente triste. Ho letto poco tempo fa un’intervista di Rita Levi Montalcini. A un certo punto diceva che l’uomo è pericoloso per se stesso, proprio da un punto di vista scientifico, perché siamo capaci, attraverso la nostra intelligenza, di evolverci dal punto di vista tecnologico, però la nostra parte emotiva non è in grado di controllare l’intelligenza. E questa è la nostra tragedia. L’unica salvezza è nell’educazione al reciproco rispetto».